Aassoul è «macchina da guerra criminale»

Terni, convalidate tutte le misure applicate all’assassino di David Raggi. Il giudice segnala il caso al ministero degli Interni

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di F.T.

Il giudice per le indagini preliminari Maurizio Santoloci ha convalidato l’arresto e confermato la custodia cautelare in carcere per Amine Aassoul, il 29enne di nazionalità marocchina che giovedì sera ha colpito a morte David Raggi (27) in piazza dell’Olmo. La decisione è emersa a seguito dell’interrogatorio di garanzia a cui l’omicida è stato sottoposto lunedì mattina in carcere.

«Macchina da guerra criminale» Nella sua ordinanza il Gip non esita a definire il soggetto «una macchina da guerra criminale», in ragione dei numerosi precedenti penali e di un’azione – il ferimento del giovane ternano – compiuta con ferocia brutale, pur di fronte all’inoffensività di David Raggi che, anzi, dopo essere stato urtato una prima volta dall’Aassoul aveva alzato le mani, a dimostrare che non aveva alcuna intenzione di reagire. Non a caso il giudice parla di «giovane vita umana barbaramente recisa per un nulla assoluto. Aassoul ha ucciso senza alcun motivo un giovane passante totalmente ignaro, estraneo e innocuo».

Omicidio volontario aggravato Al 29enne marocchino viene contestato l’omicidio volontario aggravato da futili motivi, ma anche i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Quest’ultimi vengono definiti in gergo ‘reati satellite’ ed appesantiscono ulteriormente il quadro accusatorio, anche in vista al possibile accesso a riti alternativi. In relazione alle successive indagini, il Gip ipotizza che il pubblico ministero possa anche rilevare un’ulteriore aggravante, quella della crudeltà, «considerata la dinamica dei fatti, il mezzo utilizzato e la lenta fine e l’agonia del giovane. Certamente – scrive il giudice – l’azione è sostanzialmente improntata ad una crudeltà e ad una malvagità senza limiti».

La giustificazione Durante l’interrogatorio in carcere Amine Aassoul ha cercato di giustificarsi dicendo di non ricordare quello che è successo «perché ero troppo ubriaco». Un passaggio che per il Gip Maurizio Santoloci rappresenta invece un ulteriore elemento a carico dell’omicida, tale da aumentare le sue responsabilità sulla tragica morte di David Raggi. Quest’ultimo si sarebbe purtroppo reso conto di tutto ciò che gli stava accadendo: infermiere volontario del 118, ha capito per primo che quel sangue che stava perdendo così copiosamente, era arterioso e che non gli sarebbe rimasto molto da vivere.

Criminale lucido Secondo il Gip, Aassoul era di contro perfettamente lucido e cosciente: a dimostrarlo sarebbe non solo l’azione compiuta, ma anche il tentativo di fuga stoppato dagli agenti della squadra Volante nei pressi della Passeggiata, dopo che lo stesso si era disfatto «in modo preciso e puntuale» del pezzo di vetro usato per sgozzare David Raggi. L’ipotesi che l’omicida non ricordi nulla del tragico fatto, viene ritenuta dal giudice «veramente inverosimile e priva di ogni senso di realtà e di collegamento con le cose concrete. Soltanto teorie astratte – scrive il Gip – potrebbero aderire a tale tesi e ritenere che l’indagato abbia agito per alcuni minuti in modo totalmente inconsapevole, per poi magicamente riappropriarsi della capacità di azione nel momento in cui viene bloccato dalla polizia, reagendo violentemente e poi comunque procedendo alla nomina del difensore di fiducia, dimostrando pieno possesso della capacità di intendere e di volere».

In carcere Per tutti questi motivi non è stata presa in considerazione l’ipotesi – comunque remota – di applicazione degli arresti domiciliari, stante il pericolo concreto di reiterazione del reato ma anche di fuga, quest’ultimo dimostrato anche dalle due denunce per evasione dagli arresti domiciliari che il soggetto aveva ricevuto per altrettanti episodi avvenuti a Terni nel 2007.

