Scandalo Gesenu: «Non è una sorpresa»

Fioccano le reazioni dopo l’operazione ‘Spazzatura d’oro connection’ che ha portato all’arresto del direttore operativo Gesenu

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Fioccano le reazioni all’operazione che ha portato alla luce l’ennesimo scandalo sul fronte dei rifiuti in Umbria. Per Legambiente l’inchiesta sfociata nell’arresto del direttore operativo di Gesenu, Giuseppe Sassaroli, e nell’iscrizione di quattordici persone nel registro degli indagati, «non è una notizia inattesa».

LEGAMBIENTE: «CASO GESENU GIÀ NOTO»

«Disastro ambientale» «A distanza di due settimane dalla revoca per Gesenu dell’interdittiva antimafia, l’Umbria si è risvegliata con la maxi operazione ‘Spazzatura d’oro connection’. Purtroppo non è una notizia inattesa – commenta Antonio Pergolizzi, coordinatore ambiente e legalità di Legambiente – ma il risultato di un contesto in cui per anni l’assenza di una politica capace di governare il sistema dei rifiuti, ha fatto sì che la gestione degli interessi privati abbia prevalso su quelli collettivi. È evidente l’importanza della norma sugli ecoreati visto che viene contestato anche il reato di disastro ambientale».

«Umbria risvegliata dal torpore» «Attendiamo la conclusione delle indagini e riponiamo piena fiducia nella magistratura, ma speriamo che questa vicenda – aggiunge Maurizio Zara, vice presidente Legambiente Umbria – serva a svegliare la nostra regione dal torpore. Occorre voltare pagina celermente, Regione e comuni devono fare chiarezza, mettere mano alle tante storture e ridefinire un sistema di gestione dei rifiuti capace sì di creare economia, ma virtuosa, legale e che riporti al centro l’interesse prioritario dei cittadini e dell’ambiente».

M5S «Il Movimento 5 Stelle lo denuncia da anni – si legge in una nota – paghiamo per servizi che non hanno le caratteristiche previste. Gli enormi scarti nella lavorazione, pensiamo all’umido di Pietramelina, erano più di un mero campanello d’allarme. Ma Comune e organi di controllo hanno sempre fatto orecchie da mercante».

Umbria Rifiuti Zero «Da anni diciamo che stiamo pagando per dei servizi mai effettivamente erogati – commenta Marco Montanucci del coordinamento regionale Umbria Rifiuti Zero -. Truffavano i comuni e facevano pagare 90 euro per trattare l’organico a Pietramelina, però questi rifiuti li tenevano meno di novanta giorni, il tempo necessario per il trattamento, e li portavano in discarica spendendo 40 euro. In questo modo riuscivano a trattare molti più rifiuti, ma gli scarti del trattamento erano troppo alti ed è per questo che sono partite le indagini».

«La giunta riferisca in aula» I consiglieri regionali di opposizione – Raffaele Nevi, Claudio Ricci, Marco Squarta e Sergio De Vincenzi – hanno diffuso una nota sull’indagine emersa mercoledì: «La gunta regionale riferisca immediatamente all’assemblea legislativa sull’operazione ‘Rifiuti d’oro’ che ha portato all’arresto del direttore tecnico di Gesenu e soprattutto sui riflessi che essa avrà sul nostro sistema di smaltimento rifiuti. Il sequestro del bioreattore della discarica di Borgogiglione e le problematiche evidenziate su Pietramelina sono notizie molto gravi, specie per un sistema di smaltimento come quello umbro che si fonda, a causa di una politica folle della giunta regionale, solo sulle discariche. È evidente che ci sarà necessità di riorganizzare immediatamente il servizio e ciò avrà un impatto sulla programmazione regionale».

Il Pd Per Daniela Pimponi, responsabile ambiente e rifiuti del Pd Umbria, «le notizie relative ad arresti e indagini per reati gravi di vertici di Gesenu preoccupano, ma non stupiscono fino in fondo. Da tempo – sottolinea – il Pd dell’Umbria sta portando avanti un percorso politico di grande serietà, orientato al confronto e all’approfondimento sul tema rifiuti con l’obiettivo di sviluppare una discussione più ampia e partecipata possibile con i cittadini, nei territori ma anche con i nostri amministratori. Abbiamo già detto che il sistema di produzione e gestione dei rifiuti deve cambiare e abbiamo messo nero su bianco alcune linee guida per farlo, chiedendo anche in modo esplicito di rimuovere l’opacità che troppo spesso negli anni ha circondato questa tematica. Il cambiamento è iniziato anche da alcune recenti nomine – spiega Daniela Pimponi – attraverso le quali si è data fiducia a persone nuove che hanno mostrato da subito l’intenzione di fare bene e cambiare direzione rispetto al passato. Continueremo su questa strada, con i nostri rappresentanti istituzionali e i nostri sindaci, vera parte lesa, insieme ai cittadini, in questa vicenda. Poco incisivo rispetto alla necessità di cambiare passo in materia di rifiuti – conclude la responsabile ambiente e rifiuti del Pd – è apparso, invece, il Comune di Perugia che avrebbe potuto fare molto di più in qualità di comproprietario di Gesenu».

