‘Acciaio sporco’, Ast denuncia Metal Group

L’azienda di viale Brin chiede un risarcimento di settanta milioni di euro in seguito ai danni emersi grazie all’indagine della Forestale

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Settanta milioni di euro. Acciai Speciali Terni li vuole dalla Metal Group e della sua controllata Metal Inox Centro – l’azione civile è stata avviata lo scorso 23 dicembre presso il tribunale di Terni – per essere risarcita, fa sapere la stessa Ast, «dei considerevoli danni patiti in conseguenza della sistematica e duratura truffa commessa dalle medesime società fornitrici». L’azione legale è connessa all’indagine ‘Acciaio sporco’ emersa nel giugno del 2016.

Gli inquirenti

‘Acciaio sporco’ A seguito delle risultanze investigative, Acciai Speciali Terni aveva già licenziato i propri dipendenti ritenuti ‘infedeli’ che, per quanto noto alla società, risultavano anche coinvolti nell’attività fraudolenta emersa a seguito delle indagini coordinate dal pm Elisabetta Massini ed eseguite dalla Forestale di Terni.

La richiesta di risarcimento Lo scorso 23 gennaio Ast ha proposto citazione in opposizione avverso decreto ingiuntivo nei confronti della Ongis Metal Fer S.p.A. – altra società facente parte del gruppo capeggiato dalla Metal Group S.p.A. – e contro la stessa Metal Group S.p.A., per il risarcimento dei danni quantificati, inizialmente, in 15 milioni di euro. «Acciai Speciali Terni – spiega la stessa azienda in una nota – non esiterà a perseguire ogni azione, nelle sedi più opportune, contro gli individui e le società responsabili della suddetta frode, in modo da salvaguardare e rafforzare l’immagine di competenza ed efficienza della società, leader nella produzione di acciaio inossidabile».

L’INDAGINE SPIEGATA DALLA FORESTALE – VIDEO

L’operazione ‘Acciaio sporco’ era scattata nel giugno del 2016 con otto arresti eseguiti dai ‘forestali’ su ordinanza del gip di Terni. Ai domiciliari c’erano finiti Giancarlo Ongis (presidente cda Metal Group Spa), Marco Cattaneo (dipendente Metal Group Spa), Stefano Arnoldi (dipendente della Metal Inox Centro), i ternani Alessio Petrollini, Alessandro Luzzi, Leonardo Manni, Daniele Inches – tutti dipendenti della ThyssenKrupp Ast – e l’autotrasportatore ternano Andrea Papa Italiani. L’accusa formulata dalla procura, associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni di Ast, era emersa a seguito delle numerose irregolarità – legate alle attività del parco rottami – che sarebbero avvenute nel tempo. In particolare il ‘gruppo’ sarebbe riuscito a vendere all’azienda – a caro prezzo – dei rottami ferrosi di qualità decisamente scadente, facendoli passare per ottimi.

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