Lettera al ministero Contestualmente il Gip ha anche inviato gli atti al ministero degli Interni per segnalare quello che a suo giudizio è un ‘buco’ nel sistema giuridico e normativo nazionale. Espulso per ben due volte, Amine Aassoul era rientrato in Italia sotto falso nome nel maggio del 2014 e aveva chiesto asilo politico: dopo il rigetto dell’istanza, il giovane aveva presentato ricorso. E proprio quest’ultimo passaggio, secondo il magistrato, lo avrebbe di fatto «legittimato a restare in Italia», nonostante le decine di reati compiuti, le denunce e le condanne passate in giudicato. Falle in un sistema che, evidentemente, fatica a liberarsi di chi delinque.

Consiglio comunale Intervenendo nella seduta del consiglio comunale di lunedì, che ha anche osservato un minuto di raccoglimento, il sindaco Leopoldo Di Girolamo ha ricostruito la storia ‘italiana’ di Amine Aaasoul: l’assassino di David Raggi «era entrato in Italia l’11 marzo del 2003 per ricongiungimento familiare con la madre, ottenendo la carta soggiorno a tempo indeterminato. L’anno dopo si era allontanato dal nucleo familiare e dal 2004 al 2006 ha collezionato diversi reati nella provincia di Ascoli Piceno, per cui il questore di Terni, in data 30 marzo 2006, ha revocato la carta di soggiorno, notificato in occasione di un fermo il 16 ottobre 2006. Ha fatto, poi, una richiesta di rilascio di soggiorno per motivi di lavoro subordinato, ma in data 18 ottobre 2007 è stato raggiunto da un decreto di rifiuto in quanto persona pericolosa per l’ordine e la sicurezza pubblica. Munito del decreto di espulsione emesso dal prefetto di Terni, è stato accompagnato al centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, da cui è stato rimpatriato in Marocco il 12 dicembre 2007».

Il rientro in Italia Il 17 maggio 2014 «viene identificato a Lampedusa, ma fornisce delle false generalità dicendo di chiamarsi Aziz Amin. Trasferito presso il centro di identificazione di Caltanisetta, ha richiesto protezione internazionale ottenendo in data 5 settembre 2014 il rilascio di un permesso di soggiorno per richiesta di asilo con il nome appunto di Aziz Amin. Dopo aver ottenuto il permesso per 3 mesi, con durata prolungabile, ha lasciato il Centro ed è tornato a Terni. Il 23 ottobre 2014, nel corso di un controllo in una strada del centro, Aassoul è stato fermato e identificato con il suo vero nome e quindi gli è stato notificato il provvedimento di rigetto dell’Asilo. Il 22 novembre 2014, poco prima scadenza dei 30 giorni, ha presentato tramite il proprio legale un’opposizione che prevede che l’espulsione sia sospesa fino a che non si pronunci il tribunale del capoluogo del distretto della corte di appello».

Giovedì consiglio sulla sicurezza Il consiglio comunale è terminato con l’intervento del sindaco, così come era stato stabilito dalla conferenza dei presidenti che – come ha ricordato il presidente del consiglio Giuseppe Mascio – ha già programmato una seduta specifica sui temi della sicurezza per giovedì. In precedenza Paolo Crescimbeni (GM) aveva invece manifestato la propria contrarietà chiedendo di dare subito la parola anche ai gruppi consiliari. Thomas De Luca (M5S), dopo aver ascoltato la ricostruzione della vicenda da parte del sindaco, ha invece chiesto all’amministrazione comunale di adoperarsi affinché alla seduta consiliare di giovedì partecipino anche il prefetto ed il questore di Terni.

Interrogazione Il senatore Gianluca Rossi (Pd) ha presentato un’interrogazione al ministro degli Interni, Angelino Alfano, perché «venga accertata la posizione amministrativa e giudiziaria di Aassoul e se non sia necessario intervenire per inasprire le norme che puniscono chi abusa dell’istituto del diritto d’asilo solo come pratica dilatoria per allontanare la data dell’espulsione, compromettendo un sacrosanto diritto internazionale di tanti». Il parlamentare dice di «non avere sufficienti parole per esprimere alla famiglia della vittima il dolore e lo sconcerto. Le condizioni di sicurezza sono sempre più fragili – aggiunge – con legami sociali che si sfilacciano, situazioni di povertà e degrado. In questo caso, però, si aggiungono interrogativi sulla reale legittimità della permanenza in Italia di chi ha compiuto questo terribile delitto».

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