Tk-Ast e amianto: «Dietrofront, perché?»

Terni, Liberati (M5S) cita un documento di ‘fonte governativa’ poi stracciato: «Storia della vertenza da riscrivere»

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Un documento alla luce del quale «la storia dell’ultima vertenza Thyssen-Ast di Terni dovrebbe essere parzialmente riscritta». Perché? Secondo Andrea Liberati – che a sostegno delle sue tesi ha diffuso quello che definisce «un rilevante documento di fonte governativa e non anonimo (SCARICA QUI) che dimostra – afferma il capogruppo del M5S in consiglio regionale – che 300 persone sarebbero dovute uscire dall’azienda con l’amianto e non con la mobilità incentivata. Ma i sindacati si opposero».

Dietrofront «Alla luce di tale scritto e stando a conferme ricevute – afferma Liberati – il ministro del lavoro Giuliano Poletti fece sorprendentemente marcia indietro dopo aver già firmato l’atto con cui il governo concedeva obbligatori benefici di legge a circa 300 lavoratori Thyssen-Ast esposti all’amianto. Benefici già precedentemente accordati ai lavoratori Ilva di Genova e Taranto e, allora, puntualmente richiesti da una mozione parlamentare a prima firma del senatore Stefano Lucidi».

Altolà, ma in silenzio «L’iniziativa ministeriale che chiudeva anticipatamente la drammatica vertenza – spiega il consigliere regionale – fu infatti totalmente sgradita ai vertici nazionali di alcuni sindacati. Costoro, venuti a conoscenza della misura adottata, si mobilitarono impetuosamente. Ma senza fare chiasso, tanto che veniamo a conoscenza di certi ‘minuzie’ soltanto oggi. Quei documenti, sottoscritti, furono quindi strappati e le cose ripresero poi secondo i consueti parametri italici, quelli dello stucchevole teatrino ‘parolaio’».

«Costretti a restare» «Il resto della storia – aggiunge Liberati – è noto. Molti giovani dipendenti Thyssen si licenziarono con l’incentivo, tanti dei quali senza mai più ritrovare lavoro e, in assenza di cultura finanziaria, bruciando rapidamente ingenti risorse. Tra le memorabilia ricorderemo le posizioni di sindacalisti fuoriusciti con decine e decine di migliaia di euro. L’esito è che i meno giovani, quelle centinaia di lavoratori che per legge potevano e dovevano andare in pensione anticipatamente perché per lungo tempo esposti alle fibre di amianto, sono per lo più costretti a restare, in condizioni di salute non spesso precarie e comunque a rischio, come dimostreremo presto. Su questa vicenda il M5S chiederà chiarezza a tutte le istituzioni».

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