Ast, morte Menichino: tensione in tribunale

Terni: udienza difficile, specie quando i legali degli indagati Ast hanno chiesto di analizzare i residui di sangue dell’operaio per valutarne le condizioni al momento dell’incidente

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di F.T.

Non è affatto facile – anzi, è impossibile – accettare la morte di un proprio figlio ancora nel fiore degli anni. Come non è affatto facile stare ad ascoltare per due ore come ciò è potuto accadere. Alla fine i nervi, sottoposti all’ennesima dura sollecitazione, cedono ed è quello che è successo mercoledì mattina nell’aula gup del tribunale di Terni, dove era in corso l’incidente probatorio per la morte dell’operaio Ast Gianluca Menichino.

AST, MORTE MENICHINO: «PRASSI NON SICURE»

Udienza complicata Dopo l’accurata ricostruzione con cui il perito incaricato dal tribunale, l’ingegner Gian Luca Mannaioli, ha esposto le risultanze degli accertamenti eseguiti sul luogo dell’incidente, la parola è passata ai legali difensori dei nove indagati – di fatto dell’azienda di viale Brin – ed è in quel momento che la tensione dei familiari di Gianluca Menichino, in particolare della madre, è esplosa.

UN ALTRO INCIDENTE SFIORATO IN AZIENDA

Il motivo, oltre al peso insostenibile degli aspetti giudiziari su quelli umani, sta nella richiesta che gli avvocati delle difese hanno avanzato al gip Simona Tordelli: analizzare i residui ematici del povero operaio, ancora presenti sul joystick utilizzano per movimentare i coil lungo la linea Lac2-Pix1, per accertarne le condizioni di salute al momento dell’incidente.

Nell’aula del tribunale Agli occhi di chi ha perso un figlio deve essere sembrata una provocazione, un’insinuazione evitabile, irriguardosa e inaccettabile verso una giovane vita strappata all’affetto dei propri cari da un incidente sul lavoro. Ma nel chiuso delle aule di tribunale, ciascuno punta a fare i propri interessi. E lo stesso pubblico ministero non si è opposto all’accertamento richiesto. Sul quale deciderà lo stesso gip: per questo l’incidente probatorio si è chiuso, ma gli atti non sono stati ancora restituiti alla procura di Terni.

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