Aggrediti sul treno, salvati dai carabinieri

Un uomo senza fissa dimora ha inveito contro macchinista e capotreno di un convoglio diretto a Terni. I sindacati denunciano: «Situazione insostenibile»

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A fine gennaio era stato aggredito un autista alla stazione di Perugia, sabato l’episodio si è ripetuto nel tratto abruzzese della linea ferroviaria L’Aquila-Terni. Per questo motivo, i sindacati hanno denunciato la situazione, chiedendo alle autorità competenti di intervenire a tutela dei lavoratori.

Aggressione sul treno L’episodio risale a sabato sera: un viaggiatore armato di spranga – denunciato i sindacati di categoria – ha tentato di aggredire macchinista e capotreno del convoglio diretto a Terni. Per fortuna sono intervenuti i carabinieri, che hanno bloccato l’aggressore e salvato i lavoratori, che fortunatamente se la sono cavata senza riportare danni. Ma l’episodio ha provocato un ritardo di oltre un’ora al convoglio. Resta la paura per quanto accaduto e la costante sensazione di insicurezza per gli autisti di bus e treni.

Il comunicato Da qui la decisione di arrivare ad un comunicato congiunto, firmato da Marco Bizzarri (Filt-Cgil), Gianluca Giorgi (Fit-Cisl), Stefano Cecchetti (Uil Trasporti), Paolo Bonino (Faisa-Cisal), Roberto Perfetti (Fna-Ugl) e Massimo Ciani (Orsa): «Tale episodio, si colloca a poca distanza da un’altra aggressione subita da un autista di Bus, nei pressi della stazione di Perugia, già stigmatizzata dalle organizzazioni sindacali, e più in generale in un contesto di aggressioni verbali e fisiche continue, subite dal personale che opera sui mezzi di Busitalia, di Trenitalia ed anche Rfi, in un contesto in cui le stazioni ferroviarie sono spesso la casa di situazioni degradate con fenomeni ormai continuativi di barbonaggio».

Un problema crescente Un problema ormai quasi quotidiano, aggravato fortemente dalla crisi sociale ed economica del nostro paese, che porta ogni giorno persone a muoversi con i mezzi pubblici senza fare il biglietto e generando situazioni di pericolo per il personale. «Continuiamo a pensare – concludono i sindacalisti – che non possono essere i lavoratori a pagare le conseguenze del degrado sociale del nostro paese, esigiamo pertanto risposte chiare e nette ad un problema ormai endemico, prima che tale situazione porti a conseguenze ben peggiori».

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