ThyssenKrupp e Tata dialogano: e l’Ast?

Terni, rimbalzano le anticipazioni su una possibile joint venture tra i due colossi ed è inevitabile chiedersi che ricadute potrebbe avere

Condividi questo articolo su

Mentre a Terni si discute di telecamere e di privacy; mentre circolano messaggi anonimi al vetriolo su Lucia Morselli e sui suoi presunti ‘miracolati’ – uno dei quali sarebbe già andato in Procura per presentare un esposto – la notizia che ha fatto scalpore, in giro per il mondo, è stata invece un’altra, di ben altra portata. Perché dopo giorni di sussurri, i rumors si sono fatti più forti dopo che il quotidiano tedesco Rheinische Post ha lanciato la notizia secondo la quale ThyssenKrupp starebbe trattando con il colosso indiano Tata Steel per una possibile joint venture.

In Italia Tutti i media nazionali hanno ampiamente ripreso la notizia: a partire da Il sole 24 Ore, che ha evidenziato la coincidenza della sortita del quotidiano tedesco con l’annuncio del possibile disimpegno di Tata Steel dalla Gran Bretagna, la reazione del governo di David Cameron e altre anticipazioni della stampa inglese, secondo le quali l’operazione indiana potrebbe mettere a repentaglio 15 mila posti di lavoro. Secondo Borsa italiana, invece, la possibile alleanza tra ThyssenKrupp e Tata Steel ha spinto in alto i titoli del gruppo tedesco (+8 e +5% alla Borsa di Francoforte). Secondo alcuni esperti l’accordo potrebbe portare alla creazione di un produttore di acciaio di qualità da 20 milioni di tonnellate. A giudizio di Siderweb «la notizia è da prendere con le pinze, tuttavia lo scenario dipinto sembra tutt’altro che campato per aria. L’ampia analisi del quotidiano tedesco evidenzia un eventuale nodo critico del possibile matrimonio, vale a dire il sito produttivo ThyssenKrupp di Duisburg. L’impianto che impiega ben 13 mila dipendenti, potrebbe infatti essere penalizzato dallo stabilimento olandese Tata di IJmuiden che dista dal sito tedesco solo 200 chilometri. Inoltre l’eventuale operazione dovrà passare sotto le forche caudine delle Commissione Europea e ThyssenKrupp sa bene come operazioni che sembrano semplici sulla carta possano incontrare diverse difficoltà, come  il caso Inoxum insegna».

Terni In tutto questo, non ci si può che interrogare su quello che potrebbe comportare, per le acciaierie di Terni (perché finchè si continua a produrre acciaio, invece che limitarsi a rilavorarlo, quelle ternane sono e restano delle acciaierie), se questa operazione andasse effettivamente in porto. C’è anche da capire, poi, quanto e come possa essere collegato alla trattativa il famodo ‘piano B’ annunciato da Peter Sauer al vertice che si è svolto al Mise: e che tipo di ricadute reali possa provocare. Il senatore del Pd Gianluca Rossi, nei giorni scorsi, aveva chiarito che il problema, a suo modo di vedere, è di carattere politico: «La ThyssenKrupp – si era chiesto – manterrà un proprio ruolo nel settore della produzione di acciai speciali nel medio-lungo tempo? Quali saranno le scelte rispetto al sito di Terni, in termini di volumi di produzione, commercializzazione, investimenti, destino delle ex società controllate, livelli occupazionali? Cosa significa che la ristrutturazione non è ancora finita? Esiste, e se sì in che termini, la prospettiva di vendere Ast?». Tutti interogativi che, alla luce delle ultime notizie, sono più che mai attuali.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli