Alienazione farmacie, via libera a Terni

Il consiglio comunale ha approvato l’atto dopo un lungo dibattito. Di Girolamo: «L’intento non è fare cassa, ma continuare a garantire un buon servizio». Opposizioni scatenate

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Diciotto favorevoli, nove contrari e nessun astenuto. Si conclude con questa votazione la discussione di oltre due ore in consiglio comunale sulla delibera di giunta per l’alienazione delle quote di FarmaciaTerni s.r.l.: non sono mancati, come da previsione, momenti di tensione tra maggioranza e opposizione. Il sindaco Leopoldo Di Girolamo: «La scelta più trasparente». La gara prevede un contratto di servizio di 25 anni, con titolarità del servizio che resterà nelle mani del Comune: al termine dell’accordo, riacquisirà FarmaciaTerni.

«IL COMUNE PERDE SE VENDE LE FARMACIE», MARCHETTI DELLA FILCAMS CGIL ALL’ATTACCO

Leopoldo Di Girolamo

Il sindaco A illustrare l’atto, fondamentale anche per il piano di riequilibrio finanziario, ci ha pensato Di Girolamo stesso: «Si tratta – le sue parole – di un atto importante che sta dentro un percorso di progressiva riduzione delle partecipate al quale c’invita le nuova normativa, utile per il Paese, per le istituzioni e per i cittadini. Un percorso che porterà il Comune a mantenere la partecipazione solo nelle due società ritenute maggiormente strategiche, ovvero Asm e Terni Reti. Rispetto alle possibilità previste abbiamo scelto la via che abbiamo ritenuta più giusta e trasparente, ovvero indire una gara pubblica per la ricerca di un socio con la gara a doppio oggetto. Il socio dovrà dunque avere una partecipazione finanziaria, ma dovrà anche gestire la società, così da portare capitali, renderla più efficiente e competitiva. La gara – ha aggiunto – si articolerà in due fasi con un sistema di procedura selettiva che inizierà con una prima manifestazione d’interesse: un percorso che darà risultati migliori rispetto alla semplice emanazione del capitolato e della procedura in un’unica fase. Sulla valutazione – ha ricordato Di Girolamo – i professionisti scelti tramite gara pubblica hanno effettuato una perizia giurata che rispetto al valore inizialmente attribuito, fornisce risultati leggermente migliori, tra un minimo di 9 milioni e un massimo di oltre 10». Sarà alienato prima un 70% delle quote, quindi un ulteriore 20%.

«IL ‘FONDO DI ROTAZIONE’ NON E’ EVITABILE»

«Bene non essenziale» Di Girolamo ha quindi aggiunto che «ci saranno patti parasociali  che tuteleranno i dipendenti e la qualità del servizio. Nella gara inoltre saranno individuati specifici requisiti di partecipazione e valutati i piani industriali, ma anche le carte dei servizi. Saranno valutate soprattutto le caratteristiche tecniche e la qualità delle offerte. L’intento non è dunque di fare cassa, ma di continuare a garantire un buon servizio. FarmaciaTerni ha già compiuto un percorso importante di risanamento con bilanci in attivo, seppur leggero. D’altra parte – ha concluso – il quadro nel quale si colloca l’attuale decisione è complesso: la situazione della vendita dei farmaci non è più rosea e il mercato è stato compresso. L’alienazione è di un bene che riteniamo non essenziale per il settore pubblico, anche perché a monte si tratta di un settore di mercato regolato. Inoltre la forma pubblico-privato consentirà di lasciare al Comune un controllo sia rispetto al servizio che sul personale».

Valdimiro Orsini

Gli emendamenti proposti Fabio Narciso e Valdimiro Orsini (Pd), Faliero Chiappini (Ca), Silvano Ricci (Sinistra per Terni) e Giuseppe Mascio (Progetto Terni), hanno chiesto di inserire al punto f «…resta inteso che il Comune rende noto all’eventuale compratore lo stato dell’arte del contenzioso pendente davanti al Tribunale amministrativo regionale» e dopo il punto g «…qualora il ricorso stesso si concludesse con esito sfavorevole per il Comune, in questo caso la proprietà di FarmaciaTerni srl ritornerebbe nella disponibilità del Comune, senza null’altro a pretendere salvo la naturale restituzione delle somme pagate, senza alcun onere aggiuntivo a pretendere». L’altro emendamento presentato da Orsini chiede d’inserire alla lettera f, pagina 15 della delibera del 17 agosto: «…eventuali spostamenti, trasferimenti di personale non potranno avvenire fuori dai confini della provincia di Terni» e d’inserire alla lettera g pagina 3 dell’allegato n.2 della delibera del 2 novembre: «…eventuali spostamenti, trasferimenti di personale non potranno avvenire al di fuori dai confini del Comune di Terni». Per Marco Cecconi (FdI) «entrambi gli emendamenti avrebbero profili di illegittimità sia per il diritto civile che per il diritto del lavoro», mentre Enrico Melasecche (IlT) li ha definiti «non seri». In conclusione Narciso è successivamente intervenuto per trasformare l’emendamento presentato in precedenza in proposta d’atto d’indirizzo che accompagnerà dunque la delibera principale, con Orsini che ha sottolineato come l’emendamento «non danneggia il valore della società in vendita».

