Amelia, una nuova badessa al monastero

Suor Maria Daniela Vacca: «Il nostro cammino va verso un’integrazione piena con la comunità amerina»

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Suor Maria Daniela Vacca, 36 anni originaria di Guidonia (Roma), è stata ufficialmente investita del titolo di badessa del monastero di San Magno di Amelia alla presenza del vescovo di Terni Giuseppe Piemontese. Un evento storico per la ‘città delle mura ciclopiche’ che la comunità amerina attendeva da quasi mezzo secolo, alla quale hanno preso parte anche il sindaco, Laura Pernazza, alcuni membri della giunta comunale e il consigliere regionale Sergio De Vincenzi.

Suor Maria Daniela Vacca La giovane monaca benedettina, laureata in psicologia, un passato di nuotatrice, già dal 2009 ricopre il ruolo di priora del monastero, guidando la vita religiosa e lavorativa delle consorelle. Con il grado di badessa, suor Maria Daniela Vacca conferisce al monastero di San Magno, che esiste dal 1179 e dal 1399 ospita le benedettine, una specifica indipendenza da quello centrale di Offida (Ascoli Piceno). La badessa, in termini monastici e religiosi, è quindi equiparabile per responsabilità e autonomia decisionale all’autorità vescovile. Oneri che graveranno sulle spalle di suor Maria Daniela, ma che rappresentano al contempo una possibilità di sviluppo per il monastero, soprattutto in vista di un maggiore coinvolgimento della comunità amerina nella vita e nel lavoro portato avanti dalle monache.

La clausura «Molti cittadini di Amelia – spiega la suora – non sanno nemmeno della nostra esistenza. Non ce ne facciamo un cruccio, perché la nostra regola – prega e lavora – ci impone la clausura e il distacco dal mondo, ma al contempo una piena comunione con le persone attraverso la preghiera. Ci sostentiamo con il lavoro della terra e quello manifatturiero. E poi ci affidiamo alla provvidenza, che, devo dire, non manca mai». Una presenza, quelle delle benedettine ad Amelia, non visibile agli occhi, ma vicina al cuore delle persone. «Il nostro portone – continua – viene aperto a tutti. Sono molte le persone che cercano conforto in momenti di difficoltà, riposo e sollievo, anche grazie alla presenza di una foresteria che mettiamo a disposizione dei nostri visitatori. Anche questo fa parte del ‘servizio’ che offriamo a tutti coloro che ne sentano il bisogno».

Integrazione con la comunità E poi un pensiero a come vorrebbe che sia il monastero nel prossimo futuro, e come potrebbe cambiare il ruolo della vita monastica ai tempi della comunicazione. «Le nostre regole, alle quali non possiamo derogare, ci impongono una vita monastica e di clausura. Ciò non toglie – conclude la badessa – che il cammino che il nostro monastero vuole intraprendere va verso un’integrazione piena con la comunità amerina, che cercheremo di coinvolgere anche spiritualmente, affinché questo luogo possa rappresentare un punto di riferimento per tutta la città».

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