Umbria, nessuna esclusiva sulla salute

Altro che azienda ospedaliera unica. Altro che unica azienda sanitaria. La tutela della salute va organizzata su due poli, efficienti, moderni, specializzati – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

L'ospedale di Perugia

L’ospedale di Perugia

Bella struttura sanitaria il “Silvestrini” di Perugia. Non è nato in un paio di giorni, intendiamoci. Era il 1976 (quarant’anni fa giusti giusti) quando l’allora vicesindaco comunista di Perugia, Paolo Menichetti, mise in piedi un’azione di sollecitazione e protesta, perché laggiù, nella pianura di San Sisto, s’era costruita una struttura grezza e poi ci si era fermati da tempi immemorabili.

Ce ne volle prima che il “Silvestrini” ora ufficialmente Santa Maria della Misericordia, fosse realtà. Avvenne non grazie ad un “miracolo”, ma mediante un’operazione immobiliare di peso notevole, con la concessione a sfruttare la grande area occupata dal vecchio policlinico di via Brunamonti.

Terni ospedale angiografo (1)

L’angiografo dell’ospedale di Terni

Bella struttura, quindi, ma non è possibile pensare che accentri tutta la sanità umbra. L’ospedale di Terni (Santa Maria e basta) è già la seconda struttura sanitaria di alta specializzazione in Umbria, dotata tra l’altro (come tutte le aziende ad alta specializzazione in Italia) di cliniche e laboratori universitari e perciò indirizzata anche verso la ricerca.

Un doppione? Non ci si può permettere doppioni. Ed allora alcune specializzazioni in un sito, altre nell’altro. Il tutto in una visione regionale di utilizzo che veda i pazienti indirizzati all’una o all’altra a seconda della necessità di cure specifiche.

Il piano terra dell'ospedale di Narni

Il piano terra dell’ospedale di Narni

Altro che azienda ospedaliera unica. Altro che unica azienda sanitaria (Asl). La tutela della salute organizzata su due poli, efficienti, moderni, specializzati mettendo in un cantuccio appetiti politici, campanilismi, interessi particolari

Si sa qual è il programma per il polo dell’Umbria del sud: presidio ospedaliero Narni–Amelia (nuovo), potenziamento del polo orvietano, e alta specializzazione a Colle Obito.

“E’ già tutto deciso, adesso perché vien fuori chi vorrebbe ricominciare a discutere? Abbiamo tempo da perdere? C’è chi pensa che Terni rinunci all’azienda ospedaliera o che sia d’accordo per accorpare le due aziende sanitarie? Si sbaglia. Non sarà mai così”.

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Leopoldo Di Girolamo

Parola più, parola meno il tono era questo. E siccome ad usarlo è stato sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, vuol dire che la discussione è considerata chiusa. Al lavoro.

L’esternazione del sindaco di Terni è avvenuta in un’assemblea pubblica organizzata dal centro sociale per anziani Volta e da Cittadinanza Attiva a Terni. C’erano un po’ tutti. Oltre al sindaco, la Regione (con il presidente della commissione sanità del consiglio regionale Attilio Solinas), l’ordine dei medici col presidente Giuseppe Donzelli, rappresentanti dell’Asl numero due (sarà ora di decidere perché la sede centrale sia Terni visto che ci sono già le strutture), rappresentanti sindacali delle diverse sigle.

Una discussione franca, ma finalmente (nonostante qualche banale tentativo) dipanatasi al di fuori delle polemiche, lungo il fil rouge di uno spirito costruttivo.

E’ venuto fuori che Terni resta in Italia una delle sedi ospedaliere di maggiore attrattiva di pazienti fuori regione; che Orvieto serve anche una buona fetta del Lazio e del Perugino; che un nuovo ospedale (Narni–Amelia) servirà da filtro e sgraverà il Santa Maria dalle prestazioni meno complicate e servirà ad evitare che per la riabilitazione si debbano trasferire pazienti a Trevi o Città di Castello.

La Pet Tac di Terni

La Pet Tac di Terni

Tante potenzialità e nello stesso tempo – come sempre accade – cose che vanno perfezionate, meccanismi da collaudare.

Li ha messi in evidenza Daniele Giocondi presidente di Cittadinanza attiva. E poi il suggerimento di un politico della “vecchia” generazione come Mario Andrea Bartolini, presidente del Centro Volta, che ha posto obiettivi politici immediati (strutture più funzionali) e di più ampio respiro, cui ha aggiunto una sollecitazione che gli sta a cuore per il ruolo che ora svolge: l’anziano non sia più considerato una persona da mantenere e basta: non solo assistenza, ma anche azioni volte al recupero di persone ed esperienze che non possono non servire all’intera comunità. “Cominciamo a lavorarci”, ha detto.

Ormai è luogo comune: i politici della generazione di Bartolini avevano una marcia in più.

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