Terni, Asm: un ‘gioiello’ o una palla al piede?

La cessione di una quota dell’Asm continua ad essere una proposta, solo che l’acqua dei debiti in cui si trova immerso il Comune sale di livello e si avvicina verso la gola – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Ad un certo punto l’esigenza fu che, in ossequio al principio del contenimento della spesa pubblica, ai Comuni fu “consigliato” di rivedere profondamente il ruolo svolto nelle aziende partecipate e municipalizzate. E così il Comune di Terni mise a punto un piano di razionalizzazione.

Il gioiello di famiglia era l’Asm, un acronimo che una volta significava azienda servizi municipalizzati, e che ora sta per azienda speciale multiservizi. Certo, almeno s’è risparmiato qualcosa, evitando di doversi inventare un nuovo acronimo e cambiare le scritte sugli sportelli delle auto di servizio o l’insegna sul palazzone di Maratta. Un segno di oculata gestione? Una botta di fortuna, e a conti fatti, un qualcosa di positivo nel conto economico.

L’Asm – i dati non sono recentissimi essendo riferiti al 2013, ma ugualmente significativi – nel 1999, aveva fruttato un miliardo e mezzo di lire per le casse comunali; aveva trecento dipendenti e un fatturato di ottanta miliardi di lire. Nel 2013 i dipendenti erano ancora trecento, il fatturato 55 milioni di euro (ossia,a palmi, poco più di cento miliardi) e nelle casse comunali furono trasferiti 866mila euro (vale a dire poco più del solito miliardo e mezzo). In sostanza in dieci anni s’era rimasti fermi lì.

Cosicché quando il Comune di Terni avanzò l’ipotesi di vendere una bella fetta del gioiello di famiglia (a privati o altri enti pubblici) ci fu chi si dichiarò pronto alle barricate. La motivazione era: questi si vendono un pezzo dell’Asm per otturare qualcuno dei grossi buchi del bilancio comunale, così il prossimo anno avremo sempre i debiti e non più l’Asm.

Un anno dopo siamo ancora a discuterne. Il buco di bilancio si allarga sempre più, la cessione di una quota dell’Asm continua ad essere una proposta, solo che l’acqua dei debiti in cui si trova immerso il Comune sale di livello e si avvicina verso la gola.

Significa che prima o dopo sarà necessario avviare qualche procedura d’urgenza e non ci sarà più tempo di andare tanto per il sottile o perdersi in disquisizioni più o meno ideologiche.

E’ ora di prendere il toro per le corna: avviare a ritmi serrati il confronto, perché è vero – come si sostiene da qualche parte – che il bilancio di un ente locale non è solo una questione di partita doppia. Discussione, ma con la convinzione di prendersi ognuno le responsabilità di competenza, senza traccheggiamenti e di arrivare alla svelta ad una decisione: “votate come volete, ma votate”, ragionava uno slogan elettorale (o era “Canzonissima”?), anche perché tra un altro anno forse il dubbio sarà: bere o affogare?

 

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