Università: e se Terni pensasse al ‘privato’?

Quando c’era Gianfranco Ciaurro come sindaco l’idea era stata accarezzata e c’era pure il nome – ‘Tacito’ – bello e pronto. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

Era stato scelto pure il nome: “Tacito”. Si sarebbe chiamata così l’università ternana che il sindaco di allora, alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, s’era messo in testa di costituire. Era Gianfranco Ciaurro, quel sindaco.

Uno che non si metteva paura a pensare in grande e che non aveva atteggiamenti accondiscendenti nei confronti di nessuno. Un’università privata, si sa, è questione impegnativa: basta darsi un’occhiata in giro ed è facile constatare che ce ne sono davvero poche che si possano considerare serie. Ma Ciaurro era professore di diritto costituzionale alla Luiss, una di quelle poche, e della faccenda era pratico.

Un’università privata non può essere un “laureificio”, né può permettersi di mettere in cattedra mezze calzette: ci servono professori e strutture di livello, che costano soldi. Parecchi soldi. Ma in tempo di mercato libero se uno deve mettere mano al portafogli e pagarsela una sede universitaria, è proprio sicuro che non convenga?

Perché i milioni di euro della collettività locale, se uno deve spenderli, è sperabile che almeno diano qualche frutto.

Se ci sono, in aggiunta, esperienze e strutture di particolare prestigio cui collegarsi… beh, insomma, una base di partenza c’è. Almeno quella che basta per farsi venire un’idea, o per avere una risposta da dare quando – com’è in fondo successo – ti si dice che se vuoi l’università devi trovare i soldi e loro mettono solo la carta intestata. Senza fare passi troppo lunghi, ma per esempio una facoltà di vera eccellenza per l’ingegneria dei materiali speciali,

Terni potrebbe permettersela o no? E sarebbe in grado di assicurarla quella eccellenza? Il resto, poi (leggi altre facoltà o corsi di studio) potrà venire in futuro. 

Potrebbe andare male, certo. E ritrovarsi senza soldi e senza università. Ma su questo Terni ha già le sue proprie esperienze… E poi almeno potrà evitare di salire le scalette di Sant’Ercolano col cappello in mano.

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