Le Province al voto: scorrono vecchi veleni

Una tornata elettorale molto particolare, ma caratterizzata dallo stesso clima teso che si registra ogni volta che si va alle urne

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Quelle per il rinnovo dei consigli provinciali di Perugia e Terni – e del presidente di quest’ultimo – rappresenteranno pure un passaggio ‘anomalo’, con il voto a ‘suffragio limitato’ (voteranno solo sindaci e consiglieri comunali), ma per il resto non sono per niente dissimili da tutte le altre. Soprattutto per i veleni che scorrono.

De Vincenzi «I movimenti civici non sono la buvette del centrodestra», dice – tanto per cominciare – il consigliere regionale e presidente dell’Associazione Umbria Next, Sergio De Vincenzi, che in riferimento alla presentazione della lista dei candidati al Consiglio Provinciale di Perugia sottolinea come  «la giornata di lunedì scorso è destinata a lasciare un pessimo segno sulla capacità della politica di interpretare i bisogni dei cittadini. Se anche in questa vicenda, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia credono ancora di costituire un’alternativa credibile al centrosinistra facendo semplicemente la conta numerica del proprio presunto peso politico e blindando su soli sei nomi una lista, dimostrando così di voler essere minoranza in eterno, sono sulla cattiva strada. E’ un fatto grave che le componenti civiche, pur avendo un considerevole peso amministrativo, non siano state interpellate nella proposta dei candidati, nonostante rappresentino un valore aggiunto decisivo nel riallacciare il rapporto di fiducia tra cittadini e Istituzioni. Una partita dalla quale, per altro, sono stati tagliati fuori importanti territori come l’Eugubino, il Trasimeno, il Tuderte, Spoleto e la Valnerina, la quale si troverà ad affrontare il periodo della ricostruzione senza un completo sostegno politico del centrodestra a livello di Provincia».

I movimenti De Vicenzi, poi, prosegue dicendo che «evidentemente gli esponenti umbri dei partiti del centrodestra non solo ignorano gli insufficienti risultati conseguiti nelle recenti amministrative, ma non hanno ancora compreso che il tempo dell’autoreferenzialità e del consociativismo a vantaggio di pochi non paga più, ed ostinarsi in comportamenti divisivi non favorisce altro che l’antipolitica. I movimenti civici sono disposti a collaborare soltanto a fronte di politiche chiare, inclusive e, soprattutto, di vera alternativa ai governi fallimentari del centrosinistra. Se, invece, l’intenzione è quella di continuare ognuno sulla propria strada allora ognuno orienterà la propria verso quello che ritiene il bene delle comunità rappresentate».

Pernazza Chi fa professione di serenità, invece, è il sindaco di Amelia, Laura Pernazza – candidata presidente della Provincia di Terni e opposta a Gianpiero Lattanzi, anche qui con corollario di polemiche – che  garantisce: «Ho dato la disponibilità ad una mia candidatura al solo fine di rappresentare l’intero centrodestra, cosciente del fatto che i numeri di un’elezione, che non mi piace per niente, sono quelli che sono. L’ho fatto per spirito di servizio e per evitare che il centrodestra non fosse rappresentato. Certamente sono intenzionata a svolgere una capillare campagna elettorale cercando di evidenziare le mie idee per una Provincia che sia al servizio di tutti i comuni, e non solo di quelli ‘amici’, che sia meno costosa, meno burocratica e che pesi di meno sulle spalle dei cittadini. Con tale spirito chiederò a tutti i consiglieri comunali della provincia e a tutti i sindaci della stessa di appoggiarmi per cambiare e per rinnovare tutto come ho cercato di fare ad Amelia in questi primi mesi di governo, dando luogo ad un’apertura significativa verso l’Italia e l’Europa e coinvolgendo le migliori risorse presenti sia nel territorio che al di fuori di esso per lo sviluppo del turismo, delle imprese e dell’economia in generale».

