Fiom: bene celebrare, inevitabile cambiare

Ricordarsi di essere rivoluzionari, aperti al nuovo, attrezzati a raccogliere le sfide e a entrare nella dialettica. E a mettersi ogni giorno in discussione – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Se ogni volta che si dice fabbrica a Terni la maggior parte pensa all’acciaieria; e se ogni volta che si nominano gli operai si pensa a quelli degli altiforni, quando si dice sindacato le prima immagine che viene in mente è quella ruota dentata che sta nel simbolo della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici. Non è così, come tutti sanno. Ci sono anche altre fabbriche, altri lavoratori ed altri lavori e ci sono altri sindacati, non solo tra i metalmeccanici.

E’ che la storia degli ultimi centotrenta e più anni, a Terni si sovrappone con le acciaierie, col bene e il male che da esse è derivato alla città, mentre l’ideologia che per decenni è stata largamente condivisa fa il resto. 115 anni dopo la nascita dell’organizzazione, la Fiom ternana festeggia e riflette. Un anniversario così è da sottolineare con orgoglio, ricordando le difficoltà attraversate, le lotte sostenute, le strategie adottate, gli errori commessi.

E’ l’occasione di fermarsi – per un attimo – a riflettere, per conoscere la propria storia e quindi per conoscere sé stessi, di ‘mettere in banca’ un bagaglio di esperienza da tenere sempre presente nel momento in cui il mondo del lavoro si trova davanti ad uno di quei fenomeni che cambiano il corso della Storia, così come successe con la rivoluzione industriale, o con il fordismo e la catena di montaggio, e così come, annunciato dalla rivoluzione tecnologica, accade oggi con la ‘globalizzazione’ termine che da solo non ce la fa, comunque, a rappresentare pienamente la portata del processo in atto.

Con grande rapidità si stanno verificando e sono ancora in fieri, cambiamenti tali da modificare radicalmente ogni parametro di riferimento per ciò che si riferisce ai mercati, il lavoro, la finanza, la ricchezza, la qualità della vita, i rapporti tra ‘classi’ diventate non più identificabili se non in modo non ben definito, i beni o i servizi richiesti e più convenienti da produrre e fornire. Che cosa si produrrà, per intendersi, e in che modo. Questioni che si ripercuotono sui comportamenti, sui rapporti finanziari e di potere, sull’organizzazione della politica e degli Stati… C’è da perdersi già solo a provare ad identificare alcune tracce.

Trovare un aggancio nella propria tradizione e nella propria storia, conoscere sé stessi è essenziale, può fornire suggerimenti e persino saggezze. Purché non ci si fermi alla considerazione di sé e della propria forza, non ci si cristallizzi nemmeno per un po’ su posizioni irrinunciabili, ma si trovi – al contrario – la spinta per ricordarsi di essere rivoluzionari, aperti al nuovo, attrezzati a raccogliere le sfide e a entrare nella dialettica. E a mettersi ogni giorno in discussione.

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