Terni, inceneritore: l’Arpa a muso duro

Dopo l’attacco di Terni Biomassa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale replica: «Se c’è un laboratorio accreditato sul serio è proprio il nostro»

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La prima reazione, dopo la presa di posizione di Terni Biomassa (dopo le ordinanze che hanno imposto il fermo dell’inceneritore di Maratta) è stata di stupore, poi – a quanto pare – è montata la rabbia. Dopo l’attacco frontale che l’azienda ha rivolto all’Agenzia regionale per la protezione ambientale – «Non conosciamo le modalità con cui Arpa ha effettuato i controlli e non abbiamo evidenza formale dei risultati» – chiedere una replica era il minimo. E le parole sono chiare.

L’Arpa «Loro (Terni Biomassa; ndr) parlano di laboratori accreditati – spiegano dall’Agenzia – ma forse dimenticano che se ce n’è uno accreditato sul serio è proprio il nostro, visto che viene utilizzato, tra gli altri dalla procura della Repubblica, dai carabinieri e dalla Guardia di finanza. E che siamo gli unici, nel centro Italia, ad effettuare analisi sui materiali bioplastici per la rilevazione delle diossine. Comprendiamo la necessità di difendersi, ma quella sortita potevano davvero risparmiarsela».

I prelievi E poi, fanno notare da Arpa, «quando si sono fatti i prelievi, insieme ai nostri tecnici c’erano anche i carabinieri del Noe e, come sempre in questi casi, di ogni campione prelevato e di ogni procedura svolta è stata lasciata una copia a Terni Biomassa, che potrà eventualmente utilizzarla come meglio crede».

Le risposte E proprio su questo aspetto l’Arpa replica in maniera decisa, dopo che Terni Biomassa aveva fatto sapere di aver «fornito tutte le risposte formali al riguardo ai soggetti interessati». Secondo l’Agenzia «queste risposte non le abbiamo ricevute». Insomma: dal ‘camino’ di Terni Biomassa al momento non esce nulla, ma di fumo in giro ce ne sarebbe ancora parecchio.

 

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