Terni: giunta, rimpasto e incubi notturni

Lo farà o non lo farà il sindaco Di Girolamo? Quanti ne toglie e ne mette? E – soprattutto – chi? Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

E’ vita questa? No che non è vita! Ogni sera faticare almeno un’ora prima di prendere sonno. Per di più un sonno agitato, frammentato, dominato dall’ansia. Colpa del caldo? Macché.

Come si fa a prender sonno quando c’è un dubbio che ti schiaccia? Quando vivi nell’incertezza del domani e con un grosso punto interrogativo rosso che parte dal soffitto e ti pende lì, proprio davanti alla faccia: lo farà o non lo farà il rimpasto degli assessori, il sindaco Di Girolamo? E se lo fa quanti ne toglie e ne mette? E – soprattutto – chi?

Perché sembra che se uno si chiama Bianchi o Neri o Rossi il bilancio del Comune cambi, i debiti spariscano, il lavoro si trovi, la raccolta dei rifiuti funzioni, il traffico scorra, l’aria diventi salubre. E chi farà fuori?

Quell’Armillei che a volte si mette persino a pensare e qualche volta “esterna” pure? O la Tedeschi la quale, ad onta del nome, non ce la fa a portare turisti stranieri a Terni?

Come si fa, mentre si affoga nel sudore con gli occhi sbarrati e fissi sul punto interrogativo rosso, a non prendersi preoccupazione pure per loro, gli assessori?

Per chi dovrebbe andarsene, ovviamente, ma soprattutto per chi dovrebbe prendere il loro posto. Anche se, a sentire “radio noce” i sostituti non mancano, perché ogni giorno circolano nomi nuovi tanto che già una buona fetta di città ha virtualmente appoggiato il lato B su una poltrona di Palazzo Spada.

Per cortesia, per rendere tranquille le notti dei ternani si faccia qualcosa.

Magari una puntura di Gerovital mista a Decisional al sindaco mentre (lui sì) dorme tranquillo. Che ci dica qualcosa. E se fosse possibile di definitivo.

Il rimpasto o non lo fa o lo fa, tocca a lui che li nomina mettendoci la faccia decidere gli assessori. O lascia quelli che ha o li cambia e, caso mai, per scegliere tenga presente il metodo infallibile che si usava a Terni quando era un ‘Libero Comune’ serio, roba di seicento anni fa: allora mettevano i nomi di chi poteva amministrare la città dentro un bussolotto, poi estraevano a sorte tre o quattro cittadini.

E quelli finché non scadeva il mandato dovevano soffiarci.

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