‘Capitale cultura 2017’: «Partita giocata bene»

Terni, Armillei tra mea culpa e critiche ricevute: «Orgogliosi del lavoro svolto. ‘Scetticismo affossatore’ da superare»

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di S.F.

È il momento di leccarsi le ferite. Perché il ‘work in progress’ di Terni è stato sconfitto – insieme alle altre contendenti – da Pistoia nella corsa a la ‘Capitale italiana della cultura’ 2017 e Giorgio Armillei, assessore comunale alla cultura, non si tira indietro: «Volevamo vincere e non ci siamo riusciti, giusto prendere le critiche». Mea culpa ma non solo: nel mirino c’è lo ‘scettiscimo affossatore’ che, secondo Armillei, attanaglia la città in tema di progetti, iniziative e idee da sviluppare.

Partita giocata bene Martedì mattina l’assessore alla cultura, in una conferenza a palazzo Spada, ha difeso l’operato del gruppo di lavoro – competenze professionali tutte interne, ha specificato – nel tentativo di ottenere il risultato sperato: «Quando si fa una gara e non si vince, non si può essere soddisfatti. Poi si valuta come è arrivato il risultato e come si è giocata la partita: l’abbiamo fatto bene, perché continuo a pensare che il dossier presentato era all’altezza della sfida, come riconosciuto dalla commissione. Penso che sia un’esperienza sicuramente da migliorare: abbiamo partecipato per vincere e non semplicemente per farci vedere».

GUARDA L’INTERVISTA A GIORGIO ARMILLEI

Terni capitale cultura‘Incomprensione’ Di errori ne sono stati fatti e Armillei, di uno in particolare, ne è ben conscio: «Ce lo siamo chiesti cosa potevamo fare meglio. Di certo – sottolinea – un punto è mancato: non siamo riusciti a spiegare bene alla commissione cosa volevamo fare. A nostro avviso i cardini del nostro dossier erano coerenti con le strategie più innovative, che cercano di valorizzare le potenzialità delle città, delle persone, delle associazioni e delle imprese. Chiaro che è un impostazione che non parte dal patrimonio culturale inteso in senso tradizionale: non abbiamo intrapreso la strada riguardanti le opere pubbliche e gli eventi, il percorso è stato costruito sul metodo».

Scetticismo affossatore e critiche Poi si passa agli attacchi ricevuti: «Siamo orgogliosi del dossier presentato. E, allo stesso tempo, sono giuste le critiche arrivate considerata la sconfitta, anche quelle intrise di scetticismo». E su questa tematica Armillei parte all’attacco: «Colpiscono l’intera città e non solo l’amministrazione comunale. Le definisco autolesioniste: c’è un generale ‘scetticismo affossatore’ che non fa bene a nessuno. Ritengo tuttavia che Terni sia in grado di superare questo ostacolo: le risorse – il pensiero dell’assessore – della città possono ‘oscurare’ le varie mobilitazioni che si poggiano sullo scetticismo. Alcune critiche non fanno onore a chi le ha fatte, sono state fuori luogo». Poi va nello specifico: «Chiaro che se avessimo avuto un sistema bibliotecario d’eccellenza – risponde sulle problematiche legate alla struttura – come quello di Pistoia e il teatro (Armillei si è soffermato sul fatto che è falso affermare che è l’unico a Terni) ‘Verdi’ attivo sarebbe andata meglio, ma ritengo che non siano stati elementi critici per la nostra candidatura. I criteri base erano la qualità informativa, la qualità dei progetti e la loro sostenibilità: pensiamo che il nostro dossier fosse valido in tal senso».

La biblioteca di Terni

La biblioteca di Terni

La sfida Ed è su questo che secondo Armillei va fatta un’azione decisa: «I progetti devono far cambiare gli scettici, è la sfida più importante di Terni. Molti guardano solo indietro andando a caccia dell’errore, senza cercare di vedere le possibilità del futuro: resto convinto che la nostra città e la cultura siano fortemente legate, possono generare attrazione. Terni continua ad avere bisogno di affrontare sfide ambiziose, come è stata la gara per la ‘Capitale italiana della cultura’».

Mirino al 2018? «Resta il lavoro – ha proseguito Armillei – fatto che, tra l’altro, non è una trovata in extremis. Lo facciamo da molto tempo, anche da parte delle amministrazioni – Armillei cita Ciaurro a riguardo – precedenti: questa sfida è partita da lontano, fa parte delle strategie culturali di Terni e le cose inserite nel dossier saranno portate avanti, seppur senza i soldi che avrebbe portato la vittoria. L’esperienza ha arricchito questo lavoro, poi restano anche gli errori fatti e la necessità di correggerli». Su una possibile nuova candidatura Armillei conclude affermando che «lunedì è stato accennato il fatto che ci sarà un restyling del bando, quindi è prematuro dire adesso se parteciperemo o meno».

Forza Italia Caustico il commento di Marco Grilli, del coordinamento comunale di Forza Italia: «Ci sono diversi modi – dice – per impiegare 50 mila euro: una vettura di lusso, qualche lavoro edile, un generoso stanziamento benefico. Oppure si possono giocare, rischiando con l’azzardo. In realtà c’è anche chi ha fatto di peggio investendo la somma suddetta per candidare Terni, questa Terni, a capitale italiana della cultura. In pratica è come aver puntato tutte le fiches sul due di bastoni quando a tavola regnava coppe. E poi, dopo la grande mossa, vantarsi per il coraggio dimostrato invece di sottacere per l’insana follia».

I limiti Secondo Grilli, «ci siamo candidati sapendo di non avere un substrato culturale idoneo (non abbiamo un teatro, non abbiamo una sapiente ed illuminata gestione museale, non abbiamo amministratori preparati nel campo dei beni culturali); non abbiamo saputo coinvolgere gli operatori che con grande fatica cercano di portare avanti iniziative culturali per la città (una giornata mal pubblicizzata non è sufficiente); non abbiamo saputo scegliere una commissione adeguata (senza parole!); non abbiamo coinvolto i cittadini che non ci hanno creduto perché, forse, hanno avuto l’arguzia di capire sin da subito la follia di tale impresa».

Il futuro Quello che è certo, secondo Forza Italia, «è che il dossier, che si era deciso portare avanti anche in caso di sconfitta, dovrà essere accantonato in quanto non sostenibile né economicamente (mancando i fondi ministeriali che sarebbero arrivati da una utopica vittoria) né culturalmente in quanto privo di sostanza oltreché di qualità».

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