«Aiutare i poveri», appello di Bassetti

L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve: «La sfida non consiste nel costruire nuovi ghetti, ma saper rispondere, con carità e creatività»

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«C’è un’emergenza in Italia a cui bisogna dare la massima attenzione: l’aumento dei poveri. Secondo l’ultima pubblicazione dell’Istat sono più di otto milioni; e di questi, ben quattro milioni e mezzo vivono in condizioni di indigenza assoluta: non hanno la possibilità, cioè, di acquistare il “minimo indispensabile per vivere”. Queste cifre già di per sé drammatiche, tuttavia, non ci dicono tutto. Accanto a questi numeri preoccupanti bisogna aggiungere, infatti, le nuove forme di esclusione sociale che le statistiche non ci restituiscono appieno». E’ quanto scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel numero de ‘Il Settimanale’ de L’Osservatore Romano, in edicola con il numero di venerdì, in occasione dell’ultimo rapporto Istat sulla povertà in Italia che prende in esame i dati relativi al 2015.

Le povertà relazionali Il porporato si sofferma su tre aspetti non poco preoccupanti del fenomeno: «Innanzitutto, le povertà relazionali – tipiche della vita urbana in cui si sono spezzate le reti generazionali delle famiglie – che vanno dal disagio adolescenziale fino all’abbandono dei nostri anziani. In secondo luogo, le povertà mimetizzate caratteristiche di molte famiglie e delle giovani generazioni costrette a nuove forme di emigrazione o ad un umiliante precariato. E infine, le povertà degli ultimi della società, ovvero di quel composito agglomerato di varia umanità che, per motivi diversi, sono i prodotti della “cultura dello scarto” denunciata da Papa Francesco: dai disoccupati strutturali ai clochard, fino ai rifugiati e ai migranti».

Guerra tra poveri In questa drammatica complessità del fenomeno povertà, secondo il cardinale Bassetti, «si cela la situazione più inquietante e più preoccupante dei tempi odierni: ovvero, il rischio di una strisciante e subdola guerra tra poveri. Una sorta di perverso conflitto sociale tra chi occupa l’ultimo posto della società e tra chi ne sta addirittura fuori. Si tratta di un rischio preoccupante perché si ciba voracemente di stereotipi culturali, paure collettive e pregiudizi sociali di larga diffusione e spesso di scarsa attinenza con la realtà. E proprio per questo estremamente pericoloso».

La logica del capro espiatorio Un conflitto che, purtroppo, prosegue il presule perugino, «viene pubblicamente alimentato da chi cerca di trovare un responsabile preciso a cui addossare tutta la colpa di questa difficile congiuntura economica. Un responsabile che, per essere ben identificabile, deve essere ovviamente sempre un altro, un diverso, o meglio, un forestiero. Si tratta di una logica antichissima che torna sempre in auge nei momenti di crisi. È la logica del capro espiatorio o della vittima sacrificale, necessaria forse a placare le frustrazioni sociali o le emozioni più istintive ma che non spiega alcunché. Si tratta, in fondo, di una logica anticristiana e sostanzialmente neopagana da rigettare con decisione».

Il pane e la grazia Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti parla di «sfida del futuro», che «non consiste nell’evocare paure ataviche e nel costruire nuovi ghetti, ma al contrario di saper rispondere, con carità e creatività, a quelle che Giorgio La Pira definì «le attese della povera gente». C’è ovviamente una diversità sociale rispetto al tempo in cui scriveva il sindaco di Firenze: l’esistenza di una società multietnica caratterizzata da un diffuso pluralismo religioso. Tuttavia, oggi, come allora, le attese sono sempre le stesse: avere del cibo, una casa, un lavoro, un luogo in cui pregare. Ovvero saper coniugare l’immancabile sete d’infinito di ogni persona, con la dignità incalpestabile di ogni essere umano. In poche parole: saper declinare il pane e la grazia».

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