Il fascicolo, al tempo contro ignoti, era stato aperto dalla procura di Terni poco meno di un anno fa – nel dicembre 2014 – nel pieno della tempesta scatenata dall’indagine ‘Mondo di mezzo’ che aveva appena portato in carcere personaggi come Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, quest’ultimo ‘dominus’ della cooperativa 29 giugno. Ad emergere era stato il torbido intreccio fra politica, affari e malavita incentrato su Roma – da qui il nome ‘Mafia capitale’ – ma con ramificazioni in quasi ogni angolo d’Italia.
L’inizio Al tempo la procura di Terni si mise al lavoro per verificare, nel dettaglio, i contatti fra le attività condotte da alcuni degli arrestati – su tutti l’ex ad di Eur Spa Riccardo Mancini e lo stesso Buzzi – con l’Umbria e il territorio ternano. In particolare gli inquirenti – procura e guardia di finanza – avevano iniziato ad approfondire il ruolo degli indagati in alcune ‘partite’ di rilievo: dal revamping dell’inceneritore ‘Aria’ di Maratta (ex Acea) ai rapporti intrattenuti con cooperative e realtà aziendali umbre, anche in relazione ad appalti di particolare rilevanza.
‘MAFIA CAPITALE’, MARTELLINO: «INDAGINI IN CORSO»
La procura Quelle indagini, ha affermato sabato mattina il procuratore capo Cesare Martellino, a margine del convegno su ‘Ambiente e futuro’ organizzato dall’Associazione nazionale finanzieri a Terni, stanno procedendo a ritmi serrati e fanno il paio con altre inchieste relative a fatti che il procuratore definisce «tutt’ora in corso». Sui contenuti e il punto a cui siano arrivati gli inquirenti, vige ancora un assoluto riserbo.
Svolta L’impressione – netta – è che gli investigatori di procura e Fiamme Gialle, ad un anno dall’apertura del fascicolo, siano arrivati ad accertare quegli elementi che fanno assumere all’indagine un peso diverso: il peso dei nomi delle persone che ci sarebbero finite dentro. Non è un mistero che gli inquirenti si siano mossi in direzione delle attività e, in particolare, degli interessi che le cooperative riconducibili a Salvatore Buzzi avevano sul territorio ternano, anche e soprattutto nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti. In questo senso la procura, che ha operato per mesi sottotraccia, non è stata ‘con le mani in mano’, ma ha approfondito, verificato, ascoltato persone per giungere a un chiarimento il più possibile definitivo dei rapporti fra Terni, le sue realtà produttive e politiche e il ‘sistema’ romano di ‘Mafia capitale’. Qualcosa, è questa è più di un’impressione, potrebbe emergere a breve.