Terni: «Villa Palma, progetto sbagliato»

Enrico Melasecche (IlT): «La Soprintendenza ai beni culturali ha ridotto da 40 a soli 12 mila metri cubi la nuova edificazione»

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Enrico Melasecche

Enrico Melasecche

di Enrico Melasecche
Lista civica ‘I love Terni’

La prima commissione consiliare del Comune di Terni ha affrontato il problema di villa Palma, abbandonata da anni nel dissesto, nell’incuria e soprattutto nella mancanza di idee dopo che la così detta ‘urbanistica contrattata’ aveva congegnato un meccanismo quanto meno singolare che prevedeva una cementificazione di ben 40.000 metri cubi ed una destinazione della villa, vincolata dal ministero Beni culturali, a centro di un improbabile centro di ricerca contro il cancro.

Terni Villa Palma (3)Sosteniamo da anni che quel progetto era sbagliato per come era congegnato, per la cubatura fuori da ogni logica di rispetto del paesaggio della fascia pedemontana che sovrasta la città, sia per la edificazione eccessiva sia per la tipologia di blocchi edificatori squadrati di tre piani, assolutamente inadatti alla architettura di quei luoghi.

La villa ha subito crolli e solo dopo le molte sollecitazioni ci sono stati interventi, gravemente tardivi, per la messa in sicurezza. Il centro per la ricerca si è volatilizzato. La Banca Popolare di Spoleto è passata di mano con le vicende note ed il liquidatore di quella società e alla ricerca di qualche ‘benefattore’ che, analogamente all’area Edilstart, ma con ben altri problemi, si faccia carico di prendere in mano il caso e trattare con il Comune per congegnare un nuovo progetto, questa volta decoroso, che porti a soluzione il caso.

La Soprintendenza ai beni culturali nel frattempo, in piena sintonia con le nostre critiche, ha ridotto a soli 12.000 metri cubi la nuova edificazione, criticando quindi l’aspetto pesantemente speculativo che aveva il progetto dell’urbanistica prodotto dalla giunta Raffaelli, ma ripreso da quella Di Girolamo.

Sollecitazioni sono venute da parte della commissione nei confronti dell’assessore affinché, piuttosto che sognare fantomatici ‘Uovi di Ridolfi’, si applichi alla soluzione dei non pochi problemi, come questo, rimasti fin qui insoluti.

 

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