Alloggi residenziali: «Più case più risposte»

Terni, il nuovo regolamento comunale sull’edilizia residenziale è stato approvato in consiglio, ma maggioranza e opposizione discutono. L’intervento dell’assessore Cecconi

Condividi questo articolo su

di Fra. Tor.

Il nuovo regolamento comunale sull’edilizia residenziale pubblica, approvato lunedì dal consiglio comunale di Terni, ha fatto discutere tra l’opposizione. Il regolamento, che tiene conto delle disposizioni regionali in materia, introduce novità sull’assegnazione di una parte del punteggio – 4 punti su 18 – rispetto alla quale il Comune dispone in maniera autonoma. La modifica più sostanziosa prevede che 15 anni di residenza continuativa a Terni diano 4 punti: nel corso della discussione è stato proprio questo parametro a far emergere la diversità di posizioni tra maggioranza e opposizione.

Il regolamento sull’edilizia residenziale pubblica

Il regolamento del Comune di Terni sull’edilizia residenziale pubblica, secondo l’assessore alle politiche sociali Marco Cecconi, «è fortemente innovativo perché i parametri sono stati ampliati, tra questi quello delle donne uscite da un percorso di violenza con figli a carico, quello di persone con famiglie numerose, quello della perdita di lavoro o il decesso dell’unico percettore di reddito e quello di giovani che escono da un percorso di recupero, ad esempio, in comunità». Ma il parametro che ha fatto discutere più di tutti in consiglio comunale, riguarda i 15 anni di residenza continuativa.

La discussione sui 15 anni di residenza continuativa

«Penalizzazione dei ternani, dichiarati in delibera soggetti svantaggiati», ha detto Thomas De Luca (M5S). «Si tratta di una situazione surreale, che colpisce i giovani che si sono dovuti momentaneamente allontanare da Terni per questioni di lavoro e che magari ora sono rientrati. Noi abbiamo proposto un emendamento che includa l’intera provincia di Terni per il criterio della residenza». Alessandro Gentiletti (Senso Civico), poi, intende «mantenere nel regolamento il criterio dei 10 anni, che ci sembra un punto di accordo delle varie istanze». Infine, Valdimiro Orsini (Pd): «Non condivido i 15 anni. Si sta facendo un danno ai cittadini ternani. Si puniscano i ternani che hanno avuto residenza altrove, anche nei comuni limitrofi. Andrebbero agevolati i giovani che arrivano da situazioni difficili, le donne oggetto di violenza, i coniugi separati sono i veri disagiati, il resto è propaganda».

«Più case, più risposte»

Il concorso al punteggio tiene conto di 18 punti, 14 a cura di parametri regionali e 4 a cura dei comuni. «In questa ‘prateria’ di punteggi ognuno può trovare la propria casa», evidenzia Cecconi. «I comuni più grandi, come Perugia e Terni, sono quei comuni dove c’è effettivamente una quantità di edilizia residenziale da mettere a disposizione dei cittadini. Più saranno le case disponibili più tutti potranno accedere e trovare una risposta alle loro esigenze. Un’altra grande direttrice di attività del nostro Comune sarà quella di mettere più abitazioni a disposizione di coloro che concorreranno; quindi coloro che non dovessero trovare in questa casistica il punteggio aggiuntivo, lo potranno trovare da altre parti, ma in una quantità maggiore di abitazioni potranno trovare comunque le risposte che hanno cercato nel comune di Terni».

La Lega Terni tende una mano ai coniugi separati

Maggiori possibilità per i coniugi separati di vedersi assegnata la casa popolare. È l’obiettivo dell’emendamento, proposto dai consiglieri comunali Emanuele Fiorini, Doriana Musacchi e Sergio Armillei della Lega Terni e sottoscritto da tutto il gruppo consiliare leghista, approvato in consiglio comunale nell’ambito della votazione per l’approvazione del nuovo regolamento comunale sull’edilizia residenziale pubblica. «Secondo alcuni dati diffusi di recente dalla Caritas, i padri separati rappresentano i nuovi poveri in Italia», spiega Fiorini. «Padri costretti a dormire in macchina e dividersi in più lavori per arrivare alla fine del mese e mantenere la famiglia attraverso l’assegno mensile. Si tratta di persone che, in seguito alla decisione del giudice in fase di separazione coniugale, si ritrovano a dover lasciare la casa, anche se di proprietà, al coniuge affidatario. In precedenza, con la modifica alla legge regionale da me proposta e approvata dal consiglio regionale, è stato consentito ai coniugi separati di accedere alle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari. Adesso, con l’emendamento al regolamento comunale, verrà permesso ai coniugi separati di beneficiare di un punteggio aggiuntivo in ragione del numero dei figli a carico, dando loro maggiori possibilità di vedersi assegnare la casa popolare».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli