Ambiente, impatto-Ast «evidente sulla città»

Lo dice il report di tre Arpa regionali sulle acciaierie di Terni, Aosta e Vicenza. Il sito umbro è il più importante, ed inquinante

Condividi questo articolo su

di Fra.Tor.

Il progetto che ha coinvolto l’Arpa della Valle d’Aosta, quella dell’Umbria – dipartimento di Terni e quella del Veneto – dipartimento di Vicenza, aveva un obiettivo chiaro: definire un metodo per la valutazione dell’impatto ambientale degli impianti di produzione dell’acciaio di seconda fusione, in relazione agli inquinanti emessi durante il processo produttivo ed alle tipologie di acciaio prodotte.

Il ‘campione’ Nel progetto sono state prese in considerazione tre città caratterizzate dalla presenza di stabilimenti di produzione di acciaio all’interno del tessuto urbano: Cogne Acciai Speciali Spa di Aosta, Acciai Speciali Terni Spa di Terni, Acciaierie Beltrame Spa e Acciaierie Valbruna di Vicenza. Per Arpa Umbria hanno collaborato Caterina Austeri (servizio ispezione controllo e valutazione), Mara Galletti (servizio attività analitica aria-centro diossine) e Marco Vecchiocattivi (servizio ispezione controllo e valutazione).

A Terni l’impatto ambientale più elevato Terni è risultata, fra le tre prese in esame, la città in cui l’impatto delle emissioni dell’acciaieria è più elevato, come del resto è maggiore la produzione della locale acciaieria. In particolare nel sito industriale di massima ricaduta di Terni-Prisciano «il valore di nichel nel Pm10 (38 nanogrammi per metro cubo) è sensibilmente superiore al valore obiettivo di 20 ng/m3 previsto dalla legge».

IL REPORT FINALE DI ARPA – LEGGI

La normativa Aia-Ippc In Europa gli impianti di produzione di acciaio sono soggetti alla normativa Aia-Ippc (Autorizzazione integrata ambientale e Integrated pollution prevention and control) che prevede il conseguimento di un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso, con l’applicazione delle Bat. La scelta delle migliori tecniche è compiuta dal gestore dell’impianto, di concerto con l’autorità competente, tenendo conto dell’analisi dei costi e dei benefici. Le autorizzazioni Aia rilasciate alle acciaierie sono mirate alla condizione tecnico-economica dell’insediamento industriale e al contesto territoriale in cui l’azienda opera. I monitoraggi ambientali condotti all’esterno degli stabilimenti sono spesso parte integrante delle autorizzazioni Aia e sono finalizzati a conoscere sia lo stato dell’ambiente che l’efficacia delle azioni di contenimento delle emissioni inquinanti.

Acciai Speciali Terni, la storia Nel territorio urbano di Terni – si legge nella relazione conclusiva che verrà presentata ad Aosta nel corso del 2018 – è presente lo stabilimento produttivo Acciai Speciali Terni «che produce acciai inossidabili e al carbonio, in forma di bramme, coils, laminati piani, tubi e fucinati. Il primo insediamento siderurgico risale al 1884; destinato alla fabbricazione di materiale bellico, lo stabilimento viene ampliato ed ammodernato nei primi anni del ‘900; le due guerre mondiali portano un incremento dell’attività produttiva dell’acciaieria, che però subisce ingenti danni durante i bombardamenti del 1944; nel secondo dopoguerra lo stabilimento abbandona la produzione militare e passa a quella degli acciai per uso civile; un ulteriore ammodernamento degli impianti con ampliamento della capacità produttiva avviene negli anni ’70 del secolo scorso. L’acciaieria ha sempre segnato le vicende lavorative e sociali dell’area urbana di Terni trasformandola da centro rurale a città operaia; nei suoi oltre 130 anni di attività ha influenzato l’ambiente e il territorio circostante».

La produzione L’acciaio a Terni «viene prodotto a partire dalla fusione di rottame selezionato con due forni ad arco elettrico. L’acciaio fuso viene affinato nei due impianti Aod e nell’impianto Vod (Vacuum oxygen degassing) e successivamente avviato agli impianti di colata continua (Cco) per la produzione di 10/63 bramme. Lo stabilimento è dotato di impianti di laminazione a caldo e a freddo, di linee di ricottura brillante e linee di ricottura e decapaggio (Lac e Laf). Nel sito sono inoltre presenti le attività di servizio tra cui particolare impatto dal punto di vista ambientale rivestono il cosiddetto ‘parco scorie’, gli impianti di trattamento rifiuti e reflui interni allo stabilimento e la discarica sociale. La vigente Autorizzazione integrata ambientale è stata rilasciata nel 2010; integrata e modificata nel corso del tempo è attualmente in fase di riesame».

I monitoraggi sono stati condotti secondo un protocollo condiviso nel quale sono stati individuati i criteri per la scelta dei siti di misura, gli inquinanti da misurare e i metodi di misura da adottare. I siti di misura sono stati individuati sulla base di uno studio modellistico di dispersione delle emissioni di polveri dei principali processi produttivi dello stabilimento, costituiti dal processo di fusione e affinazione a caldo del rottame di acciaio e dal processo di trattamento delle scorie, valutando le ricadute sia delle emissioni convogliate che delle emissioni diffuse. Una volta definite le diverse aree di ricaduta sulla base dello studio modellistico, in ogni dominio di studio sono state individuate tre tipologie di siti di monitoraggio: sito di massima ricaduta, sito di minima ricaduta e sito di controllo. Nel caso di Terni ed Aosta, in cui l’acciaieria è posta a poche centinaia di metri dal centro della città, i siti di ‘massima ricaduta’ sono stati localizzati al confine dei rispettivi stabilimenti industriali, all’interno del quartiere abitato di Prisciano (Terni) e della zona La Pépinière (Aosta).

