Alunni: «Idee e unità per battere la crisi»

Intervista al presidente di Confindustria Umbria: «Manifatturiero trainante. Terni a volte ostile con le imprese. Ambiente? Serve serietà»

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di F.T.

Prospettive di sviluppo nonostante la crisi – ed oltre i dati macroeconomici che parlano di un 2019 ‘buio’ per l’economia nazionale -, il peso specifico sempre più rilevante della manifattura ‘industriale’ per le sorti dell’Umbria e del sistema-Paese, l’esigenza di affrontare la questione ambientale da una prospettiva più competente e meno emotiva, una sostanziale equidistanza dagli attori politici locali e nazionali – ma una ‘frecciata’ per il M5s ci scappa – e, più in generale, un ottimismo «non a-priori o di facciata, ma fondato sul valore che l’Umbria ed anche il Ternano esprimono in termini di qualità del lavoro, competenze e talvolta anche di unità di intenti. Perché quando si riesce ad affrontare le questioni attraverso un punto di vista comune e condiviso, si ha più ‘forza contrattuale’ su tavoli spesso complessi e decisivi per le sorti delle imprese e delle nostre comunità».

Il ruolo

Confindustria Umbria – che conta circa 900 imprese associate – è uno degli attori principali quando si parla di lavoro, produzione, sviluppo e formazione. A fronte di un’opinione pubblica spesso disorientata e ad un contesto politico talvolta interessato più ai ‘posizionamenti’ ed al consenso che ai progetti, l’associazione – partendo dalla conoscenza della propria realtà, anche interna – cerca di indicare, suggerire strade e percorsi che guardino al futuro. Spesso oltre le ‘beghe’ locali, più in generale verso modelli – talvolta più ‘innovativi’ che ‘nuovi’ – attraverso i quali costruire un futuro produttivo e sociale diverso dall’attuale. «Non perché si debba per forza di cose superare chissà quale stallo, ma perché – è uno dei temi – le stesse tecnologie continuano a cambiare la quotidianità e il modo di fare impresa. E ancora oggi c’è chi teme questa evoluzione, sottovalutando, o addirittura ignorando, opportunità e benefici».

TERNI, INVESTITORI CINESI PER IL POLO CHIMICO

Le ‘eccellenze’ che trainano l’economia

A parlare è Antonio Alunni, imprenditore ternano – presidente e Ceo di ‘Fucine Umbre’ – da un anno e mezzo alla guida di Confindustria Umbria. Con lui, abbiamo analizzato il contesto – globale, nazionale e locale – e cercato di comprendere quale sia la direzione da seguire su alcuni dei temi – investimenti, ambiente, credito – che stanno più a cuore alle realtà che Confindustria rappresenta. A partire dal settore manifatturiero, centrale anche nell’analisi che l’associazione ha condotto nel triennio 2015-2017, presentata lo scorso dicembre nella consueta conferenza stampa di fine anno: «Una ricerca – spiega Alunni – messa in campo anche per comprendere meglio ‘chi’ rappresentiamo e come rendere le nostre azioni più incisive. In Umbria, ad esempio, esistono diverse negatività macro economiche, come il reddito pro-capite o un export sostanzialmente debole, che ci ‘spingono’ verso il meridione. Allo stesso tempo, però, non tutte le componenti hanno questo andamento. Ne è la riprova che la parte ‘industriale’ del manifatturiero, qui come altrove, riesce ad essere competitiva e a vincere sfide importanti sui mercati internazionali, anche attraverso dati di assoluto valore per ciò che attiene l’export ‘indiretto’. Ciò significa che gli esempi eccellenti ci sono e che possono rappresentare un traino per chi oggi, ma pure domani, decide di investire».

Opere pubbliche al palo: «Eccola la ‘decrescita’»

Logico chiedersi, allora, quali siano le azioni da mettere in campo per rendere queste realtà – spesso transnazionali – ma anche i territori, più competitivi e ‘ricchi’: «La crescita, in termini di produzioni, lavoro e quindi ricchezza, deve restare una priorità e chi continua a sostenere che esista una ‘decrescita felice’, sbaglia di grosso – osserva Alunni -. Il tema sembra scomparso dai media, ma vi assicuro che nella realtà di tutti i giorni, quando si bloccano infrastrutture, cantieri e le decisioni vengono spesso rinviate, è più che mai attuale. C’è chi, la componente del M5s al governo mi sembra che agisca spesso in tal senso, continua ad operare in favore di una ‘decrescita’ che infatti, razionalmente e nei numeri, sta avvenendo. E ciò preoccupa ad ogni livello. Sembra assurdo, ma è la realtà con cui tutti, anche ora, ci stiamo confrontando».

La questione ambientale a Terni: «Territorio a volte ostile»

Se le risorse messe a disposizione delle imprese rappresentano la base per favorire azioni e investimenti che puntino allo sviluppo, secondo il presidente di Confindustria Umbria c’è un tema che, probabilmente, viene anche prima dei ‘soldi’: «La base – osserva – è un territorio ‘business friendly’ verso l’industria. Terni, ad esempio, è una città fortemente industriale ma il clima che avvertiamo non è sempre favorevole alle imprese, anzi. Spesso vengono indicate come la causa principale dei problemi del territorio, e mi riferisco ad esempio alla questione ambientale. Ciò non vuol dire che l’industria non ne sia parte o concausa: è ovvio che abbia un impatto, oggi molto meno di ieri, sull’ambiente. Ma dire, come fanno alcuni, che alcune realtà si caratterizzino per un’azione cosciente volta a danneggiare la salute pubblica, è del tutto fuorviante. Fortunatamente anche la magistratura procederà, come annunciato, con verifiche puntuali e attente. Un’opera che servirà a dimostrare che, al netto dei problemi presenti la cui origine non mi pare proprio sia attuale, le nostre realtà industriali non solo stanno mettendo in campo, da tempo, risorse e intelligenze per minimizzare il proprio impatto, ma puntano a raggiungere i migliori standard possibili attraverso le tecnologie più avanzate presenti sul mercato. Questa cultura di impresa, che a Terni talvolta manca, è pre-condizione necessaria per far sì che l’industria trovi sempre più motivi per investire, crescere e ‘crederci’. Specie quando le decisioni vengono assunte a migliaia di chilometri di distanza da qui».

