Novelli, ennesimo stop alla vendita del gruppo

Incontro ‘deserto’ a Roma per sottoscrivere il passaggio di mano. Intanto il Mise ha individuato il futuro in due imprese calabresi

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I sindacati

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Nessuno, fra i soci del Gruppo Novelli, si è presentato mercoledì a Roma dal notaio per sottoscrivere il passaggio di mano che dovrebbe restituire nuove prospettive all’azienda e ai suoi lavoratori. I timori della vigilia, esternati da sindacati e istituzioni, si sono così concretizzati e ora lo stallo prosegue, sulla pelle di chi cerca solo certezze per sé e la propria famiglia. Intanto dopo quello attuato mercoledì presso lo stabilimento di Spoleto, i lavoratori della Novelli si ritroveranno giovedì mattina a Terni, all’esterno della sede del Gruppo, per un nuovo presidio a cui porterà la propria solidarietà anche il sindaco Leopoldo Di Girolamo. L’incontro in prefettura per fare il punto è previsto per le ore 12 e 30.

Gli acquirenti E il rischio ora è quello di un ‘salto nel buio’, perché nomi a parte – e il presidente del cda tecnico Alessandro Musaio li ha comunicati martedì ai soci del Gruppo Novelli -, degli acquirenti che dovrebbero restituire un futuro nuovo e pieno di speranze alla storica impresa umbra, non si sa molto altro. Nessuna comunicazione relativa ad eventuali piani industriali e stabilizzazioni e, da parte dell’advisor Vitale&Co di Milano, nessuna informazione circa le altre offerte giunte, alcune delle quali formulate da importanti gruppi nazionali.

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Futuro ‘calabrese’? In un documento in cui abbonderebbero gli omissis, il presidente Musaio ha comunicato i nomi delle prime due imprese scelte, congiuntamente, ad acquistare il Gruppo Novelli al prezzo simbolico di un euro, accollandosi i circa 120 milioni di debiti accumulati nel tempo dall’azienda, grazie anche alla disponibilità di quella che viene definita «un’importante liquidità». Si tratta di due società calabresi: la Fattorie Greco Srl con sede a Cariati (Cosenza) e capitale sociale di 10 mila euro, e la Phoenix Srl di Cosenza con capitale versato pari a 2.500 euro. Numeri che – liquidità a parte – qualche dubbio, se non ai funzionari del Mise, ai soci del Gruppo lo hanno fatto venire.

Chiarezza e basta Da parte di quest’ultimi, in particolare da chi detiene la maggioranza del ‘pacchetto’, è stata manifestata la disponibilità a passare di mano, a patto che si faccia chiarezza – ad esempio con un apposito tavolo in prefettura – su tutta una serie di aspetti che vanno dalla solidità delle imprese acquirenti alla loro storia, fino alla valutazione del piano industriale che dovrebbe rilanciare le attività della Novelli, garantendo il posto a tutti coloro che attualmente vi lavorano. Infine, perché no, capire quali altre offerte siano state per il momento escluse, ad esempio nella convinzione di qualche funzionario che i ‘grandi gruppi’ possano puntare all’acquisto per poi togliere un concorrente di mezzo. La partita, in sostanza, è aperta. Se la soluzione ‘calabrese’ è stata già giudicata ‘solida’ dal Ministero dello sviluppo economico – che ha evidentemente a disposizione informazioni più approfondite di quelle emerse sinora sui due acquirenti – ora la richiesta è che quella valutazione venga fatta insieme a tutte le parti coinvolte nell’operazione. A carte scoperte.

«Azienda in ostaggio» Sul passaggio di mano, mercoledì mattina i sindacati nazionali Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil hanno diffuso una nota: «Questa offerta potrebbe ridare prospettiva e futuro ad un’azienda che nella passata gestione (famiglia Novelli) aveva accumulato circa 120 milioni di debiti ed nel 2012 era prossima al fallimento. L’offerta è stata definita dai funzionari ministeriali, dopo appurate verifiche, solida sia dal punto di vista industriale che finanziario, pertanto dopo anni di sacrifici – scrivono i sindacati – sembrava intravedersi uno spiraglio per la risoluzione della vertenza. Sembrava mancasse solo la definizione di qualche dettaglio procedurale per apporre le firme per la cessione delle quote in sede notarile e ripartire con un nuovo progetto industriale volto allo sviluppo produttivo e all’occupazione. Nonostante ciò – spiegano Fai, Flai e Uila – in queste ore siamo stati informati dai funzionari del Mise che alcuni soci della famiglia Novelli hanno ritrattato la disponibilità a cedere le proprie quote, ed altri, sono indisponibili a cedere una quota di minoranza (circa 1,5%) senza però esercitare il diritto di prelazione previsto dalle norme. Insomma l’appuntamento fissato per oggi in sede notarile non ha ancora esito certo. Ci chiediamo a questo punto: esiste in questo paese un barlume di senso di responsabilità sociale? Possibile che gli stessi che hanno prodotto milioni e milioni di debiti oggi tengano ancora in ostaggio il destino di centinaia di lavoratori e lavoratrici? Avanzando perfino pretese per dare luogo alla cessione dell’azienda che loro stessi hanno portato nel baratro costituito da 120 milioni di debiti? Tutto ciò è semplicemente inaccettabile».

Preoccupazione «Il Ministero dello Sviluppo Economico e le Regioni Umbria e Lazio – spiegano in un comunicato congiunto – esprimono grande preoccupazione per il futuro del Gruppo Novelli, importante realtà imprenditoriale dell’agroalimentare italiano proprietaria dei marchi Ovito (uova), Interpan, Pan Famiglia (pane) e Cantina Novelli (vino), presente in Umbria, Lazio e Lombardia con 500 addetti. La famiglia Novelli, proprietaria del capitale azionario, non presentandosi oggi all’appuntamento con il notaio per la cessione delle quote, sta mettendo a rischio in queste ore una importante operazione di cessione che garantirebbe il rilancio di tutte le linee di attività aziendale mettendo in sicurezza la salvaguardia dei posti di lavoro. Le istituzioni richiamano i soci Novelli alle loro responsabilità affinché non ostacolino la conclusione delle operazioni di cessione nel più breve tempo possibile».

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