Gesenu, Prefetto firma interdittiva antimafia

Per la prima volta a Perugia un’azienda partecipata pubblica subisce un tale provvedimento

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La notizia è di quelle mai sentite prima, a Perugia. E’ la prima volta, infatti, che un’azienda partecipata pubblica (la Gesenu, infatti, è detenuta per il 45 per cento dal Comune di Perugia) viene interdetta sulla base della normativa antimafia.

Appalti pubblici Un atto che, se confermato, di fatto impedirebbe alla società di partecipare a gare per gli appalti pubblici. Dopo l’inchiesta, che il 12 ottobre scorso ha portato a numerose perquisizioni negli uffici e in alcune discariche del territorio e che ha visto l’iscrizione di 12 soggetti nel registro degli indagati, l’azienda che gestisce la raccolta di rifiuti a Perugia sembra ormai essere caduta in un tunnel da cui è difficile intravedere la luce.

Commissariamento Il provvedimento sarebbe stato notificato ieri ai vertici dell’azienda e non si esclude possa portare al commissariamento della stessa. Secondo la normativa antimafia, il servizio di raccolta rifiuti potrebbe comunque proseguire come misura straordinaria concertata tra la Prefettura e il presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Cantone.

Infiltrazioni criminali Nulla a che vedere con l’attività svolta da Gesenu a Perugia e in altri 30 Comuni del territorio. Il provvedimento firmato dal prefetto Antonella De Miro, una misura di carattere preventivo, riguarderebbe gli affari di un consorzio del catanese, la Simco, di cui Gesenu fa parte, e TirrenoAmbiente, per presunte infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.

Legambiente Alessandra Paciotto, presidente Legambiente Umbria, commenta così: «Siamo in attesa di capire cosa sta succedendo sia da un punto di vista dell’inchiesta che ha coinvolto la Gesenu sia per quanto riguarda le partecipazioni della stessa azienda in Sicilia. Se, come dovrà dimostrare l’indagine e l’Arpa, qui in Umbria il percolato è confluito nel terreno, noi ci costituiremo parte civile in un eventuale processo, vista anche la normativa che ha introdotto il reato di danno ambientale. Quello che abbiamo letto oggi racconta invece una storia ormai tristemente nota, così come con l’Apm e Umbria Acque, anche Gesenu non solo si è indebitata con la partecipazione in altre aziende fuori dal territorio umbro di dubbia salute. Ma anche rischia di essere coinvolta in vicende ben più pesanti. Il problema è a monte, in un’organizzazione della raccolta che fa riferimento principale sulle discariche dove, come ormai è noto, la criminalità riesce a fare soldi facili. Se manca il controllo da parte delle amministrazioni che dovrebbero garantire un servizio a farne le spese sono sempre i cittadini».

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