Scandalo Gesenu: «Urge approfondire»

Arrestato il direttore Giuseppe Sassaroli. Quattordici indagati. Il 6 dicembre torna in Umbria la Commissione bicamerale sui rifiuti

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«Martedì 6 dicembre la Commissione bicamerale sui rifiuti tornerà in Umbria e si occuperà anche delle discariche di Pietramelina e di Borgogiglione». L’annuncio è stato dato nel corso della conferenza stampa convocata dalla Lega Nord in seguito al blitz di mercoledì mattina della Guardia di finanza del del Corpo forestale dello Stato alla Gesenu.

Giuseppe Sassaroli

Giuseppe Sassaroli

Il blitz Su ordine del Gip di Perugia e coordinati dalla Divisione distrettuale antimafia di Perugia, all’alba di mercoledì gli agenti del Corpo forestale dello Stato di Perugia hanno arrestato il direttore di Gesenu, Giuseppe Sassaroli, sequestrando anche il bioreattore presso la discarica Tsa di Borgogiglione. Quest’ultimo si aggiunge al sequestro di Pietramelina in un’operazione che ha portato alla luce un’imponente truffa milionaria ai danni di 24 comuni ed enti pubblici regionali e di centinaia di migliaia di cittadini per prestazioni e servizi falsamente forniti.

Gli indagati Nell’operazione, denonimata ‘Spazzatura d’oro connection’, figurano quattordici persone indagate: Ferdinando Baldini di 44 anni, Furio Baldini di 47 anni, Alessandro Canovai 53 anni, Roberto Damiano di 39 anni, Giuliano Cecili di 66 anni, Silvio Marano di 38 anni, Giosanna Pani di 47 anni, Gianluca Perni di 40 anni, Renato Antonio Presilla di 50 anni, Luca Rotondi di 49 anni, Luciano Sisani di 65 anni, Evaristo Spaccia di 62 anni e Andrea Valentini di 37 anni. A Sassaroli è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari. I reati contestati agli indagati sono associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, truffa, frode nel commercio e in pubbliche forniture, inquinamento ambientale, gestione illecita di rifiuti e violazioni alle prescrizioni ambientali.

LEGAMBIENTE: «CASO GESENU GIÀ NOTO»

Profitti illeciti L’operazione – si legge in una nota della guardia di Finanza di Perugia – prende le mosse da alcune denunce ricevute dal Corpo forestale dello Stato nel 2013 ed ha accertato gravi reati ambientali e non, ad opera delle società incaricate della raccolta e della gestione dei rifiuti nel territorio umbro. In questo contesto la guardia di Finanza ha svolto articolate investigazioni economico-finanziarie quantificando i profitti illeciti conseguiti in oltre 27 milioni di euro.

Associazione per delinquere Le indagini sono state portate avanti per oltre due anni attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti, pedinamenti, perquisizioni e sequestri documentali e di materiale informatico, analisi e raccolta di numerose testimonianze che hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla gestione illecita di rifiuti, inquinamento ambientale, e numerose violazioni alle prescrizioni delle autorizzazioni ambientali.

gesenu3Inquinamento ambientale «L’autorità giudiziaria – spiegano le Fiamme Gialle – nell’ottica di un bilanciamento tra esigenze cautelari e necessità di garantire la continuità del servizio pubblico, ha autorizzato il conferimento dei rifiuti nel bioreattore sotto sequestro ancora per un massimo di 120 giorni al fine di permettere al gestore di individuare una gestione dei rifiuti alternativa nel rispetto della normativa ambientale. L’inquinamento ambientale supportato dagli accertamenti analitici di Arpa e dalle indagini geofisiche ha compromesso le acque del torrente Mussino ed i terreni limitrofi alla discarica in cui è stato rinvenuto percolato affiorante dal sottosuolo».

Carenze nel servizio «Nel corso delle indagini è emerso, inoltre, che le operazioni di recupero di rifiuti poste in essere presso gli impianti di Pietramelina e Borgogiglione, gestiti da Gesenu S.p.a. e da T.S.A. S.p.a., a favore della Gest S.r.l. (raggruppamento temporaneo di imprese tra Gesenu S.p.a., Tsa S.p.a., Ecocave S.r.l., Sia S.p.a.) aggiudicataria della gestione dei rifiuti urbani e speciali a favore di 24 comuni ricadenti nell’Ambito Territoriale Integrato 2 (Trasimeno – Perugino – Marscianese – Tuderte), in forza di un contratto d’appalto valido per il periodo 2009-2024 del valore complessivo di circa un miliardo di euro, in realtà non venivano effettuate o venivano parzialmente effettuate».

