Aggredita per un crocifisso: parliamone

Terni, l’opinione del sociologo sul fatto avvenuto a scuola

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di Franco Fogliano
Sociologo

Un ragazzo senegalese di 12 anni, appena arrivato in Italia per ricongiungersi ai genitori, colpisce una coetanea compagna di scuola perché indossa il crocifisso.

La prima domanda che dobbiamo porci è se ci troviamo di fronte al solito fenomeno di bullismo.

Molto probabilmente la risposta è no, perché il ragazzo è in Italia soltanto da un mese (troppo poco tempo per entrare in certi meccanismi) e poi perché c’è di mezzo un simbolo, cioè il crocifisso, che il ragazzo giudica lontano e ostile rispetto alla propria cultura e più in particolare rispetto al proprio credo religioso.

La risposta più probabile è che il ragazzo non ha ancora iniziato il suo percorso di avvicinamento alla cultura e più in generale ai valori sociali della comunità in cui d’ora in avanti dovrà vivere.

La violenza è il modo più semplice e più immediato per dire: io sono qui e sono diverso da voi. Rispondere da parte nostra con altrettanta violenza sarebbe ugualmente semplice e immediato.

Il risultato sarebbe quello di rendere molto difficile, perfino impossibile, consentire al ragazzo di cercare le modalità più appropriate e più convenienti affinchè possa accettare che la sua diversità interagisca con la diversità con cui da soltanto un mese è entrato in contatto.

Ed è proprio sulla interazione culturale, ovvero sulla reciproca accettazione delle diversità, che bisogna puntare, utilizzando in questa direzione i migliori strumenti educativi e formativi.

E’ indispensabile favorire una ‘integrazione bilaterale’, rinunciando alla integrazione di e da una sola parte che non sia, come spesso accade, a senso unico e quindi riservata soltanto, a chi appartiene ad altre culture, ad altre etnie e ad altre esperienze religiose.

In altre parole dobbiamo imparare tutti quanti a confrontarci con la multiculturalità, che sarà sempre più presente e imponente, rinunciando fin da subito a percorrere le vie brevi.

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