Violenza in carcere: aggredito un agente

Terni, nuovo grave episodio a vocabolo Sabbione. Il Sappe: «Cambiare chi comanda»

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Quella che sembra essersi innescata nel carcere di vocabolo Sabbione a Terni, secondo il sindacato Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) «è una spirale di violenza senza fine. Dopo il suicidio di un detenuto, quello sventato in tempo dagli uomini della polizia penitenziaria e diverse colluttazioni e ferimenti in carcere, un’altra ingiustificata violenza giovedì sera si è scatenata contro un agente di custodia».

L’aggressione Protagonista, in questa occasone, un detenuto italiano di 43 anni, detenuto per il reato di rapina e che, spiega Fabrizio Bonino, segretario regionale Sappe dell’Umbria, «nella serata di giovedì si è rifiutato di entrare in cella dopo essere uscito per telefonare ed ha aggredito un sovrintendente con calci e pugni. Solo con l’intervento di altri colleghi si è impedito più gravi conseguenze. Le responsabilità del comandante per quel che da mesi avviene in carcere a Terni mi sembrano palesi e mi sorprende che l’amministrazione penitenziaria non adotti adeguati provvedimenti, come il trasferimento in altra sede».

«Serve ispezione» Donato Capece, segretario generale del sindacato, rincara la dose: «Sono stati momenti di alta tensione, gestiti al meglio dal personale di polizia penitenziaria che con grande professionalità ha impedito conseguenze più gravi all’interno della Casa circondariale di Terni. Ma la situazione da tempo sfugge di mano a direttore e comandante, che evidentemente hanno improntato una organizzazione del lavoro e una quotidianità penitenziaria a Terni fallimentare sotto il punto di vista della sicurezza e della rieducazione trattamentale». Tanto che, ricorda, «da mesi il Sappe chiede, nell’indifferenza dell’amministrazione penitenziaria, una ispezione ministeriale nel carcere di Terni».

 

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