Pm10 Confrontando i valori medi di Pm10 (particolato) misurati nelle stesse tipologie di sito delle tre città «emerge chiaramente che l’inquinamento da Pm10 è più elevato nella città di Vicenza, mentre ad Aosta i livelli di Pm10 sono inferiori rispetto alle altre due città. L’inquinamento da Pm10 è prevalentemente riconducibile all’impatto delle fonti urbane (traffico e riscaldamento) e alla meteorologia locale. La differenza è confermata dal numero di giornate di superamento della soglia giornaliera di Pm10 nei siti di fondo urbano delle tre città: 71 superamenti a Vicenza, 60 a Terni e 11 ad Aosta. Nel caso di Terni – si legge – il valore medio di Pm10 nel sito di massima ricaduta risulta leggermente superiore rispetto a quello di minima ricaduta con una differenza simile (8%) a quella riscontrata nel caso di Aosta. Il valore nel sito di controllo misurato a Perugia-Cortonese, ad esempio, risulta sensibilmente inferiore rispetto ai valori misurati nei due siti di Terni. Questo è riconducibile alla presenza nella città di Terni di fonti di emissione aventi un maggiore impatto sul Pm10 rispetto a Perugia. Tra queste fonti rientra sicuramente l’acciaieria di Terni».

L’impatto Per verificare l’impatto della fonte industriale sul Pm10 vengono confrontati i valori misurati nelle singole giornate nel sito industriale e in quello di minima ricaduta, valutando la differenza percentuale tra i due valori. L’impatto della fonte industriale viene considerato ‘visibile’ nelle giornate in cui la differenza tra i due siti è maggiore del 25%, che corrisponde all’obiettivo di qualità per l’incertezza del Pm10 previsto dalla legge. Per differenze maggiori del 40% l’impatto della fonte industriale è considerato ‘evidente’. Nel caso di Terni l’impatto della fonte industriale appare visibile nel 61% delle giornate ed evidente nel 47% delle giornate. «Questo dato – spiega Arpa – conferma che l’impatto sul Pm10 della fonte industriale rispetto alle altre fonti urbane è più forte nella città di Terni rispetto ad Aosta e Vicenza, che rappresentano invece due casi confrontabili tra loro».

Il Nichel e il Cromo Il Nichel è uno dei principali componenti degli acciai inossidabili, che costituiscono una fetta considerevole della produzione di acciai speciali. La legge prevede un valore obiettivo per la media annua di nichel nel Pm10 pari a 20 nanogrammi per metro cubo. «Nel caso di Terni – è scritto nella relazione – l’influenza dell’acciaieria è molto evidente: il valore medio di nichel nel sito industriale è superiore al valore obiettivo di 20 ng/m3 previsto dalla legge e il valore medio di nichel nel sito di massima ricaduta è oltre 6 volte più alto di quello del sito di minima ricaduta. Analizzando le correlazioni tra i valori giornalieri di nichel nel Pm10 tra il sito industriale e quello di fondo urbano di minima ricaduta, emerge che solo a Terni vi è una correlazione evidente tra i valori, mentre nel caso di Aosta e di Vicenza le correlazioni sono praticamente nulle». Questo conferma che «solo a Terni l’impatto diretto delle emissioni dell’acciaieria è evidente anche nel sito di fondo urbano di minima ricaduta, mentre nelle altre due città non è visibile un impatto diretto». Allo stesso modo la correlazione tra i valori di Pm10 e nichel nel Pm10 nei siti industriali «risulta evidente nel caso di Terni e assente per Aosta e Vicenza». Nel caso delle deposizioni di nichel l’impatto della fonte industriale risulta molto più evidente rispetto a quanto emerge dal confronto dei valori di nichel sul Pm10. Il Cromo è, assieme al nichel, uno dei principali componenti degli acciai inossidabili. La legge non prevede valori limite/obiettivo per il cromo nel Pm10 ma Terni, come per il nichel, è la città in cui l’influenza della fonte industriale risulta evidente».

Piombo e zinco «Nel caso del piombo il valore medio del sito industriale di Terni è molto più elevato di quello del corrispondente sito urbano e di quelli misurati nei siti industriali di Aosta e di Vicenza, inducendo a pensare ad una contaminazione di piombo nel rottame avviato alla fusione. Per quanto riguarda lo zinco, in tutte e tre le città si osserva una differenza evidente tra i valori del sito industriale di massima ricaduta e quelli del sito di fondo urbano di minima ricaduta».

Le polveri «Le emissioni diffuse di polveri possono derivare da diverse sorgenti: emissioni fuggitive dagli impianti di captazione degli inquinanti; emissioni derivanti da fenomeni di risospensione eolica di polveri presenti sulle superfici interne dello stabilimento (vie di transito, piazzali, tetti degli edifici) e sui cumuli di stoccaggio di materiali polverulenti; emissioni derivanti dalla lavorazione (raffreddamento con acqua) della scoria calda; emissioni derivanti da operazioni di carico e scarico di materiali polverulenti. Nel caso di Terni le principali fonti di emissione diffusa sono state individuate nella fossa scorie e nel cumulo scorie. Ad Aosta e Terni emerge che il flusso di massa annuale delle emissioni diffuse di polveri è superiore di oltre un ordine di grandezza rispetto alle emissioni convogliate. Questo induce a dedicare particolare attenzione agli impatti delle emissioni diffuse di polveri degli stabilimenti di produzione degli acciai speciali che sono un ambito ancora poco conosciuto e difficile da monitorare».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli