Perugia, con ‘Wanted’ arrestati 17 ricercati

L’operazione lanciata a livello nazionale ha prodotto ottimi risultati: la squadra Mobile di Perugia è stata la seconda in Italia per numero di arresti

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252 latitanti catturati nell’ultimo mese – in Italia ma anche all’estero – grazie all’operazione ‘Wanted’ ideata dal direttore centrale anticrimine della polizia di Stato, Vittorio Rizzi, e dal direttore del servizio centrale operativo (Sco) Renato Cortese. Di questi, 17 sono stati assicurati alla giustizia a Perugia – fra cui la donna albanese, ‘mente’ dell’omicidio di Cenerente – attraverso il lavoro capillare condotto dalla squadra Mobile di Perugia e in particolare dalla prima sezione ‘criminalità organizzata e catturandi’ diretta dal vice questore aggiunto Piero Corona.

Il precedente Nel mirino ci sono finiti tutta una serie di latitanti che si sono sottratti volontariamente alle ordinanze di custodia cautelare emesse nei loro confronti. Un’attività non nuova per gli investigatori di Perugia che attraverso il precedente progetto Grifo del 2014, volto alla riqualificazione urbana del centro storico, avevano messo in campo una massiccia azione di contrasto al crimine diffuso, allo spaccio di droga ed all’immigrazione clandestina.

Duro lavoro L’operazione ‘Wanted’  è stata un’utile occasione – spiegano dalla questura di Perugia – per intensificare tale attività. All’attuazione del progetto hanno partecipato tutte le altre sezioni della squadra Mobile, impegnate in estenuanti ricerche eseguite in interminabili turni di servizio sul territorio, volte alla localizzazione dei soggetti suddivisi per etnie e per tipologia dei reati contestati.

In carcere La Mobile di Perugia è riuscita ad assicurare alla giustizia ben 17 soggetti inseriti nelle liste dei ‘ricercati’: il risultato conseguito dagli uomini del dirigente Marco Chiacchiera è il secondo in Italia. Meglio ha fatto soltanto la squadra Mobile di Roma. Quattro dei catturati sono italiani, due di Foligno e due di Perugia: erano noti per i trascorsi nell’ambito della criminalità comune e per reati connessi con gli stupefacenti, la prostituzione e contro il patrimonio. Due gli albanesi finiti in manette, tra cui la giovane donna – Marjana Perdoda – che fu la ‘basista’ nonché la ‘mente’ dell’omicidio di Cenerente: a seguito di una rapina finita male, nell’aprile del 2012 vennero assassinati dentro la loro abitazione una signora anziana ed il figlio. La donna, nella circostanza, scelse gli obiettivi da colpire e li indicò con tutti i dettagli ai tre assassini, due dei quali sono poi stati condannati all’ergastolo ed uno a 20 anni di reclusione. Gli altri arrestati sono per la maggior parte tunisini pluripregiudicati per reati contro il patrimonio, immigrazione clandestina e spaccio di sostanze stupefacenti: dovevano essere reclusi in carcere ma invece stazionavano in alloggi di fortuna o presso abitazioni di comodo per eludere le ricerche delle forze di polizia e ritardare il loro ingresso al carcere di Capanne.

Sinergia «Il risultato perugino – spiega una nota della questura – è significativo di quanto sia attenta, analitica e capillare la costante attività di monitoraggio svolta dagli investigatori della Mobile in ordine al reperimento ed alla cattura dei soggetti sui quali pendono provvedimenti ormai definitivi, e dal personale degli altri uffici di polizia giudiziaria della provincia per quanto attiene alla loro esecuzione. Va sottolineato, difatti, che l’operazione è stata coordinata a livello provinciale dalla squadra Mobile, ma condotta anche dall’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, dai commissariati di pubblica sicurezza e dalle altre articolazioni, secondo uno schema comune e condiviso».

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