Escursionisti soccorsi: «Ecco com’è andata»

Dopo l’intervento di domenica nella Forra di Casco dell’Acqua, il Soccorso alpino e speleologico dell’Umbria ha diffuso una nota

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di Soccorso Alpino e Speleologico dell’Umbria

A chiarimento della notizia su un intervento di soccorso ad un gruppo dì escursionisti nella Forra del Casco dell’Acqua, nel comune dì Scheggino, avvenuto il 19 giugno 2016 e diffusa da alcuni organi di stampa, alleghiamo la testimonianza inviataci da uno dei membri del gruppo, Claudio Fortunato. Il resoconto evidenzia una dinamica totalmente diversa da quella riportata dai media.

«Nella giornata di eri, domenica 19 giugno 2016, siamo entrati nella Forra del Casco alle ore 12 circa. Del nostro gruppo facevano parte sette persone tutte esperte di progressione in forra. Con noi erano presenti due membri del Soccorso Alpino e Speleologico del Lazio. La progressione era andata avanti senza problemi fino al salto che precede la calata da 30 metri. Essendo ultimo, i miei compagni che mi precedevano, mi dicono che c’era una persona che non faceva parte del nostro gruppo in difficoltà e che chiedeva di farlo risalire. Non capendo bene la situazione, mi accertavo quali dei miei compagni, oltre a me, avessero i bloccanti, attrezzature che in una manovra di soccorso possono essere indispensabili, fissavo una delle nostre corde e scendevo per capire meglio la situazione. Sulla calata da 30 metri trovavo Massimiliano Re (il primo componente del nostro gruppo) che stava mettendo in sicurezza una persona, in quanto era in stato di panico e assai infreddolito da una lunga attesa con in dosso la muta in neoprene sopra la verticale da 30 metri. Tale persona si chiamava Tonino e ci riferisce che era in compagnia di un suo amico vigile del fuoco, F.C. che lo aveva preceduto nella discesa della cascata. Visto che lui non era riuscito a seguire il compagno nella discesa, era rimasto sopra alla verticale da 30 metri ad aspettare i soccorsi, che dovevano essere allertati dal suo amico appena sarebbe uscito dalla Forra. Sull’attacco della verticale da 30 metri era presente una corda Edelrid speleo da 10 millimetri, 60 metri di lunghezza. La corda era posizionata in doppia, chiaramente con tutti e due i capi presenti in basso. Ad un capo era attaccato uno zaino, l’altro capo era legato ad un masso (una volta usciti anche noi dalla forra, il vigile del fuoco ci ha confermato che ha provato a salire per diversi metri, con l’intento di tornare dall’amico sopra la verticale da 30 metri…). Dopo aver effettuato quattro o cinque tentativi, la corda legata al masso si è sfilata e quindi siamo riusciti a liberare l’ancoraggio, manovra che ci ha permesso di proseguire le operazioni di soccorso. Nel frattempo la persona bloccata si era ripresa abbastanza d’animo, anche se non se la sentiva di scendere la verticale da solo. A questo punto, scendevo alla base della cascata e il mio compagno Massimiliano Re procedeva a calare la persona in difficoltà. Una volta terminata l’operazione di calata della persona in difficoltà gli ho chiesto quali erano le sue condizioni e se era in grado di proseguire la discesa. Avuta conferma delle sue condizioni psicofisiche gli propongo di accompagnarlo fino all’uscita della forra, anche per cercare di fermare gli eventuali soccorsi allertati. Quindi in accordo anche con gli altri e con Massimiliano Re, procedevamo in tutta sicurezza sulle verticali successive durante le quali Tonino non presentava nessuna difficoltà nella progressione. Una volta usciti abbiamo raggiunto il parcheggio dove speravo di trovare il Vigile del Fuoco, che invece era sparito. Avendo il cellulare chiedevo a Tonino se potevamo rintracciarlo, però lui non aveva il suo numero. A quel punto ho preferito non chiamare i soccorritori per non creare ulteriori sovrapposizioni. Tonino mi fa presente che Gianni, quello del ristoro, ha il numero del vigile del fuoco, quindi lo invito ad andare di corsa dal ristoratore in maniera tale da contattare l’amico e bloccare i soccorsi. Entrambi sono tornati dopo venti minuti riferendomi di non avere campo e che sarebbero scesi più a valle per cercare di telefonare. Successivamente è arrivata una macchina del Soccorso Alpino e Speleologico Umbria con tre tecnici, ai quali ho riferito l’accaduto».

Alla testimonianza di Claudio Fortunato vorremmo aggiungere che il Soccorso Alpino Speleologico Umbria è stato allertato con una telefonata alle ore 13.53 da una persona che si è presentata come vigile del fuoco, dicendo che due persone, una delle quali suo collega, era in difficoltà sul salto da trenta metri nella Forra del Casco dell’Acqua, comunicandoci che i vigili del fuoco erano stati allertati e richiedendo anche il nostro intervento. Avendo una decina di tecnici impegnati a Ferentillo per la giornata dedicata alla sicurezza in montagna, vista la vicinanza al luogo dell’intervento, abbiamo immediatamente inviato tre tecnici sul posto. Nel frattempo, mentre gli altri presenti a Ferentillo provvedevano alla preparazione di parte del materiale tecnico necessario, una squadra partiva da Terni e una da Perugia. Giunti sul posto i tre tecnici riferivano di aver incontrato una autocisterna ed un fuoristrada dei vigili del fuoco, oltre alla persona che era in difficoltà, all’amico vigile del fuoco ed alla persona che gli ha prestato soccorso. Dopo qualche decina di minuti i sei escursionisti hanno raggiunto da soli, in autonomia e senza bisogno di nessun aiuto i tre che li avevano preceduti, concludendo così insieme il movimentato pomeriggio. Infine ci chiediamo come sia possibile che con il nubifragio che imperversava nella zona, con forti piogge, grandine, raffiche di vento e visibilità estremamente ridotta sia potuto intervenire un elicottero (che nessuno ha visto o sentito).

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