Discariche a rischio crolli Il consulente tecnico dell’autorità giudiziaria ha inoltre rilevato, nel corso della sua attività, «deficit di stabilità sia nella discarica di Pietramelina che di Borgogiglione che rappresenta un rischio concreto anche alla luce dei recenti eventi sismici. A seguito di ciò l’autorità giudiziaria ha provveduto ad informare le massime autorità regionali per le verifiche e l’adozione delle necessarie misure di sicurezza».

gesenu1Profitti illeciti per 27 milioni di euro La guardia di Finanza, a sua volta, ha fornito a partire dall’estate 2015 il proprio apporto specialistico per gli aspetti economici e patrimoniali. Il Nucleo polizia tributaria di Perugia ha così sottoposto ad una capillare e certosina analisi l’enorme mole di documentazione tecnica ed amministrativa acquisita dagli uomini della Forestale, nonché quella di natura contabile e commerciale esibita alle Fiamme Gialle dall’Ati2, dai 24 comuni interessati e dalle società coinvolte. Dalla disamina di oltre 400 mila formulari di carico/scarico di rifiuti e da oltre 10 mila fatture, i militari hanno constatato la commissione degli ulteriori reati di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e di frode fiscale attraverso l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Ciò ha permesso di quantificare l’ammontare complessivo del profitto illecito da sottoporre a sequestro, sia come responsabilità amministrativa delle società coinvolte in fatti penali, sia come reati tributari, per un ammontare complessivo di oltre 27 milioni di euro.

Danni ambientali ed economici «Grazie alla collaborazione tra le due forze di polizia (Forestale e Finanza, ndR) messe in campo dalla procura della Repubblica di Perugia, è stato quindi possibile svelare l’illecita attività di raccolta e gestione dei rifiuti posta in essere in Umbria dal gruppo Gesenu, che ha prodotto, nel tempo, ingenti danni all’ambiente con potenziali ripercussioni sulla salute e sul portafoglio degli ignari cittadini che pagavano le tasse di smaltimento».

Raggiri in serie «Le illegalità riscontrate – spiega un’ulteriore nota diffusa dal comando regionale della Forestale dell’Umbria – sono alla base di un’accusa per truffa milionaria ai danni degli enti pubblici territoriali titolari di contratto con la Gest che, attraverso Gesenu e Tsa, svolge il servizio per la gestione integrata dei rifiuti. Tali servizi infatti non erano svolti ma attraverso artifizi e raggiri solamente simulati, ma puntualmente fatturati e pagati dai comuni. I servizi non svolti riguardano: 1) l’omesso trattamento dei rifiuti nell’impianto di Ponte Rio; 2) il mancato recupero della ‘frazione organica umida’ nell’ impianto di compostaggio di Pietramelina; 3) la mancata biostabilizzazione della frazione umida (‘Forsu’) nell’impianto a bioreattore di Borgogiglione; 4) l’illecito smaltimento del percolato e del concentrato nelle due discariche. Tali omissioni sono state rese possibili anche grazie alla collaborazione, in alcuni casi, di laboratori di analisi compiacenti».

La sede Gesenu

La sede Gesenu

Intercettazioni e pedinamenti Il personale del Nipaf della Forestale di Perugia ha effettuato dal 2013 indagini con un’attenta analisi dei dati sulla gestione dei rifiuti da cui già emergevano ipotesi di gravi illegalità nella gestione dei vari impianti, poi confermate attraverso accertamenti diretti ed indiretti presso le aziende coinvolte, per il tramite di intercettazioni telefoniche ed ambientali, telecamere nascoste di videoregistrazioni, appostamenti e pedinamenti, successive perquisizioni e sequestri documentali ed informatici, esame di documentazione e raccolta di numerose testimonianze e consulenze.

La discarica di Pietramelina

La discarica di Pietramelina

Pietramelina Per l’impianto di compostaggio di Pietramelina (Gesenu S.p.A.) le analisi dei quantitativi dei rifiuti in ingresso e in uscita e sull’ammendante prodotto (cosiddetta analisi dei bilanci di massa), hanno evidenziato un’ingiustificata sproporzione tra ‘Fou’ in ingresso (frazione organica umida proveniente da raccolta differenziata) e compost prodotto. Ciò – spiegano dalla Forestale – ha portato ad accertare un articolato sistema finalizzato a simulare operazioni di recupero non concretamente effettuate con la conseguenza reale di dover smaltire poi in discarica ingenti quantitativi di rifiuti potenzialmente recuperabili (scarti secondari che in realtà erano la Fou non adeguatamente compostata). Tali elevati quantitativi di rifiuti ad alto contenuto di sostanza organica conferiti in discarica comportano un aumento della produzione di percolato (rifiuto liquido originato dall’infiltrazione di acqua nei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi) con le conseguenti negative implicazioni per l’ambiente e maggiore spesa per la gestione della discarica. Il poco compost prodotto e posto in vendita, tra l’altro, è risultato dagli accertamenti del Corpo forestale dello Stato, non rispettare i parametri di legge e pertanto si è ipotizzato il reato di frode in commercio.

