Inchiesta Gesenu: «Quesiti e promesse»

Cittadinanzattiva e Legambiente Umbria: «Unire gli sforzi per un percorso che riporti a un controllo reale e costante delle tante aziende di servizi ancora troppo inefficienti»

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di Cittadinanzattiva Umbria e Legambiente Umbria

Certamente in Umbria il 2016 sarà ricordato per i terribili terremoti che hanno sconvolto i comuni dell’appennino, ma anche per l’inchiesta sui rifiuti di Guardia di Finanza, Corpo Forestale dello stato e Magistratura, che ha coinvolto la dirigenza GESENU e quella della consorella TSA: un terremoto che ha scosso l’opinione pubblica e la politica regionale e che ha fatto emergere quello che denunciamo da anni, ovvero che in Umbria il core business della gestione dei rifiuti è stato quello di accumulare scarti da mandare in discarica.

La formula rifiuti=risorsa è stata interpretata in termini esclusivamente monetari e non certo come recupero di materia. La cosa più spregevole è che tutto questo sarebbe stato fatto con grave danno per la collettività, falsificando i certificati, gestendo in modo improprio i depuratori, gli impianti di selezione e le stesse discariche con il loro carico di percolati e emissioni non controllate, almeno da quanto emerso fino ad ora dall’inchiesta denominata “Spazzatura Connection”.

La lettura degli atti della procura ci ha fatto venire in mente tante domande cui vorremmo fosse data una risposta in questo 2017 appena iniziato, per avere quantomeno la speranza che in questo anno ci sia un effettivo cambio di rotta e si gettino le basi in Umbria per una ricostruzione legale e virtuosa del ciclo integrato dei rifiuti. Proviamo a formularne alcune, che mettono l’attenzione su alcuni aspetti ancora non chiari: i controlli, le certificazioni, le prospettive future. Forse stimoleranno qualche coscienza o forse troveranno risposta nell’indagine ancora in corso.

I controlli. Possibile che gli enti di controllo, ATI (e quindi i Comuni), Provincia, Regione e ARPA non sapessero nulla di come GESENU e le altre società del consorzio GEST gestivano i rifiuti? L’inchiesta già accenna al possibile coinvolgimento di alcuni soggetti di questi enti che di fatto basavano le verifiche più che altro sulle carte e i numeri che le aziende stesse certificavano, ma è impensabile che non venissero fatti controlli sul campo. Sarà un caso che l’inchiesta è venuta fuori solo dopo che ARPA Umbria ha iniziato a fare controlli e monitoraggi veri e puntuali negli impianti e nelle discariche? Cosa intende fare la politica per organizzare un sistema di controlli più certo per il futuro?

Le certificazioni. Da quanto sta emergendo dalle indagini sembra che il sistema di gestione adottato dalle aziende coinvolte fosse tutt’altro che improntato all’efficacia e all’efficienza nell’erogazione del servizio e al miglioramento continuo delle performances ambientali. Eppure entrambe le aziende risultano in possesso delle certificazioni del Sistema di Gestione della Qualità (ISO 9001) e del Sistema di Gestione Ambientale (ISO 14001) che viene riconosciuta a quelle aziende con un’organizzazione tecnica e gestionale tale da limitare l’inquinamento, che soddisfa i requisiti legali, che migliora in modo continuativo il proprio sistema di gestione ambientale ecc. Visti i fatti viene da chiedersi come siano state ottenute e da chi siano state rilasciate queste certificazioni.

La questione non è di poco conto: infatti il possesso delle certificazioni di qualità gestionale ed ambientale danno alle aziende notevoli vantaggi economici e burocratici come la riduzione delle “fideiussioni” da pagare quando si riceve un’autorizzazione (e con le quali lo Stato si tutela contro i danni derivanti da una cattiva gestione!), danno vantaggi competitivi nelle gare d’appalto, riducono i controlli da parte degli enti proposti, e altre agevolazioni. Un altro aspetto poco chiaro è la questione della qualità del compost. Negli articoli di stampa e nel sito internet della GESENU si legge che il Compost di Pietramelina è certificato dal Marchio di Qualità del Consorzio Italiano Compostatori ma nel sito del Consorzio questo non risulta. Cosa è successo? È stato ritirato? Perché?

Quali prospettive future. In Umbria, dove tutto si muove molto lentamente e dove le innovazioni ambientali giungono spesso quando non sono più innovazioni, ma semplici normalizzazioni, resta ancora il tema della necessaria urgente organizzazione di un sistema di raccolta differenziata domiciliare estesa, solo l’ATI4, quello del ternano, si è attrezzato in questo senso, e gli altri?

Quando potremo sapere che programmi hanno e quando e come intendono realizzarli? Che fine hanno fatto gli impegni adottati con la delibera della Giunta Regionale n.34 del 2016, che obbliga i comuni a riprendere in mano la governance e la responsabilità del ciclo dei rifiuti, prevedendo addirittura il commissariamento qualora fossero stati inadempienti?
Conclusioni. Noi qualche idea ce la siamo fatta ed aspettiamo che le indagini vadano fino in fondo, facendo emergere chiaramente e in modo definitivo tutte le responsabilità, ma intanto restano sul piatto quelle politiche che invece sono già chiare.

Il tema dei rifiuti non può più essere demandato ai tecnici e ai gestori che da esecutori di un mandato sono diventati i proponenti delle strategie e delle politiche, questo non è più accettabile. L’augurio che facciamo a tutti i cittadini umbri per questo 2017 è che finisca una volta per tutti questa gestione clientelare dei servizi pubblici, al di la di competenze e professionalità. Facciamo quindi un appello ai cittadini interessati alla corretta gestione dei servizi pubblici, ai tanti impiegati e operai onesti che credono nel loro lavoro e vorrebbero davvero contribuire a gestire le cose in modo virtuoso e a cui troppo spesso è stato chiesto di chiudere uno o due occhi, agli amministratori e ai politici che non hanno piegato gli interessi della comunità a quelli delle aziende di gestione dei servizi, a tutti questi chiediamo di unire gli sforzi e di girare pagina, di assumere definitivamente e in maniera trasparente come principio fondamentale l’interesse generale e la legalità, avviando un percorso che riporti a un controllo reale e costante delle tante aziende di servizi ancora troppo inefficienti e che le richiami al dovere di perseguire prioritariamente l’interesse pubblico per il quale ricevono incarichi e compensi.

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