Terni in crisi: che fare? Si prega San Valentino

Riunione congiunta di cervelli – tra Camera di commercio e Comune – per partorire la solita idea di piano di marketing sul patrono – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Non gli danno un minuto di pace a San Valentino. Va bene che lui è il santo patrono. Ma che adesso gli buttino addosso anche l’incombenza di risollevare le sorti economiche di Terni sembra quasi un volersi approfittare.

‘San Valentino pensaci tu’ è il messaggio che scaturisce da una riunione congiunta di cervelli tenutasi una mattina di questa settimana su iniziativa del presidente della Camera di Commercio. I componenti della giunta camerale e della giunta comunale hanno deciso ‘e ufficialmente indicato’ che d’ora in avanti lavoreranno di concerto per il bene della città.

Era ora. Casomai resta da chiedersi che hanno fatto finora. Perché pare ovvio che le istituzioni di una città si consultino, collaborino, apportino ciascuna per la proprie competenze una serie di contributi, di idee, di suggerimenti, di proposte, di atti. Meglio tardi che mai, diceva quello. E qui un altro dubbio sorge spontaneo: ma la Camera di Commercio di Terni non sparirà nel 2018 assorbita nell’unica camera di commercio umbra? Chi vivrà vedrà. Per l’intanto va anche considerato che a marciare spediti in un paio di anni si può ancora fare qualcosa di buono.

Si è già cominciato, stando a quanto fa sapere la stessa Camera di Commercio nel diffondere le risultanze della riunione congiunta. Tre le questioni principali. Ma quella su cui si insiste maggiormente è la prima. Ossia un’azione di ‘rilancio del territorio attraverso la costruzione di un piano di marketing territoriale turistica incentrato sulla figura di San Valentino’, il che significa – seppure detto nei termini di moda nell’anno 2016 – quello che si è detto a partire dagli anni Settanta, per poi ribadirlo negli anni Ottanta e – ancora – Novanta del secolo scorso. I frutti raccolti sono pochini e ormai rinsecchiti.

Chissà perché ci si è presi di petto il Giappone, contando sul fatto che siccome laggiù il santo degli Innamorati ‘tira’, carrettate di giapponesi sarebbero arrivati a Terni. Bastava mettere in atto un’oculata e sapiente campagna promozionale. Risultato? A palmi, i ternani andati in Giappone sono più o meno quanti i giapponesi arrivati a Terni. Basta un’occhiata alle cronache giornalistiche di quegli anni. Non appena un giapponese si avvicinava alla basilica di San Valentino la sua presenza veniva segnalata con grande clamore. Poi, buonanotte. Adesso vogliamo riprovarci? Beh almeno che si tenga presente che il mito del santo degli innamorati trova la propria forza nella tradizione e nella cultura anglosassone più che in quella shintoista.

Un miracolo potrebbero farlo anche loro, però. Quello di farsi venire un’idea nuova. Perché a parte il tardivo riconoscimento che anche il turismo può avere rilevanza nell’economia dell’Umbria del Sud e il conseguente piano di marketing territoriale di cui sopra, si informa che la riunione è servita per ribadire che i problemi sono legati alle difficoltà della macchina amministrativa comunale ‘che sta lavorando ad un piano pluriennale di riequilibrio’ e che servono ‘proposte congiunte per rimettere in moto la città anche in considerazione delle diverse opportunità attualmente esistenti come il riconoscimento di Area di crisi complessa, gli ingenti fondi assegnati come Agenda Urbana, le risorse disponibili a fronte di progettazione grazie ad Industria 4.0’.

Che significa quattro punto zero? Il sospetto è che quattro sono le opportunità da sfruttare. E che le proposte – per ora – stanno a zero.

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