Terni, la famiglia Raggi fa causa allo Stato

Citati per danni i ministeri dell’Interno della Giustizia e la presidenza del Consiglio dei ministri: «Ci sono tante responsabilità»

Condividi questo articolo su

di F.T.

David Raggi

David Raggi

Come già ipotizzato dopo la sentenza di primo grado, ora la famiglia Raggi compie un passo importante e fa causa allo Stato – ai ministeri dell’Interno della Giustizia e alla presidenza del Consiglio dei ministri – per la morte di David. Ad annunciarlo (VIDEO) è il legale che la rappresenta, l’avvocato Massimo Proietti di Terni, che nella giornata di martedì provvederà a notificare l’atto di citazione a giudizio di fronte al tribunale civile di Roma, con udienza già fissata per il prossimo 6 giugno.

«STATO RESPONSABILE»: PARLA L’AVVOCATO PROIETTI

LA SENTENZA A TERNI: 30 ANNI AD AMINE AASSOUL – VIDEO

Amine Aassoul

Amine Aassoul

«Buchi neri» «Il dramma di David e della famiglia Raggi non deve essere dimenticato, così come le responsabilità dello Stato su una tragedia che poteva essere evitata – afferma l’avvocato Proietti – . Da subito abbiamo detto che molte cose non hanno funzionato. Amine Aassoul non doveva essere in Italia e comunque non doveva essere libero perché, già prima dell’omicidio di David, aveva un pesante cumulo di pene da scontare».

DAVID: UNA MORTE CHE LASCIA SENZA PAROLE

Citati «E’ arrivato il momento di chiedere nuovamente giustizia, questa volta sul piano civile dopo la condanna di Aamine Aassoul a 30 anni di reclusione da parte del tribunale di Terni. Si tratta di un atto dovuto. Abbiamo individuato responsabilità importanti che riguardano due ministeri (Interno e Giustizia, ndR) e la presidenza del Consiglio. Ciascuno di loro dovrà rispondere per la morte di David». La richiesta di risarcimento danni avanzata dalla famiglia Raggi, in linea con l’atto di costituzione di parte civile nel processo penale, è pari a 2 milioni di euro, oltre alle provvisionali fissate dal tribunale.

UNA CITTA’ IN LACRIME PER DAVID RAGGI

Le responsabilità Al ministero della Giustizia il legale della famiglia Raggi – alla conferenza stampa era presente Diego, il fratello di David – viene addebitato il fatto che Amine Aassoul fosse a piede libero, nonostante già nel gennaio del 2014 avesse accumulato pene pari a sei anni e otto mesi di reclusione. Al ministero dell’Interno si contesta la mancata espulsione del 29enne, «come ampiamente dimostrato dal tribunale di Caltanissetta che ha sancito l’assenza delle condizioni per una sospensione automatica».

TERNI RICORDA DAVID

Il fondo di garanzia I danni vengono chiesti anche alla presidenza del Consiglio, per la mancata attuazione della direttiva comunitaria 80 del 2004 (che doveva essere recepita entro il luglio del 2005) che prevede l’istituzione di un fondo di garanzia per le vittime di reati gravi, commessi da persone prive di reddito – è il caso di Amine Aassoul – o che non possono liquidare le provvisionali a cui sono stati condannati. Nel caso dell’omicida di David il tribunale aveva fissato una cifra complessiva di 400 mila euro in favore dei familiari del ragazzo, oltre ai danni da liquidare in sede civile.

Le cause ‘pilota’ L’azione legale promossa dall’avvocato Proietti è la terza in Italia di questo tipo e si basa su due ‘precedenti’ – con sentenze emesse dai tribunali di Torino (2011) e Roma (2013) – legati ad altrettanti omicidi. In entrambi i casi i familiari delle vittime hanno ottenuto la condanna dello Stato per la mancata istituzione del fondo di garanzia previsto dalle norme europee.

«A tutela del cittadini» «Il fondo di garanzia – afferma il legale – era stato pensato per reati connessi a stragi e terrorismo, ma poi nel tempo la giurisprudenza si è ‘affinata’ riconducendo il tutto ad un ambito più ampio, rappresentato dai reati comuni – non solo gli omicidi – particolarmente gravi. Lo Stato ha il dovere di garantire i propri cittadini quando gli autori di tali delitti non possiedono beni o non posso risarcire le vittime. Nel caso di David Raggi le responsabilità sono comunque più ampie, e interessano direttamente due ministeri, perché Amine Aassoul quella sera maledetta, non doveva trovarsi lì. Punto».

L’appello Nel frattempo, a poco più di tre mesi dalla condanna dell’omicida a 30 anni di reclusione, la difesa di Aassoul ha impugnato in Appello la sentenza emessa dal gip Simona Tordelli. Nel documento si ribadisce la principale tesi difensiva già rappresentata in aula, in base alla quale il 29enne marocchino non avrebbe ucciso volontariamente David, ma sarebbe ‘andato oltre’ le proprie reali intenzioni. Da qui la tesi che l’omicidio sia ‘preterintenzionale’ e non ‘volontario’. L’udienza di fronte alla Corte di assise di appello di Perugia verrà fissata prossimamente, comunque entro la fine dell’anno. «In quella sede – afferma l’avvocato Proietti – chiederemo con forza la conferma della condanna di Amine Aassoul, senza alcuno sconto. Quello che è accaduto è ancora nella memoria di tutti e la morte di David è stata semplicemente assurda».

Il fratello «La nostra è una battaglia non solo per quello che è accaduto, ma anche perché possano finalmente cambiare le cose in Italia – dice Diego Raggi -. Non ci sta bene che gli autori di delitti così terribili possano ricorrere al rito abbreviato per ottenere uno sconto di pena. Saremo presenti anche in appello per ribadire le nostre ragioni, le ragioni di una famiglia che ha perso un figlio, un fratello per mano di un omicida che doveva già stare in carcere. Su queste cose lotteremo per dire ‘basta’, perché non si ripeta più e altri non siano costretti a soffrire come noi».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli