Ast, fumi arancioni: «Situazione anomala»

Domenica una densa colonna di polveri si è alzata sulla zona est di Terni. All’origine il trasporto di acciaio fuso dai forni al convertitore AOD2

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Una – al momento – non meglio precisata ‘reazione’ durante il travaso dell’acciaio, tramite ‘carraccio’, dai forni fusori all’impianto convertitore AOD2 dell’acciaieria. Il fatto che una parte del percorso, di diverse decine di metri, sia all’aperto, avrebbe reso visibile e percepibile ciò che domenica, intorno alle 13.30, ha messo in allarme centinaia di cittadini di Terni.

ACQUE SOTTERRANEE CONTAMINATE IN AST

Il ‘fenomeno’

Oltre a chi ha avuto modo di vedere ‘ad occhio nudo’ il fenomeno – un denso mix di fumi e polveri di colore arancione alzatosi dagli impianti Ast nei pressi di via Breda/Prisciano -, tanti altri hanno appreso dell’accaduto via Facebook con un video postato da un cittadino residente nell’area est di Terni. Immediata, anche da parte nostra, la richiesta di informazioni all’azienda da cui si apprende che si tratta «senz’altro di un’anomalia». Letture certe, nei termini delle possibili conseguenze, al momento non ce ne sono anche perché l’evento rappresenta un qualcosa di nuovo. L’accaduto – i rilievi della stessa centralina per il monitoraggio della qualità dell’aria presente a Prisciano, potranno offrire qualche elemento in più – è al vaglio anche dei tecnici di Arpa Umbria intervenuti domenica sul posto.

Parla l’azienda

Stringata, in assenza di altri elementi certi, la nota diffusa domenica pomeriggio da Ast a seguito dell’accaduto: «Nel primo pomeriggio si è creata una situazione anomala in acciaieria. Durante il normale trasporto di una siviera contenente acciaio fuso, per cause in corso di accertamento, si è registrata un’emissione improvvisa e imprevista di fumi. L’evento si è esaurito nel giro di pochi minuti e non si è ripetuto nelle colate seguenti. L’azienda – conclude la nota – ha informato l’Arpa che ha inviato i propri tecnici sul posto».

Il Comune

Dell’accaduto sono stati prontamente informati il sindaco Leonardo Latini e l’assessore all’ambiente Benedetta Salvati che si sono sincerati dell’intervento dei tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente, con cui sono rimasti in contatto. Informati anche i presidenti dei vari gruppi consiliari dal presidente dell’assemblea comunale Francesco Ferranti: attesa lunedì la relazione al consiglio sulla base degli accertamenti svolti da Arpa Umbria.

Discarica e stabilimento: «Visita ispettiva»

Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari (M5S) hanno nel contempo inviato una lettera al ministero dell’Ambiente e ai presidenti di II° e III° commissione regionale per richiedere «con la massima urgenza una visita ispettiva in loco dei consiglieri regionali, insieme a rappresentanti del ministero. Quella di Pentima Valle è una delle discariche industriali più importanti del Centro Italia, con decine di milioni di tonnellate di scorie ivi sepolte e localizzate peraltro a due passi da luoghi di elevato pregio come la Cascata delle Marmore e la Valnerina. Tali discariche contrariamente a qualsiasi buona pratica e a ogni logica, continuano a ricevere annualmente centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti da parte del polo siderurgico, pur essendo rinvenuta da molti anni una diffusa contaminazione delle falde sia da ‘cromo VI’ che da altri metalli pesanti. Negli ultimi giorni è stata poi ribadita ufficialmente da Arpa-Umbria la contaminazione degli acquiferi sottostanti gli stessi stabilimenti Thyssen. Sia tramite atti amministrativi che nelle risposte ufficiali della politica si evince la scientifica volontà della Regione Umbria nel consentire invariabilmente al Gruppo TK la prosecuzione dell’interramento dei rifiuti industriali presso tale sito, essendo viceversa urgenti chiusura e sequestro delle discariche medesime». Eros Brega (presidente seconda commissione) ha raccolto l’invito annunciando di aver «provveduto ad inviare all’azienda richiesta formale per un sopralluogo in loco».

Un’interrogazione parlamentare

Per il senatore M5S Stefano Lucidi «è evidente come la città sia fuori controllo. I ternani sanno che sia le acque del sottosuolo che quelle dei fiumi sono già fortemente contaminate da metalli pesanti. Studi su studi confermano una situazione inaccettabile e pericolosa. Ma anche l’acqua del rubinetto è di qualità tutt’altro che eccelsa. Allo stesso modo, i ternani non hanno nemmeno il diritto di respirare un’aria salubre. Che impatto ha questo sulle vite e sul futuro degli stessi dipendenti Thyssen, dei cittadini tutti, dei più giovani che, infatti, scappano. Sarà presentata un’interrogazione parlamentare il cui testo sarà inviato alle Procure. Chiediamo al Ministero per l’Ambiente di attivarsi su Terni per certificare definitivamente lo stato di quei luoghi. E soprattutto riteniamo doveroso che quei 98 milioni di euro di utili dell’azienda debbano essere restituiti ai ternani e destinati alla messa in sicurezza e alla bonifica del sito. Sempre che sia sufficiente».

L’Usb: «Parole sindaco inadeguate ed evasive»

Intanto l’Usb – Rsu – torna sull’incontro con il sindaco Latini per il futuro dell’azienda: «Ci troviamo nella paradossale situazione in cui, a fronte di un bilancio che si è chiuso a settembre con un utile di 98 milioni, l’azienda ha proposto un piano di ristrutturazione che prevede 100 esuberi, un ridimensionamento della produzione di fuso che a budget, per la prima volta, scende sotto il milione di tonnellate. A rendere ancora più imbarazzante la situazione è la richiesta, da parte aziendale, dell’apertura di cassa integrazione per fronteggiare le difficoltà di mercato per 700 unità, per gli ultimi tre mesi del 2018 ed i primi tre mesi del 2019. La replica del primo cittadino alle nostre sollecitazioni è stata inadeguata ed evasiva, si è trincerato dietro le leggi europee, nella logica dell’autoregolamentazione dei mercati, in perfetta coontinuità con i governi precedenti, che non hanno difeso gli interessi e la salute dei lavoratori e dei cittadini ternani. È ora che su Terni, come accaduto per Taranto, si accenda l’interesse della politica».

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