«Oggi servono idee ‘eccellenti’»

Un altro tema ‘caldo’, in Umbria, è quello delle infrastrutture, spesso carenti o – il recente caso del viadotto ‘Puleto’ lungo la E45 – problematiche: «Sì, dobbiamo operare perché migliorino e l’Umbria, sul punto, sconta un certo isolamento. Non sono però, le infrastrutture, l’unico elemento decisivo per la crescita – afferma Antonio Alunni -. Le decisioni, sul punto, spesso vengono prese a livello centrale e devono fare i conti con una cronica carenza di risorse, come dimostrano gli interventi di riqualificazione sulla E45, appaltati sì ma con anni di ritardo. Torno sul tema-ambiente perché credo che, prima di tutto, sia necessario uscire da una dimensione ‘locale’, dove l’emotività ha spesso la meglio sui dati oggettivi e scientifici. La complessità di temi quali economia e industria richiedono competenze ‘alte’, non semplici spot o battute. La stessa evoluzione tecnologica sconta, nella sua applicazione, tale clima. Ogni trasformazione, ciascuna con le sue contraddizioni, è sempre andata verso un miglioramento delle condizioni produttive e lavorative. E c’è chi continua a rimarcare un presunto ‘pericolo tecnologico’ quando, come sempre, è il fattore umano, l’utilizzo che se ne fa, ad essere decisivo. Uscire da questa ottica, e Confindustria Umbria fa la sua parte sostenendo anche azioni e iniziative di carattere culturale, è fondamentale per restituire una prospettiva ai nostri territori. Oggi servono più che mai idee ‘eccellenti’ da mettere a fuoco attraverso il dialogo e la partecipazione. In Umbria abbiamo varie ‘locomotive’ e ciò che cerchiamo di fare, nei limiti delle nostre competenze, è metterle a sistema. L’industria può avere una leadership in questo percorso evolutivo e, se vogliamo di ‘rinascita’. In fondo il deficit principale della nostra classe dirigente è quello di dibattere ma di non giungere mai ad una soluzione. Se ognuno svolgesse appieno il proprio ruolo, su ciascuno dei temi all’ordine del giorno, forse riusciremmo a compiere passi avanti decisivi».

«Localismi spesso ‘romantici’ e poco utili»

Fra gli attori principali nel contesto socio-economico, ci sono ovviamente le istituzioni. Con cui Confindustria si rapporta quotidianamente: «Il clima – osserva Alunni – è sempre di grande disponibilità e attenzione reciproca, dalle amministrazioni locali a quella regionale. In questo dialogo costante, i punti di vista non sempre combaciano, credo sia normale, ma l’importante è lavorare insieme per raggiungere quelle sintesi che rappresentano il fine ultimo della politica. Credo nell’Umbria che, pur piccola, può contare su una conoscenza ed una vicinanza fra gli interlocutori che, con altri assetti istituzionali, e penso alle macro regioni, rischierebbe di perdersi, forse a discapito della capacità di assumere decisioni rapidamente e in autonomia». Naturale allora soffermarsi su questioni interne, qual è il ‘riequilibrio’ fra le due province: «Che ciascun territorio ambisca a ruoli maggiori è naturale e giusto. Noi, come associazione, abbiamo raggiunto un’unificazione non semplice. Alla base, però, c’era e c’è un obiettivo ‘alto’. Da presidente di Confindustria Umbria, e da ternano, dico che ogni città deve avere un suo progetto ma in rete con le altre, perché la massa critica è la chiave di volta per ottenere di più. La stessa competizione fra territori, se vissuta in modo positivo, è un punto di forza, non di debolezza. Noi imprenditori raramente badiamo a certe differenze, mentre la politica tende a strumentalizzare aspetti localistici per rafforzare le proprie posizioni, ma senza una prospettiva che possa definirsi tale. Vero è che le istituzioni devono evitare disomogeneità fra le singole realtà, ma non possiamo sempre trincerarci dietro localismi sì romantici, ma poco utili».

Sistema del credito

Infine i rapporti con le banche, con il sistema del credito: non sono pochi coloro che nel tempo si sono visti ‘sbattere la porta in faccia’. «Anche oggi – afferma il presidente di Confindustria – abbiamo, e continueremo ad avere, imprese in sofferenza. Con gli istituti il dialogo è continuo, nel rispetto dei ruoli, ma intendiamo rafforzarlo. Errori, nel tempo, sono stati commessi da ambo le parti: sia dalle aziende che dalle banche. Ma il rapporto va impostato su basi costruttive, tenendo presente che le realtà industriali, una volta chiuse, è difficile se non impossibile ricostituirle. L’azienda resta uno degli organismi più complessi, dopo il corpo umano, e il sistema creditizio deve comprendere tanto le difficoltà quanto le prospettive di realtà che, con i giusti investimenti, possono rappresentare davvero un volàno di sviluppo. Anche per le stesse banche».

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