Terni, grana-movida: quei tavoli contestati

I gestori dei locali: «Se li togliamo mezzanotte perdiamo il 30 per cento degli incassi. Non ce lo possiamo permettere»

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di Alessandra Vittori

movidaSono le 18,00. Via Lanzi è silenziosa, i tavolini dei locali sono disposti in ordine. Una coppia sorseggia un prosecco, altri chiacchierano svogliatamente al bancone. A Piazza dell’Olmo la situazione è simile. È vuota e buia, fatta eccezione per i faretti rosa che in un baleno catapultano la mente dei rari passanti alla movida del sabato sera. La situazione è quella di sempre, si incontra un amico, un’amica, un vecchio conoscente, si beve un drink, si fanno due chiacchiere e poi c’è chi finisce la serata a ballare o chi se ne torna a casa pago della serata trascorsa. Eppure c’è chi non riesce proprio a mandar giù il fatto che i ragazzi si riuniscano in queste due zone nevralgiche e si nasconde dietro ai tavolini, proprio gli stessi di cui si parla nella delibera comunale impugnata dall’associazione ‘Vivere il centro storico’.

La delibera Stando al documento, dal 1° dicembre, i locali, il venerdì, il sabato e la domenica dovrebbero togliere i tavolini alle 24,00, mentre gli altri giorni alle 23,00, eccezion fatta per il lunedì, quando non potrebbero occupare il suolo pubblico. Ma i gestori non ce la fanno e continuano a seguire l’orario estivo.

movidaL’orario estivo A partire da maggio il ‘coprifuoco’ per i famosi tavolini si allunga e la serata è ‘concessa’ fino alle 2,00. L’aria si riscalda e i ragazzi che escono sono sempre di più e stanno anche in giro di più. «I residenti non si sono mai lamentati, sono solo questi 7 – 8 del comitato ‘Vivere il centro storico’ che si lamentano. E poi neanche vivono qua», dice Simone, proprietario di Rolando. «Ma poi non è d’estate che si spalancano le finestre per sopportare il caldo? D’inverno il rumore dovrebbe dare meno fastidio, con tutte le finestre tappate».

SIMONE E ANDREA DICONO LA LORO – IL VIDEO

Responsabilità Simone è categorico, non vuole fare polemiche inutili. Dello stesso avviso anche il People. «Ci prendiamo tutte le nostre responsabilità», dicono. «È vero non leviamo i tavolini a mezzanotte – continua Simone – ma in questo periodo storico che conosciamo tutti, io non posso permettermi di cacciare via la gente. Noi lavoriamo praticamente solo il venerdì dopo cena e il sabato, se io sbaracco tutto quando dicono loro perdo minimo il 30 per cento degli incassi e ripeto proprio non posso. Anche perché le tasse aumentano e io invece i cocktails, che sono la cosa che costa di più, li faccio pagare 5 euro da sempre. Se noi leviamo prima tutto vuol dire che prima dobbiamo licenziare i ragazzi e tra tutti i locali sarebbero veramente tanti i ‘nuovi’ disoccupati e poi finiremmo per chiudere. Questo lavoro lo faccio da 11 anni e nessuno si è mai lamentato, non posso chiudere per 7-8 persone che dovrebbero pensare ad altro».

movida, spazzaturaParcheggi selvaggi e spazzatura «Mi devono spiegare perché la loro principale preoccupazione sono i tavolini dei locali quando, secondo me, vivere in centro, la parte migliore della città vuol dire un’altra cosa. C’è un senso civico che andrebbe rispettato. Loro pensano ai miei tavolini, ma poi pretendono di parcheggiare dove vogliono, sui marciapiedi, in mezzo alla strada… E poi vogliamo parlare della spazzatura? Da quando hanno messo la raccolta differenziata è un disastro. Questi sono i miei secchioni, ma è evidente che la spazzatura che c’è dentro non viene da un locale, ma da un’abitazione. Tutti quelli che non hanno voluto mettere i bodoni nei loro palazzi, buttano nel mio secchione. Ma quando inizieranno a fare le multe le dovrei pagare io, perché loro non rispettano le regole? Io non ci sto più», conclude Simone.

