Terni e politica brutta: ignoranti e prepotenti

La città che non piace – ma davvero e fino in fondo – è quella delle risse, ormai vicinissime al non essere più solo verbali – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

La Terni che non piace non è solo quella del traffico caotico, dell’inosservanza delle regole – persino le più elementari– o quella delle buche e della raccolta dei rifiuti che in certe zone sembra non trovare verso. La Terni che non piace – ma davvero e fino in fondo – è quella delle risse, ormai vicinissime al non essere più solo verbali.

E’ uno spettacolo deprimente quello che si dà dal palazzo della politica. Le “bruttezze” della Terni di oggi vengono proprio da lì: da una politica fatta di veleni, di denunce in Procura, di appelli alla magistratura, di urla, di insulti e denigrazioni.

Quando invece parrebbe ovvio che proprio nei momenti difficili serva il confronto magari serrato, ma contenuto nei limiti della buona educazione, del rispetto dell’avversario e delle Istituzioni, della dignità. E soprattutto che si ponga il fine di costruire, di trovare gli strumenti perché la società cresca. Che trovi almeno il motivo del contendere in una qualche idea o proposta.

Il rispetto delle Istituzioni, ossia dei simboli della collettività intera, esige ormai che si proceda ad un generale esame di coscienza: franco, reale e concreto. L’opposizione ormai si fa a colpi di teatro o a mal parole nell’ignoranza più completa di ogni nozione giuridico–costituzionale, secondo il tratto caratteristico di qualche comico che ha trovato in questo modo il “gerovital” per una carriera in calo. Opposizione, in politica, significa opporre proposte diverse e magari contrastanti rispetto a quelle di chi governa. Ponendosi come alternativa capace di assumere provvedimenti più vantaggiosi e non come vestendo l’abito candido del “puro che epura”,.

Nel contempo appare ovvio che un’opposizione non può essere zittita con l’arroganza e la prepotenza. Anche se è fatta solo di urla, di richieste d’interventi della magistratura; anche se saltando a pié pari ogni diritto costituzionale (e umano) sventola giudizi sommari e anticipa sentenze che spettano ad altri poteri dello Stato italiano.

Invece è risultato essere dettato proprio dall’arroganza il comportamento di alcuni esponenti di qualche cooperativa chiacchierata con la gazzarra dell’altro ieri, quando c’è stata l’invasione di non giornalisti ad una conferenza stampa che i Cinquestelle avevano convocato a Palazzo Spada, la sede dell’Istituzione che è di tutti i ternani.

Un’invasione finita in rissa verbale, ma al contatto fisico mancavanno solo pochi millimetri. Un modo di fare arrogante e prepotente non solo nei confronti dell’opposizione, ma della città intera. Come se fosse possibile che esistano “agglomerati” non criticabili, e nemmeno sospettabili,quasi fossero la moglie di Cesare.

Il risultato è che un altro passo avanti è stato compiuto verso il discredito totale delle Istituzioni, della politica e dei politici. E non vale imbracciare lo scudo della difesa di diritti inviolabili come il lavoro se con l’altra mano si mostra il tortore. Anche perché l’inviolabilità di certi diritti vale per tutti. Non solo per alcuni.

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