Cultura: «Consigli per Terni capitale»

Il vice presidente locale di Italia Nostra dice la sua sulla candidatura ternana

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di Giuseppe Cassio
Vice presidente Italia Nostra – Terni

Non c’è che dire. Ai più è sembrato uno scherzo, ma non è così: Terni è tra le dieci finaliste che si contendono nell’ultima fase di valutazione il titolo di capitale italiana della cultura 2016-2017, un titolo tanto ricercato quanto atteso, soprattutto per le infinite opportunità di crescita di cui esso stesso si fa promotore.

Tuttavia occorre fare qualche considerazione di fondo. Innanzitutto non si può fare a meno di domandarsi: quale città accoglierà un titolo così rilevante? Sicuramente una città volenterosa, ma ancora troppo ingessata da vincoli politici che finiscono per svilire quanto di bello e buono possa maturare intorno ad una proposta culturale di pregio.

Tre i punti fondamentali: sciogliersi dai nodi politici che finora hanno avvinghiato e soffocato la crescita culturale dei cittadini; proporsi non solo come centro propulsore di quell’innovazione culturale che da più parti s’invoca – e di cui Terni può davvero scommettere – e al contempo agire con capillarità nel tutelare e conservare il patrimonio archeologico, storico-artistico, architettonico, paesaggistico e archeologico-industriale con la stessa cura di chi è alla ricerca delle proprie radici culturali cominciando dal rispetto per i piccoli grandi segni tanto cari ai cittadini (dal ‘Thyrus’ di Lungonera alla cosiddetta ‘Zuccona’ della Passeggiata tanto per fare solo due micro esempi) perché una città si riconosce innanzitutto dal rispetto che ha per se stessa.

Va detto poi che si deve assolutamente evitare di cadere nella logica affaristica e nella tentazione di mirare al ‘bottino’ – un sostanzioso contributo di un milione di euro cui si dovrebbero aggiungere, come tutti ci auguriamo, altrettante risorse promosse da una rosa di mecenati privati in cui compaia non solo la benemerita Fondazione Carit, ma anche i tanto invocati colossi industriali attratti dal desiderio di risarcire il territorio in termini di crediti culturali, così come prevede l’Art Bonus varato dal Mibact che tante città stanno mettendo a frutto – col quale NON finanziare progetti pseudo culturali, effimeri e miopi in grado di soddisfare qualche palato affamato di visibilità, poco lungimirante e di impatto zero sulla crescita identitaria dei cittadini.

Terni capitale italiana della Cultura dovrebbe quindi cominciare a riflettere seriamente – e collegialmente (cosa che manca alla città dall’ormai storico convegno del 2008 in sede diocesana cui si fa spesso riferimento) – sull’emergenza culturale che attanaglia la società locale e la sua governance, che sembra incapace di ordinare e programmare hic et nunc interventi strutturali seri sulla politica culturale – da non confondersi con la calendarizzazione di grandi eventi – tesa a valorizzare il patrimonio con le sue molteplici sfaccettature e quindi rilanciare l’economia della cultura – anche in termini di spazi, risorse umane e finanziarie – partendo dalla riscoperta della sua identità, dalla conoscenza del territorio, dalla protezione dei beni culturali alla loro cura, dalla valorizzazione delle emergenze culturali e del paesaggio sino alla promozione di un museo diffuso che faccia leva sul territorio attraverso strategie mirate ad allacciare il museo-istituto al centro cittadino; e poi il centro urbano alle infinite proposte provenienti dai giacimenti culturali disseminati nella Conca, spesso misconosciuti.

Si valuti allora l’opportunità di sfruttare questo momento provvidenziale per fare riflettere sulla propria identità e quindi fare squadra, per raccogliere intorno a un tavolo le varie componenti della cultura cittadina – non i soliti noti – per organizzare idee e metterle a frutto a livello collegiale, altrimenti si faranno ancora buchi non solo nell’acqua, come mostra la grave situazione debitoria del Comune, intrappolato nell’orbita di privilegi più o meno clientelari di cui la città è ormai satura a scapito della cultura, che invece dovrebbe essere il volano dell’economia, fattore di autentica rinascita.

Si cominci una strada nuova capace di individuare un percorso originale in cui si valorizzi la sperimentazione alla pari della conservazione, l’innovazione alla pari della conoscenza, visto che la città tuttora arranca sul piano culturale, mancando di adeguati spazi espositivi, culturali e di aggregazione in centro come in periferia, non potendo crogiolarsi solo sulla Bct e sul Caos.

Terni è poi decisamente troppo indietro in tema di decoro e di valorizzazione del patrimonio: ecco allora che la città potrà farcela soltanto se guarda al futuro in termini decisamente nuovi e strategici, con un impegno concreto e visibile rispetto allo sconfortante quadro attuale che solo l’energia pulita della cultura potrà salvare.

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