La discarica di Borgogiglione

La discarica di Borgogiglione

Borgogiglione Per la discarica di Borgogiglione (TSA S.p.A.), attraverso mirati servizi di appostamento la Forestale ha accertato l’illecita gestione di ingenti quantitativi di rifiuti urbani ad alto contenuto di materiale organico (Forsu – Frazione organica dei rifiuti solidi urbani da raccolta indifferenziata, proveniente dall’impianto di selezione di Ponte Rio) che venivano smaltiti direttamente in discarica tradizionale anziché nel bioreattore dove sarebbe dovuta avvenire la biostabilizzazione di tali rifiuti organici e che così pertanto veniva omessa, vanificando tra l’altro il preventivo trattamento effettuato a Ponte Rio (ovvero di separazione tra frazione umida e secca). Il tutto in violazione delle normative e delle autorizzazioni e attraverso la falsificazione di registri di carico e scarico rifiuti.

Percolato smaltito illegalmente È stato proprio per ovviare alle ingenti spese di gestione del percolato e del concentrato (rifiuto prodotto dall’impianto di trattamento del percolato che corrisponde in pratica a percolato fortemente concentrato con alta concentrazione di inquinanti) che all’interno della discarica di Pietramelina (Gesenu S.p.A.) e della discarica di Borgogiglione (TSA S.p.A.) sarebbe stata posta in essere una gestione illecita del percolato e del concentrato. Nelle due discariche in esame infatti il percolato prodotto doveva essere in parte smaltito presso depuratori esterni, in parte trattato in loco attraverso impianti di ‘trattamento’. Il concentrato prodotto da questo trattamento, contenente tutti gli inquinanti presenti in forma molto più concentrata (da 3 a 5 volte), deve essere smaltito presso impianti terzi. È stata accertata invece una gestione illecita di tale rifiuti che, in violazioni alla normativa e alle autorizzazioni, sono stati smaltiti direttamente nel corpo di discarica. Inoltre la discarica di Borgogiglione presenta seri problemi di tenuta per rottura del fondo accertata.

Ponte Rio Per l’impianto di selezione di Ponte Rio (Gesenu S.p.A.) le indagini svolte hanno consentito di ipotizzare che in tale struttura alcune tipologie di rifiuti speciali subivano un trattamento non appropriato per permettere il cambio codice dell’originario rifiuto nel codice CER 19.12.12 ‘altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti diversi da quelli di cui alla voce 19.12.11’. Per tale codice è infatti escluso il rispetto del parametro analitico per il conferimento diretto in discarica. In questo modo enormi quantitativi di rifiuti speciali (pari a circa 124 mila tonnellate) sono stati smaltiti illegalmente in discarica attraverso un semplice cambio codice (cosiddetto ‘giro bolla’) operato presso tale impianto. Dall’analisi dei dati dei rifiuti gestiti in tale impianto è inoltre emerso che, in alcuni anni, il trattamento di selezione ai rifiuti urbani indifferenziati è stato omesso con conseguente smaltimento in discarica di rifiuti ricchi di materiale organico.

Fratelli Baldini Un ulteriore importante filone – spiega la Forestale – è incentrato sull’attività di smaltimento posta in essere dalla Fratelli Baldini s.r.l. Per tale ditta, che risulta iscritta in procedura semplificata per l’attività di recupero di imballaggi in carta e cartone e la messa in riserva di altre tipologie di rifiuti, nonché autorizzata al trasporto di rifiuti, è stata ipotizzata una gestione illecita di ingenti quantità di rifiuti classificati ad arte come imballaggi misti, che di fatto appartengono ad altre tipologie (non recuperabili). Tali rifiuti simulando un ‘attività di recupero vengono inviati tal quali in discarica con il codice mutato in 19.12.12 per cui vige la deroga del parametro doc.

«Commissariare Gesenu» A seguito della maxi operazione, Carmine Camicia – capogruppo dei ‘Conservatori e riformisti’ al consiglio comunale di Perugia – ha inviato al sindaco Andrea Romizi una lettera aperta nella quale chiede di ritirare dal consiglio di amministrazione dell’azienda i rappresentanti dell’ente, chiedendo formalmente al prefetto di commissariare Gesenu. «Pensare che una pseudo vendita, dopo le interdittive antimafia e la sospensione dall’albo dei gestori dei rifiuti, potesse far cambiare la situazione della società – scrive Camicia – significava credere ancora alle favole, poiché l’intera organizzazione apicale della società era sempre ai vertici della stessa. Il vice sindaco, che ha voluto gestire in prima persona l’intera vicenda, si dovrebbe assumere tutte le responsabilità di quanto è accaduto. In più occasioni il sottoscritto gli aveva suggerito di sostituire gli addetti apicali e di mettere in vendita le quote che dovevano essere acquistate dall’ente, visto l’irrisorio costo, per poi rimetterle sul mercato scegliendo un partner nuovo, capace e oserei dire pulito». Il consigliere parla di «vicenda ormai ingestibile per l’amministrazione comunale» e chiede al sindaco di «ritirare dal cda Gesenu i propri rappresentanti, costituirsi parte civile nella vicenda giudiziaria e chiedere al prefetto di nominare un commissario prefettizio».

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