Terni, omicidio Bellini: processo vicino

Giudizio immediato per il 44enne ucraino Andriy Halan. Udienza l’8 novembre in Corte d’assise ma la data potrebbe cambiare

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Il tribunale di Terni ha fissato per il prossimo 8 novembre la prima udienza del processo nei confronti di Andriy Halan, il 44enne ucraino accusato dell’omicidio di Sandro Bellini (53) il cui corpo senza vita era stato trovato lo scorso 28 maggio – undici giorno dopo la scomparsa – lungo il corso del fiume Velino, nei pressi di Marmore. Il gip Rossana Taverna ha infatti accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dal pm Tullio Cicoria. Andriy Halan è accusato di omicidio volontario e dell’incendio dell’auto – una Chevrolet Kalos – del 53enne ternano, data alle fiamme in un bosco fra Marmore e Greccio per cancellare le tracce del grave fatto di sangue.

«Sia fatta giustizia» Nel procedimento figura come parte offesa la sorella della vittima, Claudia, assistita dall’avvocato Renato Chiaranti. Da lei giunge, come già all’atto dell’arresto, una sola richiesta: «Che venga fatta giustizia». Il processo verrà celebrato di fronte alla corte di assise di Terni ma non è escluso che il legale difensore del 44enne, l’avvocato Bruno Capaldini, chieda per il suo assistito il giudizio abbreviato. In questo caso il processo tornerebbe di fronte al gup e verrebbe celebrato in camera di consiglio, ovvero a porte chiuse.

«Personalità violenta» Andriy Halan era stato arrestato in seguito alle indagini condotte dai carabineri di Terni: per gli inquirenti il movente sarebbe passionale, da ricondurre alla frequentazione fra Sandro Bellini e l’ex compagna del 44enne. Ciò avrebbe scatenato una gelosia violenta, coerente con la personalità del presunto omicida, come aveva evidenziato il gip Simona Tordelli nell’ordinanza con cui lo aveva spedito in carcere.

E i complici? Halan si è fin qui sempre dichiarato estraneo al delitto, ammettendo invece di essersi dato da fare per nascondere il corpo di Sandro Bellini. Fra i reati per cui verrà giudicato non figura comunque l’occultamento di cadavere. Le indagini dei carabinieri, anche dopo l’arresto, non si sono mai fermate per individuare i presunti complici dell’operaio ucraino. Decisamente difficile, infatti, ipotizzare che possa aver compiuto tutto da solo, a diversi chilometri di distanza dalla propria abitazione e senza alcun supporto.

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