La Lega Nord In una conferenza stampa a palazzo Cesaroni a Perugia, mercoledì mattina, i consiglieri regionali Emanuele Fiorini e Valerio Mancini, insieme al responsabile aree tematiche, Luca Briziarelli, hanno rimarcato che «la Lega Nord da tempo ha posto l’attenzione sulle molteplici criticità di un sistema rifiuti sul quale abbiamo chiesto ed ottenuto, insieme agli altri gruppi di opposizione, di istituire una apposita Commissione di inchiesta a livello regionale». La Lega Nord, inoltre, «attraverso i propri rappresentanti ha chiesto che la Commissione bicamerale d’inchiesta di occupasse dell’Umbria e di aprire un fascicolo. Ora emerge dall’inchiesta un evidente danno economico per i servizi non erogati dalle aziende e pagati dai cittadini. Noi chiediamo che si indaghi anche sui fondi pubblici erogati ai Comuni e agli Ati dalla Regione, per verificare che gli obiettivi indicati dalla stessa Regione venissero effettivamente conseguiti». Per la Lega Nord è quindi necessario che «il tavolo tecnico previsto dopo la fine dei lavori della Commissione di inchiesta venga nuovamente convocato, valutando anche l’opportunità di riattivare la Commissione stessa. Andrebbero poi individuati i responsabili politici di certe scelte, chi ha nominato i vertici delle aziende che si occupano della gestione dei rifiuti». Secondo il senatore Candiani «non è possibile che vengano chieste tasse per raccogliere rifiuti che poi non vengono differenziati, non è possibile che ci sia il governo Renzi che vuole imporre all’Umbria un nuovo inceneritore quando basterebbe migliorare le differenziata. Il 6 dicembre sarà in Umbria la Commissione bicamerale d’indagine sul ciclo dei rifiuti che si occuperà anche delle discariche di Pietramelina e di Borgogiglione e sulla scorta di questi fatti abbiamo pretesa che sia un ulteriore approfondimento».

Il Comune di Perugia L’amministrazione comunale esprime «la piena fiducia nell’operato della Magistratura impegnata a fare chiarezza sui fatti oggetto dell’indagine». Il Comune garantirà «la massima attenzione affinché, se fossero comprovate irregolarità in merito, i cittadini vengano tutelati e possano recuperare i maggiori costi sostenuti, rispetto ai quali, comunque, l’azione messa in campo da questa amministrazione ha già prodotto una sensibile riduzione della Tari». Al tempo stesso l’Ente continua nella sua «opera di verifica, controllo e rinnovamento della società, che ha già portato ad avere un nuovo socio privato e un nuovo cda. Proprio tale attività, insieme all’impegno profuso dai componenti di parte pubblica del Consiglio di amministrazione, ha concorso ad ottenere, nelle scorse settimane, la revoca dell’interdittiva prefettizia. Vicenda, quella, che non va letta in contraddizione con i fatti di oggi, ma quale conferma della bontà del percorso di rinnovamento avviato. Fin dall’inizio del nostro mandato abbiamo preteso che fossero garantite trasparenza e legalità, con lo scopo di tutelare la salute pubblica, la qualità del servizio ed i livelli occupazionali».

Andrea Liberati (M5S) «Proprio ieri – martedì ndr. – avevamo ricevuto da Gest l’allegata risposta a una nostra richiesta di accesso atti», si legge in una nota di Andrea Liberati, capogruppo Movimento 5 Stelle in consiglio regionale. «Ci erano stati opposti i soliti artifici da legulei: secondo l’azienda, partecipata al 70% da Gesenu, il gruppo M5S in Regione ‘non ha interesse qualificato’ a ottenere alcuni dati fondamentali a qualificare il mandato elettivo, e poi ‘i documenti non sono ostensibili’ e altre varie amenità. Abbiamo subito avvertito l’azienda che avremmo segnalato tale riprovevole condotta ai nostri colleghi della Commissione parlamentare sulle ecomafie, cosa immediatamente effettuata. Dopo le interdittive antimafia, a ieri, era ancora questo è il livello di trasparenza della galassia che ruota attorno al sistema rifiuti voluto dall’opaco regimetto umbro che perdura da 46 anni e che è ormai prossimo alla caduta». Per Liberati ora «si aprono scenari nuovi, da monitorare efficacemente. Il gruppo M5S si accinge pertanto a richiedere una seduta di Consiglio regionale straordinario, nella certezza che stavolta la Giunta si farà vedere, dopo reiterate e comunque ingiustificabili e offensive assenze. Per parte nostra assicuriamo che l’attenzione del Movimento, dei suoi attivisti, dei cittadini, delle libere associazioni non potrà che rafforzarsi».

