Terni: «Chiedeva aiuto e poi solo il silenzio»

Il dramma dell’omicidio del 91enne Giulio Moracci nelle parole della vedova Fioranna, sentita nel processo in corso a Terni

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Il dramma della morte di Giulio Moracci riecheggia nell’aula del palazzo di giustizia di Terni, attraverso il racconto della vedova, l’87enne Fioranna Fineschi, aggredita insieme al marito dalla banda di rapinatori rumeni il 28 aprile del 2015, nell’abitazione dove i due vivevano in via Andromeda.

Testimone-chiave La donna è stata sentita dalla corte d’assise di Terni, nel processo che vede imputate sei persone: i due autori materiali del ‘colpo’ finito in tragedia, il ‘palo’ e i tre presunti basisti. «Erano più o meno le 13 e 30 del 28 aprile di un anno fa – ha ricordato la signora Fioranna, lucida e puntuale nella sua deposizione – quando ho sentito suonare il campanello. Ho alzato il citofono e un uomo mi ha detto ‘signora, c’è un telegramma per lei’. Ho aperto la porta e subito, immediatamente, mi sono trovata addosso due persone, giovani, a volto coperto».

Legata e imbavagliata «Indossavano tutti e due un cappellino, pantaloni corti e avevano il viso coperto da una fascia. Si vedevano solo gli occhi. Mi hanno spintonata dentro casa fino a farmi cadere a terra, nello studio. Ho provato a chiedere aiuto ma mi hanno gelata con una frase: ‘Se non stai ferma ti ammazziamo’. A quel punto hanno tirato fuori dallo zaino lo scotch e me lo hanno messo sulla bocca e poi sugli occhi, respiravo malissimo».

«Mi chiamava, poi non più» I due – i 20enni rumeni Gheorghe Buzdugan e Elvis Epure – parlottano fra di loro, poi cercano tutto quello che – fra oro, soldi e preziosi – c’è in giro. Prima frugano nel cassetto dello studio e poi vanno nelle altre stanze, insieme, fino alla camera da letto dove sta riposando il 91enne Giulio Moracci. «Ho sentito mio marito che mi chiamava, si lamentava. Poi con il passare di secondi, interminabili, non ho sentito più la sua voce. E ho capito che stava accadendo qualcosa di terribile». Finito il ‘lavoro’, i rapinatori escono di casa ma prima hanno un gesto di ‘pietà’: uno dei due si china sulla donna e le allenta la stretta dello scotch sulla bocca. «Non mi hanno picchiata, questo no. Ma quello che è accaduto in quei momenti è stato terribile. Poi sono arrivati i carabinieri che mi hanno liberata».

La colf Poi l’interrogatorio si sposta sulla colf 48enne Angela Cioce, indicata dall’accusa come fiancheggiatrice della banda che ha ideato il colpo: «La conosco questa donna, la Cioce (la indica fra gli imputati, ndR) ma non ha mai lavorato per me. Faceva le pulizie a casa di mio figlio, che vive nella stessa palazzina al primo piano, sotto il mio appartamento. Le chiavi per entrare lì gliele davo io e lei me le restituiva subito dopo aver aperto, poi iniziava a fare il suo lavoro. Dopo un po’ di mesi mi ha detto: ‘Guardi, ci penso da sola ad aprire’ e dopo me le faceva trovare vicino alla porta. Non penso sia mai entrata in casa mia né abbia mai avuto a disposizione le chiavi del mio appartamento».

I carabinieri Dopo la deposizione della vedova Moracci, sono stati sentiti i carabinieri del nucleo investigativo di Terni che hanno indagato prima e dopo la rapina-omicidio. Dalla segnalazione di una fonte confidenziale definita «assolutamente attendibile» come il 44enne ternano Claudio Lupi, poi arrestato dagli stessi militari, ai sopralluoghi svolti a Terni dal romano Gianfranco Strippoli («aveva ‘puntato’ una banca di via Bartocci e il negozio Orocash di viale della Stazione» hanno detto i militari in aula), fino alla mattina del ‘colpo’ in via Andromeda in cui il gruppo si è ricongiunto insieme alla ‘manovalanza’ rumena giunta dalla zona di Roma. Gli uomini dell’Arma non sapeva in quale casa la banda sarebbe entrata e infatti per individuarla, dopo gli arresti, hanno dovuto bussare a più porte. Fino a quando, sulle scale, non hanno percepito i lamenti dell’87enne: hanno sfondato la porta, l’hanno liberata – salvandole la vita – e poi hanno scoperto il dramma di Giulio Moracci, riverso supino nel letto, con le mani legate dietro la schiena e ormai privo di vita.

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