Umbria, 3.000 rifugiati: «Costano 18 milioni»

Il modello utilizzato «è quello dell’accoglienza diffusa, ma sono ancora pochi i Comuni che partecipano alla gestione dell’emergenza»

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Approfondire la tematica dei flussi migratori in Umbria e fare il punto della situazione ad un anno dalla prima riunione. Questo alla base dell’incontro di mercoledì mattina tra la prima commissione dell’assemblea legislativa dell’Umbria, presieduta da Andrea Smacchi, e il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro, e quello di Terni, Angela Pagliuca.

Lo Sprar Nel corso della riunione i prefetti hanno spiegato che l’Umbria ha una quota intorno al 2% dei migranti presenti nel territorio nazionale. «Nella nostra regione – è stato detto -, al 23 settembre 2016, sono presenti 2951 rifugiati: 2581 richiedenti asilo e 370 a cui è già stato riconosciuto lo staus e che quindi sono inseriti nello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. La spesa complessiva per il 2016 è di 18 milioni di euro. Il modello utilizzato è quello dell’accoglienza diffusa, ma sono ancora pochi i Comuni che partecipano alla gestione dell’emergenza».

La provincia di Perugia Il prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro, ha sottolineato come «nella provincia di Perugia ci sono attualmente 2214 rifugiati di cui 71 sono nello Sprar. Rispetto all’anno scorso ci sono circa mille persone in più. Entro la fine dell’anno, se continua questo trend, potremmo avere altre 200 persone e le previsioni per il 2017 ci portano a pensare ad un aumento ulteriore, probabilmente simile a quello che c’è stato quest’anno. Per questo la spesa, che nel 2015 è stati di 8,5 milioni, nel 2016 è arrivata a 13 milioni di euro».

I cambiamenti Rispetto al passato, secondo Cannizzaro, è cambiato molto. «Mentre negli anni passati avevamo immigrati che quando arrivavano si sottraevano al fotosegnalamento, ora vengono quasi tutti fotosegnalati. E, vista la difficoltà a raggiungere gli altri Paesi europei, quasi tutti coloro che arrivano poi rimangono da noi. Per questo la situazione del riconoscimento dello status si sta facendo molto complessa. La Commissione per il riconoscimento di rifugiato politico, che opera per le provincie di Perugia, Terni e Arezzo, ha tempi di attesa intorno a 3 mesi, ma con i ricorsi si arriva oltre l’anno. Su oltre 2 mila domande provenienti da territorio regionale ne ha accolte più di 500 e ce ne sono circa 900 ancora da esaminare».

I Comuni Gli immigrati regolari in Umbria sono circa «il 10-11 per cento dei residenti, un dato in linea con quello nazionale. I rifugiati sono circa lo 0,34% della popolazione. Esistono resistenze territoriali per accogliere i profughi, ma in Umbria stiamo puntando sull’accoglienza diffusa, molti in appartamento, che sta dando buoni risultati. Nella distribuzione provinciale Perugia si fa carico di oltre la metà dell’intera presenza: al momento sono presenti 1140 migranti, e sono 30 su 59 i comuni che oggi ospitano gli stranieri. A fine giugno ho convocato un incontro con i Comuni presso cui non risultava nessun ospite: si sono presentati solo 4 sindaci. Questo crea qualche problema. Noi abbiamo 3 stranieri ogni mille abitanti, se fossero equamente distribuiti in tutti i comuni che possono accoglierli potremmo arrivare a numeri ancora migliori. Per la grande maggioranza i rifugiati sono uomini, abbiamo solo 21 nuclei familiari, e provengono principalmente dalla Nigeria, dal Gambia, dal Senegal, dal Mali, dal Bangladesh, dall’Afghanistan. I siriani, gli eritrei e i somali sono i soli che continuano a non sottoporsi all’identificazione e puntano ad andare via. Solo 5 Comuni hanno aderito allo Sprar: Foligno con 39 unità, Marsciano con 32, Perugia con 65, Spoleto con 35 e Panicale con 9 minori».

La provincia di Terni Il prefetto di Terni, Angela Pagliuca, ha detto che anche nel ternano «ci sono resistenze territoriali e molti Comuni non fanno accoglienza, solo 16 su 33, e per questo ho chiesto sostegno all’Anci per sollecitare anche gli altri. Allo Sprar hanno aderito 7 comuni. Ad oggi in provincia di Terni sono presenti 547 migranti a cui aggiungere 190 che sono nello Sprar. La spesa nel 2015 è stata di 3,2 milioni di euro e nel 2016 di 5 milioni di euro. Le nazionalità presenti sono le stesse della provincia di Perugia». Fino ad ora «non ci sono stati grandi problemi, stiamo controllando la situazione. Il fenomeno comunque va gestito, per questo chiediamo anche il vostro aiuto per dare un esatto quadro informativo, per far conoscere in maniera esatta alla cittadinanza il fenomeno».

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