A Città della Pieve un nuovo pronto soccorso

Servirà ad accogliere con maggiore rapidità le emergenze, seguendo i casi meno gravi e inviando quelli più seri all’ospedale di Perugia

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Un pronto soccorso avanzato, integrato con quello dell’ospedale di Perugia, verrà istituito a Città della Pieve per potenziare i servizi sanitari presenti sul territorio. La giunta regionale ha già deliberato le linee di indirizzo per la realizzazione di questo nuova realtà, in linea con le indicazioni portanti del prossimo piano sanitario regionale, in via di definizione, finalizzate al raggiungimento del massimo livello di integrazione tra aziende ospedaliere, presidi ospedalieri e territoriali delle Aziende Usl.

‘Appendice’ dell’ospedale di Perugia

«L’obiettivo di questo assetto – spiega l’assessore Luca Barberini nell’annunciare la novità – è assistere localmente i pazienti con patologie lievi e trasferire quelli con patologie medio-gravi nei presidi di emergenza-urgenza di primo e secondo livello. A Città della Pieve verrà, dunque, istituito un pronto soccorso avanzato, posto all’interno della Casa della Salute, a cui competerà il trattamento dei codici appropriati, anche tramite la dotazione di un numero congruo di posti letto per l’osservazione breve dei pazienti. Oltre a dare una risposta importante ai bisogni di salute di questo territorio, questo nuovo servizio consentirà la riduzione dei ricoveri inappropriati e dei cosiddetti posti letto aggiuntivi presso gli ospedali delle aziende ospedaliere».

NUOVO MEZZO DI SOCCORSO AL TRASIMENO

I potenziamento futuro

Un presidio sanitario importante, all’interno del quale è già assicurata la presenza, durante tutta la settimana, di medici specialisti, medici della continuità assistenziale, del 118 e della aggregazione funzionale territoriale, oltre all’attività della residenza sanitaria assistita con 20 posti letto. «A breve, inoltre, completeremo l’intervento con la riabilitazione estensiva, il Centro per l’alimentazione incontrollata (Dai), il potenziamento delle attività della diagnostica per immagini e un’ulteriore intensificazione dei rapporti e delle attività con la Residenza protetta», conclude Barberini.

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