Sinistra Italiana Una bocciatura complessiva del metodo e del sistema, arriva invece da Fabio Barcaioli, del
coordinamento esecutivo umbro di Sinistra Italiana: «Le elezioni provinciali – dice – sono un brutto spettacolo: quando la politica infatti non deve misurarsi con il consenso dei cittadini dà il peggio di se. Accordi, malumori, lotte intestine, in un crescendo di retroscena che dimostrano soltanto che centro-destra e Pd non stanno in nessun modo pensando ai problemi da risolvere nelle due province ma soltanto alle guerre interne tra fazioni e correnti. Sinistra Italiana ha deciso per questo di non partecipare a queste elezioni e i consiglieri aderenti al nostro movimento non andranno a votare. Vogliamo essere coerenti con quanto gli italiani hanno espresso con il voto sul referendum sulle riforme costituzionali: chiediamo che i cittadini possano scegliere chi li amministra, in trasparenza, con la buona politica e nel pieno rispetto dei principi democratici. Per questo chiediamo al governo Gentiloni di intervenire in fretta, ripristinando normali elezioni, e soprattutto mettendo fine al caos che regna nelle Province. Ci sono bilanci dissestati, competenze non chiare, una clamorosa inadeguatezza del sistema pensato dalla legge Delrio per far fronte ai problemi, sindaci che si dimettono in maniera oscura, affermando di non avere il tempo di lavorare in Provincia e nel proprio comune. E ora anche queste elezioni imbarazzanti. Ora basta, ammettano il fallimento e ricomincino tutto da capo, dialogando con tutte le forze politiche, senza forzature, ma soprattutto pensando all’interesse dei cittadini e al buon governo che serve. Finché non ci saranno questi cambiamenti, Sinistra Italiana si terrà lontana da queste Province».

Polis E poi c’è chi, come l’associazione Polis – composta da sindaci e amministratori comunali – si dice «consapevole che la situazione di caos determinata dalla schizofrenia normativa in merito alla riforma delle Provincie è sotto gli occhi di tutti. Da anni, e ripetutamente dal decreto ‘salva Italia”’del governo Monti alla Legge Delrio, abbiamo segnalato le incongruenze ed il rischio caos per i servizi determinati da riforme disorganiche, per nulla ponderate, che interessavano gli enti locali in generale, e le Province in particolare, il risultato finale è che oggi regna caos e incertezza su funzioni, servizi e personale. Ma dobbiamo fare i conti con l’esistente e, quindi, abbiamo il dovere politico di proporre il nostro progetto attraverso persone libere e autonome: per questo abbiamo cercato di superare gli steccati della partitocrazia, oltreché il fallimento politico di un centro sinistra – totalmente egemonizzato dal PD – che deve essere considerato l’unico responsabile della gravissima situazione finanziaria nella quale versa la Provincia di Terni. Per queste motivazioni Polis è scesa in campo, dimostrando ancora una volta di essere una realtà libera, priva di preconcetti, e che considera la politica come strumento per trovare soluzioni positive per le comunità che tutti noi rappresentiamo al contrario di alcuni soggetti della politica locale che rimangono ancorati a personalismi sterili che non ci consentono un approccio condiviso della cosa pubblica».

Il PD Il segretario provinciale del PD di Terni, Carlo Emanuele Trappolino, in riferimento alla presentazione della lista dei candidati dem per il rinnovo del consiglio provinciale, dice che«abbiamo dato a questo passaggio un senso tutto istituzionale, ascoltato sindaci e consiglieri comunali, raccolto spunti e proposte e sostenuto le soluzioni avanzate dai territori. La lista che abbiamo presentato ieri è, dunque, il punto di arrivo di un percorso di larga condivisione e di confronto sulle prospettive dei comuni ternani. Preziosi, in questo percorso, il lavoro e l’impegno di Leonardo Grimani, capogruppo in consiglio e sindaco di San Gemini, a cui l’assemblea provinciale ha dato mandato di guidare questo passaggio, che abbiamo voluto partecipato e fortemente calato nella realtà istituzionale dei territori della provincia. Del resto, a votare, il prossimo 8 gennaio, saranno i sindaci e i consiglieri comunali ed è evidente che la loro rappresentanza in seno al consiglio è di tipo territoriale piuttosto che politico. Rimane, rispetto al tema delle candidature, il rammarico per alcune rinunce che hanno portato a uno squilibrio di genere all’interno della lista e al mancato inserimento della Valnerina, ma resta la convinzione di aver saputo contrapporre un progetto istituzionale serio, orientato alla tenuta dei bilanci e alla salvaguardia dei servizi, alle lotte intestine di un centrodestra diviso e irresponsabile – definizione che ne ha dato il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale. Sento il dovere di ringraziare, infine Leopoldo Di Girolamo e Giampiero Lattanzi per aver guidato la Provincia in una fase delicata e di forte incertezza dal punto di vista politico oltre che istituzionale. Ora sarà necessario moltiplicare gli sforzi per restituire agli enti provinciali, soprattutto in considerazione della mancata cancellazione all’esito della bocciatura della riforma costituzionale, l’autorevolezza e l’autonomia necessarie a svolgere il proprio ruolo».

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