E i teatri? A fare da spalla a Simone c’è Andrea, il proprietario del Go che dice: «Si lamentano dei tavolini, dei ragazzi che stanno in giro. Ma invece di prendersela con noi, perché non pensano al fatto che piano piano questa città sta morendo? Non c’è più un teatro, non ci sono parchi, ma anche i giovani che devono fare il sabato sera? Non possono neanche prendersi una birra in pace e farsi due chiacchiere seduti? E poi anche se io levassi tavoli e sedie, sulle panchine di marmo del comune non si metterebbero seduti comunque? E poi non riesco a capire. Le acciaierie, l’inceneritore e tutto quello che ci sta inquinando si sopporta e non ci si lamenta per due sedie e due tavolini, però si tirano fuori i denti».

movida, via lanziGente in giro Perfettamente d’accordo con Simone, sono Enri e Andrea, proprietari del People. «L’orario invernale è ridicolo. I ragazzi iniziano a uscire alle 23,30, se devo togliere i tavoli alle 24 che li mettiamo a fare. E poi è ingiusto. Noi paghiamo il suolo pubblico per tutta la giornata e poi possiamo mettere i tavoli per poco più di 4 ore? Non ce la facciamo a toglierli prima, non ci staremmo neanche con le spese. Questo vuol dire licenziamenti e chiusura perché i fornitori non sapremmo come chiamarli. Da qui ricavano lo stipendio otto famiglie, come si fa se chiudiamo? Ma poi veramente pensano che togliendo i tavolini i ragazzi non starebbero più in giro? La situazione peggiorerebbe perché a quel punto starebbero veramente in giro per tutta la città. E poi tutte le panchine, il comune che fa le lava? Fa una piazza nuova piena di posti per mettersi seduti e poi noi che paghiamo anche dobbiamo togliere i tavoli? Forse non hanno considerato che la legge nazionale permette di servire alcolici fino alle 2 del mattino, noi serviremmo da bere comunque, la differenza sta solo nel vederli seduti o meno. Ma poi considerando anche l’aspetto più stupido: con tutte queste persone in giro, non si sentono più sicuri? Chi penserebbe di introdursi in casa d’altri davanti a tutti questi testimoni?».

La Fipe Intanto la Federazione rappresentativa dei pubblici esercizi, dopo la nota di martedì del gruppo ‘Vivere il centro’,  respinge gli allarmismi incontrollati che vogliono dipingere il centro città di Terni come una specie di Far West e chiede un confronto urgente con l’amministrazione comunale per un confronto ad ampio spetto sui problemi del centro storico. «Il centro urbano – dice Mirko Zitti, presidente Fipe Confcommercio Terni – non è un’area unicamente destinata a residenti, ma patrimonio comune di tutti, cittadini e imprenditori, e sempre di più in futuro, nel quadro della reindustrializzazione digitale delle aree urbane, sarà sede naturale di attività di impresa produttive non solo di servizi di somministrazione, ma anche di attività artigianali e industriali di nuova generazione. Basta questa evidenza per classificare come battaglie di retroguardia le esternazioni incontrollate di alcuni che evidentemente non colgono questa complessità dei fenomeni contemporanei. Certo, a maggior ragione le norme vanno rispettate, ma vanno anche intese come un sistema dinamico di equilibrio dei diversi interessi e delle diverse attività, tutte aventi piena cittadinanza nel centro urbano».

Le attività «La somministrazione in particolare – aggiunge Zitti – apporta un notevole contributo occupazionale alla città, in un momento in cui ne abbiamo tutti molto bisogno. Pertanto più che scoprire dentro di noi l’animo del controllore, se si vogliono affrontare e risolvere davvero i problemi, occorre che l’Amministrazione Comunale controlli circa l’adeguatezza e la reale aderenza del complesso delle norme vigenti alle reali situazioni del mercato. Infatti, più che il minuto di ritiro di tavoli e sedie, alla Fipe sembra importante intervenire sul decoro complessivo, quello sì, carente dell’area urbana, sui suoi livelli di sicurezza a vantaggio di tutti i cittadini e le imprese».

L’incontro «Fipe Confcommercio – conclude  Zitti – chiede pertanto un incontro con gli assessori competenti Emilio Giacchetti e Vittorio Piacenti D’Ubaldi per condurre questa verifica, affrontando diversi aspetti anche meno ‘evidenti’, ma che sono in grado di incidere negativamente sulle imprese e favorire i deprecabili fenomeni di chiusura degli esercizi, desertificazione del centro e abbassamento dei livelli di sicurezza, decoro e qualità urbana, che tanto deprimono la città e i cittadini tutti. Diversi sono gli aspetti critici, che al di fuori di una logica di litigiosità ingiustificata, senza rendersi conto che la qualità della vita nel centro città è un interesse comune di cittadini e imprese, possono essere affrontati senza retro pensieri: un orario unico in inverno mutuando quello estivo, la soppressione del giorno di divieto settimanale di occupazione del suolo, maggiori controlli, anche basati su strumenti di collaborazione, un ripensamento dell’ordinanza di blocco del traffico, importante per la qualità urbana, che non comprima gli incassi dei periodi natalizi, e infine un maggiore confronto con le associazioni realmente rappresentative dei diversi interessi in campo, magari con un tavolo permanente».

 

 

 

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