Claudio Ricci «Sono abituato a fare dichiarazioni solo se supportato da documentazione certa e quindi, per quanto attiene ai provvedimenti giudiziari odierni relativi alla Gesenu, è opportuno attendere gli esiti conclusivi delle indagini, con ampio e doveroso garantismo per tutti gli indagati, sino al terzo grado di giudizio. Fatta questa premessa necessaria, emergono elementi da verificare nei riguardi delle aree in Ponte Rio, Pietramelina e Borgo Giglione: dalle carte, e da oltre un anno e mezzo, emergevano tali perplessità e in Aula, come già richiesto, se ne dovrà parlare». Questo il commento del consigliere regionale Claudio Ricci dopo gli arresti riguardanti la vicenda Gesenu. «Certamente desta una riflessione il fatto che il 9 novembre i giornali hanno pubblicato la notizia del ‘venir meno dei presupposti provvedimenti’, in capo a Gesenu, e questa mattina, invece, si leggono fatti, ovviamente da dimostrare, relativi a associazione a delinquere per traffico di rifiuti. Vi sarebbe da domandarsi poi come mai, da anni, nelle gare, afferenti a Gest, partecipata da Gesenu, e Ati 2, non sia stato mai previsto il sistema Gis Gps per il controllo automatico degli itinerari degli automezzi che trasportano rifiuti da origine a destinazione. E, per completare, anche se attiene ad un altro filone, perché non è stata chiarita la salute delle belle carpe nei fondali del lago di Pietrafitta, in Valnestore». Il consigliere conclude dicendo che «ne discuteremo in Consiglio regionale. Anche se l’Umbria raggiungerà il 70% di raccolta differenziata rimarranno da smaltire 115 mila tonnellate di rifiuti all’anno evitando, ovviamente, il ricorso a discariche. Su questo bisogna prendere una decisione».

Il presidente Auri «Preoccupano le notizie di indagini che riguardano la gestione dei rifiuti nelle nostre città. È importante che si faccia chiarezza e che lo si faccia al più presto». Così, in una nota, il presidente Auri Cristian Betti, che aggiunge: «È evidentemente prioritario, in queste ore, scongiurare ogni emergenza e rafforzare un impegno istituzionale largo teso a garantire l’efficacia, l’efficienza e la qualità del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. È altrettanto evidente che, nell’eventualità che vengano accertate responsabilità rispetto ai fatti contestati, saremo impegnati in ogni modo e con ogni mezzo per garantire la tutela dei cittadini e la sicurezza dei nostri luoghi».

Rifondazione comunista Umbria «La situazione di Gesenu dimostra il fallimento delle politiche regionali sui rifiuti messe in campo negli ultimi anni alle quali ci siamo opposti anche quando eravamo in maggioranza», si legge in una nota di Rifondazione comunista Umbria. «Le responsabilità vengano accertate nelle sedi competenti e in tempi rapidi. Il danno per i cittadini, per la salute e l’ambiente sono enormi. Detto questo, è oramai evidente che la vicenda interessa chiaramente l’Umbria e la sua classe dirigente, a tutti i livelli. Il problema della gestione dei rifiuti è politico. Le privatizzazioni sono state e sono un fallimento completo. Il Comune di Perugia poi non ha giocato alcun ruolo. Il non governo produce non solo disservizi e sprechi, ma anche il fatto che a governare i processi siano altri soggetti che hanno a cuore tutto meno che l’interesse collettivo». Per Rifondazione all’Umbria e a Perugia serve «la definizione di un nuovo Piano regionale dei rifiuti, in cui prevedere in maniera certa e definitiva l’esaurimento delle discariche, l’abbandono di ogni forma di incenerimento, l’adozione della strategia ‘Rifiuti Zero’ e la ripubblicizzazione del servizio».

Raffaele Nevi «Ho letto poco fa la nota della Pimponi del Pd, che non ho l’onore di conoscere, e mi sembrava veramente di sognare», si legge in una nota di Raffaele Nevi, presidente gruppo Forza Italia. «Accusare Romizi che avrebbe potuto fare molto di più in qualità di comproprietario di Gesenu, dopo che loro hanno costruito una società in cui il Comune di Perugia non conta nulla, è veramente incredibile e al limite del ridicolo. Dopo che si sono consegnati mani e piedi a Cerroni e compagni, che erano una cosa unica con chi ha governato Perugia negli anni passati, è veramente indicativo della confusione che attanaglia gli esponenti del Pd. Mi piacerebbe sapere poi cosa avrebbe dovuto fare Romizi più di quello che ha fatto andando avanti sempre d’intesa su questo tema con il prefetto e la presidente della Regione che la Pimponi dovrebbe conoscere bene. Si dovrebbero solo vergognare per come hanno ridotto Perugia e attaccare Romizi è un atteggiamento da sciacalli. La signora Pimponi sappia comunque che la gente non ha l’anello al naso e sa capire molto bene le differenze anche di stile tra chi governa oggi Perugia e chi gioca a fare lo scaricabarile. Quando vuole la sfido ad un pubblico confronto sul tema dei rifiuti in Umbria. Sarò curioso di sentire se la Marini la pensa come questa signora e la invito a convincere la presidente a venire in Aula a sostenere questa sua brillante tesi».

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