Terni, servizi educativi: «Non ci arrendiamo»

Convegno del sindacato Usb sul tema: «Copione già scritto, come per la refezione scolastica. Ma daremo battaglia fino alla fine»

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Un convegno incentrato su uno dei temi che, da mesi, tiene banco in tutta la regione: la questione dei servizi educativi comunali. Ad organizzarlo, nella giornata di sabato, è stata la federazione di Terni dell’Unione Sindacale di Base ed ha visto i contributi di relatori provenienti da realtà territoriali diverse, ma con problemi analoghi a quelli dei cittadini umbri.

Gli interventi All’appuntamento – dal titolo ‘Perché i bambini sono i primi cittadini. Tuteliamo i servizi educativi comunali’ – sono intervenuti Mariagrazia Ciambellotti, assessore all’istruzione del Comune di Prato, e Irene Germini, insegnante pubblica e rsu Usb al Comune di Roma. L’introduzione e il bilancio della discussione sono stati affidati rispettivamente a Cinzia Colagrande dell’esecutivo Usb Terni e Franca Peroni, dell’esecutivo nazionale. Numerosi i temi trattati, diversi dei quali attinenti alle problematiche del ternano, soprattutto nell’ambito della relazione introduttiva che ha delimitato il perimetro della discussione.

La strada intrapresa «La delibera di giunta comunale 25 del 24 febbraio 2016 – ha spiegato Cinzia Colagrande – ha rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso, perché ha segnato una vera e propria linea di demarcazione, facendo risultare evidente, precisa e dettagliata l’intenzione di smantellare progressivamente i servizi educativi, a cominciare dalle scuole dell’infanzia per le quali si prevede la ‘statizzazione, riconversione e/o chiusura’, mentre a rafforzare il concetto si aggiunge che un potenziamento dei servizi per i bambini da 0 a 3 anni avverrebbe senza procedere ad alcuna assunzione: tutto in applicazione pedissequa di quella che è stata definita la ‘strategia della Gradualità’».

«Bilancio non è tutto» «Fin dal mese di settembre – ha ricordato la rappresentante Usb – personale insegnante, educativo e ausiliario si è riunito in assemblee, ha prodotto analisi e proposte e, soprattutto, ha cercato di mettere in risalto il lavoro di alta qualità che si svolge nei servizi, nonostante il clima di crescente incertezza e le difficoltà oggettive derivanti anche dalla totale assenza di impegni. I vincoli economici non possono però essere gli unici parametri di cui tenere conto in un settore così delicato, né ci si può servire, come avviene ora, esclusivamente di meccanismi rigidi, come l’applicazione di una formula matematica, in un ambito nel quale sono oggettivamente molteplici le variabili di cui tenere conto, con il rischio concreto di sacrificare la didattica e ogni valenza educativa, svilendo e riducendo il lavoro del personale a mera ‘sorveglianza’».

La refezione scolastica «In tutti questi mesi il personale e le famiglie dei servizi educativi comunali non hanno trovato interlocutori disponibili ad un confronto serio e costruttivo ed è stato necessario ricorrere alla proclamazione dello stato di agitazione, tutt’ora in vigore, dato che l’amministrazione comunale si è dimostrata irremovibile e non ha accolto nessuna delle richieste avanzate. Tutta la vicenda parallela del servizio di refezione scolastica, che, anche se con la parziale vittoria del mantenimento delle cucine in loco, si è conclusa con la completa esternalizzazione, dimostra purtroppo come si abbia intenzione di concedere ben poco alla partecipazione vera dei cittadini. Non ci sembra possibile dunque, con questi precedenti, essere ottimisti sul percorso di riorganizzazione dei servizi educativi che si sta avviando in questi giorni».

«Strada già tracciata» «Mentre da un lato si conferma nella sua devastante totalità la delibera 25 con la chiusura del 50% delle scuole dell’infanzia – ha affermato Cinzia Colagrande – non c’è nessuna traccia di ampliamento o potenziamento dell’offerta per la fascia 0-3 anni, nessun progetto, nessuna proposta. C’era l’impegno di concludere un percorso partecipativo sui Sec entro il 15 giugno: una data di per sé tardiva, che con ogni probabilità non sarà rispettata e che comunque sembra avere, ancora una volta, il sapore della beffa, visto che il percorso si presenta identico a quello relativo alla refezione scolastica, cioè con un copione che si vorrebbe far apparire come condotto democraticamente, ma che in realtà è già scritto. Non possiamo accettare un percorso di questo tipo, del quale non è difficile prevedere l’esito, e pensiamo che occorra mantenere e anzi rafforzare l’atteggiamento di compattezza dimostrato finora dal personale e di reciproco sostegno tra esso e le famiglie, in particolare il CoSEC, e l’impegno di ciascuno a partecipare da protagonista alle azioni che verranno attuate».

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