Cooperative e indagini, una storia molto lunga

Terni, in questi giorni forse non è male rileggere alcune dichiarazioni, risalenti a 17 anni fa, di Antonio Di Pietro – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Alle “cooperative rosse veniva garantita una certa attività imprenditoriale: vale a dire, commesse, appalti… Ecco perché per alcuni appalti le coop non sono state perseguite: dal punto di vista formale mancava il reato, per il semplice fatto che ricevevano solo commesse di lavoro… e il lavoro veniva svolto effettivamente. C’era quindi una controprestazione autentica e l’interesse del partito era quello di far lavorare la classe operaia…. Il Pci ha usato spesso un metodo diverso, che produceva ugualmente consenso; un metodo che potrà essere moralmente discutibile ma è penalmente irrilevante”.

Parole di Antonio Di Pietro, dette nel 2000 al vicedirettore de ‘La Repubblica’ Giovanni Valentini che lo intervistò e apparse nel libro ‘Antonio Di Pietro, Intervista su tangentopoli’ (Laterza-Bari)

Di Pietro riferisce anche la testimonianze del responsabile di una di quelle cooperative rosse, Giovanni Donigaglia: “Si era instaurata da tempo una prassi per cui in tutte o quasi le commesse pubbliche nei vari settori della Pubblica amministrazione fosse riservata una quota di appalto a quelle società cooperative vicine al Partito comunista… Periodicamente noi dirigenti delle varie cooperative ci riunivamo e prendevamo atto da una parte di quelle che erano le possibilità economiche di ciascuno di noi in relazione allo sviluppo imprenditoriale delle nostre cooperative e agli appalti effettivamente conseguiti, e dall’altra di quelle che erano le esigenze del partito… Stabilito così l’importo che ciascuna cooperativa si sarebbe fatto carico di far pervenire al partito, ciascuno di noi ha realizzato questo risultato in vari modi: attraverso pubblicità nei giornali di partito, versando un contributo alla festa dell’Unità, assumendo operai su richiesta del partito, contribuendo all’organizzazione di manifestazioni e convegni… Il partito mi aiutava dandomi legalmente il sostegno politico di cui la mia azienda aveva bisogno per poter lavorare….”.

“La Procura di Milano – continua Di Pietro – dopo aver fatto indagini e aver acquisito valutazioni, s’è resa conto che non erano fatti penalmente rilevanti… Se vogliamo in privato possiamo anche valutarli sul piano etico, ma non è questo il compito degli uffici giudiziari”.

PS – I fatti cui si fa riferimento sono relativi alla Tangentopoli dei primi anni Novanta del secolo scorso. Nello specifico si parla di rapporti tra il Pci-Pds e le cooperative rosse. Nel caso qualcuno individuasse una qualche similitudine tra quel che accadde allora e l’attuale inchiesta aperta a Terni denominata ‘Operazione Spada’, ed anche sui possibili esiti, sappia che ogni riferimento è voluto.

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