Ampliamento Le Crete: «Andremo in Comune»

Orvieto si mobilita dopo l’ok di Germani al progetto di ampliamento: «Non siamo la discarica dell’Umbria, ci faremo sentire»

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Serrano i ranghi i comitati ambientalisti, le associazioni e i cittadini orvietani. L’ipotesi di un nuovo ampliamento della discarica Le Crete, ormai più che concreta, non piace alla città e ai consiglieri comunali di opposizione che hanno iniziato, venerdì 17, un ciclo di incontri in città per informare e sensibilizzare la cittadinanza.

Il volantino

Sembrava che la Marcia della bellezza, quella camminata che si era svolta a maggio del 2016 e a cui aveva partecipato anche il sindaco Giuseppe Germani, aveva definitivamente chiuso un capitolo, quello relativo all’ampliamento della discarica di proprietà di Sao Acea che, da anni, prova a farsi autorizzare progetti per l’ampliamento. Ora, però, nonostante il parere contrario espresso anche dal consiglio comunale, sembra che l’ampliamento risulti necessario per far fronte alle innumerevoli emergenze che, in tutta l’Umbria, sono scoppiate sul campo dei rifiuti.

Pattumeria «Questa non può diventare la discarica dell’Umbria» spiega Ciro Zeno del Partito comunista italiano, animatore della prima di una lunga serie di assemblee pubbliche che saranno organizzate sul territorio per bloccare l’ennesimo progetto. «Ci sentiamo traditi dal sindaco e siamo disposti a tutto, arriveremo in piazza della Repubblica, sotto al Comune, per far capire da che parte sta la città. Dobbiamo amare e rispettare il nostro territorio, è tutto quello che abbiamo. E siamo pronti a farlo, dobbiamo solo parlare con quanti più cittadini possibili e far capire che più siamo meglio è. Questa è una battaglia di tutti».

Monica Tommasi, presidente associazione Amici della Terra

Discariche «Già nel 2009 la Regione, con l’unico piano dei rifiuti mai realizzato, la chiusura del ciclo si prevedeva con i rifiuti buttati in discarica – spiega Monica Tommasi, presidente dell’associazione Amici della Terra – ora l’Europa dice che le discariche vanno chiuse e usarle il minimo possibile, massimo il 10%, perché l’impatto sul territorio è troppo forte, inquinano e i loro effetti durano per sempre. Siamo una delle regioni peggiori d’Italia, perché mandiamo in discarica il 60% dei rifiuti che raccogliamo. La Regione non ne vuole sapere di implementare gli impianti, finanziando investimenti e industrie che trattano i vari tipi di rifiuti».

La vicenda «Nel 2011 l’ampliamento del secondo calanco e la costruzione di una prima fase del terzo calanco, con grande sforzo siamo riusciti a bloccare questo progetto, il Consiglio di stato si è espresso quest’anno. Nel 2014 la Sao Acea allora ripropone un altro progetto di ampliamento per 1 milione e 400 mila tonnellate, bocciato poi dalla Soprintendenza. Ma a marzo di quest’anno, quando la Regione fa la sua delibera, si prova a scavalcare la contrarietà del consiglio comunale di Orvieto e da mesi vanno avanti incontri per superare questo parere negativo. In Umbria serve la discarica di Orvieto e a settembre l’accordo è stato trovato».

L’assemblea a Orvieto

Il verbale «Durante la riunione – si legge nel verbale reso noto nei giorni scorsi dal consigliere regionale di Forza Italia Raffaele Nevi – viene confermata da parte dei presenti la concreta volontà di proseguire il confronto su ogni possibile soluzione progettuale in grado di superare le criticità evidenziate dall’attuale progetto. Dopo ampio e approfondito dibattito tra le parti, valutate tutte le ragioni alternative in grado i consentire al comune di Orvieto una revisione del proprio parere negativo sul progetto in argomento, la società Acea Ambiente srl comunica di rendersi disponibile a una sostanziare rimodulazione del progetto, consistente in una riduzione significativa dell’incremento della capacità netta della discarica rispetto a quanto previsto nel progetto a suo tempo presentato in sede di via, circa il 50%». Assieme ad Auri e Regione, c’è anche il comune di Orvieto a ritenere «accoglibile la proposta di modifica progettuale illustrata da Acea».

390 mila tonnellate Il nuovo progetto, quello avallato dal sindaco Germani durante l’incontro che si è svolto lo scorso 20 settembre negli uffici dell’assessorato all’ambiente a Perugia, farebbe emergere la differenza tra il volume lordo del vecchio progetto e quello nuovo, che corrisponderebbe alle 390 mila tonnellate già ipotizzate nella delibera regionale di marzo. «Tutto torna», commentano dal pubblico mentre è la consigliera di Forza Italia Roberta Tardani a decretare il fallimento della Regione. «Siccome la Regione è in emergenza, perché ha sbagliato tutto sui rifiuti, allora noi dovremmo diventare la discarica dell’Umbria? – si chiede – Germani vuole far pronunciare il consiglio comunale per crearsi un alibi, ma all’assemblea non competono le valutazione tecniche, noi comunque ribadiremo forte e chiaro il nostro no. Vedremo cosa faranno gli altri consiglieri comunali».

L’emergenza rifiuti a Perugia

Emergenza Che la Regione non se la stia passando bene, un po’ su tutto il territorio, lo conferma la recente riduzione della raccolta proprio a Perugia, dove a causa degli impianti bloccati fuori e dentro l’Umbria, nelle scorse settimane in molte zone della città i cassonetti traboccavano di rifiuti. «Finché la gestione di questi servizi pubblici sarà privata – ha detto Gianni Mencarelli, presidente della sezione locale di Cittadinanza Attiva – si continuerà ad agire in emergenza sulle spalle dei cittadini, sulla loro salute e sul loro portafogli».

‘Disposti a tutto’ Le perplessità e gli interrogativi sono ancora tanti, ma la certezza che la comunità si batterà per difendere il suo territorio sembra ormai fuori discussione. «La Regione è in piena emergenza perché ha sbagliato tutto – ha concluso Monica Tommasi – puntando sulle discariche e non mettendo un euro nella progettazione degli impianti industriali di riciclo. Vogliono scaricare la loro incapacità sui cittadini con la storia della raccolta differenziata, ma dobbiamo smascherare questo». Se fosse vero, infatti, che la raccolta differenziata sta procedendo a ritmi virtuosi come sostengono Comune e Regione, perché bisogna ampliare ancora la discarica? «Perché il 60 % dei rifiuti finisce ancora in discarica e c’è una differenza abissale tra ciò che viene differenziato e ciò che viene riciclato, cioè quasi nulla».

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