Ast di Terni, a Natale fermata lunga

Impianti saturi, oltre due settimane di stop nell’area a caldo. Azienda costretta ad aprire la cassa integrazione, ecco gli effetti concreti della concorrenza asiatica

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Si profila una fermata piuttosto lunga all’Ast di Terni – oltre due settimane nell’area a caldo a causa di scarico produttivo e scorte alte – in occasione della fine dell’anno, tanto da spingere l’azienda ad avviare la procedura di apertura della cassa integrazione ordinaria per il periodo previsto. È quanto è stato annunciato mercoledì alle rsu di fabbrica da parte della direzione del personale dell’acciaieria.

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Lo stop nel dettaglio

In particolare, ad Acc la linea Cco7 ferma alle 6 22 dicembre e riparte alle 14 del 7 gennaio, mentre la linea di Cco3 ferma alle 6 del 24 dicembre e riparte alle 6 del 3 gennaio. La linea di laminazione a caldo ferma dalle 22 del 23 dicembre alle 6 del 3 gennaio. Pix 1/2 e Centro di finitura fermano dalle 6 del 24 dicembre alle 6 del 27 dicembre, poi ancora dalle 6 del 31 dicembre alla stessa ora del 3 gennaio. Per quanto riguarda infine Tubificio e Società delle fucine, le fermate non sono state ancora definite, mentre i servizi seguiranno le fermate dei reparti di appartenenza.

Le ragioni

Stop questo – che potrebbe subire ancora qualche variazione – motivato dall’azienda con le difficoltà contingenti già evidenziate nei giorni scorsi dall’ad Burelli e dettate dall’introduzione dei dazi Usa, che hanno causato un surplus di arrivi di acciaio in Europa dall’Asia, dove tra l’altro i costi di produzione sono notevolmente più bassi. Problemi che starebbero riscontrando tutti i maggiori competitor europei di Ast e che dovrebbero vedere il protrarsi delle loro conseguenze ancora per due o tre mesi, prima che abbiano effetto le contromisure adottate.

A breve il premio

Nel corso del confronto di mercoledì l’azienda, oltre a comunicare Ia volontà di avviare già dal giorno seguente, Ia procedura di apertura della Cigo, si a impegnata a illustrare nell’incontro di venerdì i dati relativi alla seconda trance – centrata grazie ai dati di bilancio – del premio di risultato previsto nel cedolino paga del 10 dicembre. Le rsu nel prendere atto di quanto dichiarato dalla direzione aziendale, prima di esprimere una valutazione complessiva, si sono riservate di fare nelle sedi opportune tutti gli approfondimenti del caso.

I timori del sindacato

Ad intervenire, per conto della Fismic, è invece il coordinatore della sigla, Marco Bruni. «Questa situazione – commenta il sindacalista – non ci sorprende perché è noto che da tempo in Ast si respirano problemi legati alla produzione e alla saturazione degli impianti. La coincidenza vuole che vengano resi noti dopo la chiusura dell’anno fiscale e a ridosso del 4 dicembre, quando scadrà l’accordo del 2014, nonostante nell’ultimo incontro di settembre al Mise i toni fossero decisamente positivi rispetto alla situazione attuale. Abbiamo difficoltà a credere che tutto sia cambiato nel giro di poche settimane». A preoccupare, in merito alla situazione dell’area fusoria, sono anche le 42 bramme in arrivo dall’Indonesia in conto lavorazione. «Un elemento – conclude Bruni – che fa pensare che prendere le bramme, senza acquistare la materia prima e creare disagi legati a scorie e ambiente, può essere per l’azienda molto remunerativo».

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