Marco Cecconi

Opposizioni scatenate: «Motivo vero, i debiti» «Non intendiamo entrare nel merito della vendita – il pensiero di Cecconi – perché non siamo contrari all’alienazione di asset che non si configurano strategici per l’amministrazione. Intendiamo parlare del perché, come e quando vi accingete alla vendita, soprattutto alla luce della proposta di delibera di giunta con richiesta di approvazione da parte del consiglio. I motivi veri della vendita sono i debiti dell’amministrazione. La vendita permetterà un immediato vantaggio economico senza oneri a carico della collettività, dite voi. In realtà state chiedendo il ricorso al fondo di rotazione con aumento della tassazione, tagli dei servizi, blocco della pianta organica dei dipendenti comunali: quindi questa soluzione carica i cittadini di oneri e non serve allo sviluppo della città». Sulla stessa riga Melasecche: «Se questa città si trova in una situazione drammatica si devono prendere la responsabilità coloro che hanno governato a partire dalla giunta Raffaelli. Questa vendita di FarmaciaTerni serve solo per pagare i debiti che il Comune ha fatto e l’unica ragione della manovra di riequilibrio nel suo complesso è la volontà estrema di tentare di rimanere attaccati alle poltrone da parte dell’attuale amministrazione». Orsini, nel suo intervento, ha messo in evidenza che «abbiamo proposto anni fa una razionalizzazione delle aziende partecipate del Comune e al di là del momento contingente, ritengo che non abbia senso che un ente pubblico gestisca delle farmacie. Quindi la gestione non rientra più tra le funzioni essenziali e sociali delle attività comunali. La nostra è dunque una scelta trasparente, con un bando pubblico aperto che dà garanzie rispetto all’affidabilità dei soggetti che andranno a gestire le farmacie e con una clausola nel bando dove si dice che l’amministrazione può interrompere le procedure di vendita in qualsiasi momento e per qualsiasi ragione. C’è pure una garanzia anche per il personale e il Comune rimane dentro con un 10 per cento».

Federico Pasculli e Valentina Pococacio

«Che fine fanno i dipendenti»? Per Federico Pasculli (M5S) «l’atto di oggi dimostra invece  la necessità estrema di liquidare. Ci chiediamo anche come facesse Farmacia Terni ad essere in perdita: sarebbe bastato ricontrattualizzare gli affitti. Oggi non è chiaro neanche che fine facciano i dipendenti, per questo contestiamo la poca trasparenza e la difformità rispetto alle priorità di inizio legislatura». Quindi Franco Todini de ‘Il Cammello’: «Ci sono due modi per vendere, uno è per fare investimenti seguendo regole del mercato, l’altro è quello di vendere per necessità e quindi si è costretti a subire gli andamenti di mercato non favorevoli. Non sono d’accordo sull’atto perché non chiarisce ed è un affidamento di gestione e non una vendita che mi avrebbe visto più favorevole». Faliero Chiappini (Città Aperta) ha sottolineato che «si tratta di una scelta di cui si discute da anni  e che ha trovato l’epilogo in questa situazione di necessità. La scelta di oggi rappresenta una assunzione di responsabilità, il mantenimento della quota pubblica ci dà comunque un quid di forza per far rispettare punti importanti anche per i patti parasociali; per questo una governance pubblica deve essere mantenuta».

Francesco Filipponi

«Si danno prospettive» Francesco Filipponi, presidente del gruppo Pd in consiglio, ha risaltato il fatto che «è giunto finalmente a compimento un percorso che si è sviluppato negli anni da parte del centrosinistra, permette di dare prospettive sia alla società che all’Ente, per un ruolo nuovo e diverso in una realtà competitiva come l’attuale». Per Silvano Ricci, che ha parlato in nome del Partito socialista, «in situazioni normali non avremmo sostenuto una soluzione di questo tipo ma le condizioni in cui ci troviamo oggi lasciano poco spazio alla manovra quindi voto favorevolmente per questo atto. L’incertezza del percorso che deve affrontare l’ente non fa che aggravare la difficile situazione economica che la città è chiamata ad affrontare: la vendita delle farmacie è una scelta non rinviabile ed è finalizzata alla messa in ordine dei conti del Comune». Contrario il gruppo di Forza Italia: «Un’azienda pubblica – ha spiegato Stefano Fatale – non si vende per coprire i debiti, ma quando ci sono condizioni di mercato favorevoli».

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