Ast nell’incertezza, scatta lo sciopero

Terni: a sette mesi dall’ultimo faccia a faccia con l’ad Burelli, i sindacati attendono ancora una risposta sulle tante questioni aperte

Condividi questo articolo su

Protesta al Tubificio

Scatta lo sciopero in Ast, proclamato dalle segreterie provinciali dei sindacati metalmeccanici (VIDEO), con tanto di presidi in viale Brin e di fronte al Tubificio di vocabolo Sabbione. I lavoratori – astensione nel primo (dalle 10 alle 12) e nel secondo turno (dalle 20 alle 22) – hanno dato vita a dei ‘sit in’ per rimarcare le diverse problematiche che finora non hanno trovato risposta da parte dell’azienda, se non la convocazione delle sigle per il 1° marzo, ritenuta però tardiva rispetto alla richiesta urgente di incontro avanzata lo scorso 9 febbraio.

Viale Brin

TERNI, SCIOPERO AST: «RITORNO AL PASSATO» – VIDEO

Impianti fermi Alle 10 di martedì mattina quasi tutti fuori dalla fabbrica, mezz’ora dopo sono iniziati i due presidi ai quali hanno preso parte, oltre ai rappresentanti sindacali, in totale circa 250 lavoratori (la presenza più massiccia si è registrata ovviamente in viale Brin). L’alta adesione alla mobilitazione ha permesso di fermare – secondo i sindacati – l’attività di tutti gli impianti di produzione. Davanti ai cancelli principali dell’Ast ha quindi preso il via il volantinaggio tra gli automobilisti da parte delle Rsu.

«Totale incertezza» «Siamo qui perché oggi viviamo in un momento di grande incertezza – hanno spiegato alcuni degli operai riuniti in presidio -, dopo l’uscita dei 400 colleghi nella vertenza 2014 le condizioni e l’organizzazione del lavoro sono peggiorate, anche a livello di sicurezza. In questa situazione, poi, non conosciamo il futuro di questa fabbrica in vista dell’annunciata vendita, l’azienda non parla. Quale sarà il nostro destino?». Perplessità già vissute in passato che, ancora una volta, ritornano. Forse il 1° marzo si avrà qualche informazione in più, intanto venerdì mattina Rsu e ufficio del personale si incontreranno di nuovo per proseguire la discussione sull’integrativo.

L’Usb In questo contesto il sindacato Usb (Rsu Ast e Federazione provinciale di Terni) si ‘distingue’ aggiungendo altre ore allo sciopero proclamato dai metalmeccanici: l’astensione dell’Usb riguarderà anche il terzo turno (22-24) ed altre due ore, dalle 15 alle 17: «Lo sciopero – precisa l’Usb – è proclamato per rivendicare ed affermare con forza il  diritto alla sicurezza in Ast, per il rilancio di una seria politica di  investimenti nei reparti e contro le terziarizzazioni, per una seria campagna di assunzioni fuori dal Jobs Act e per il riconoscimento delle professionalità, contro la logica della polifunzionalità».

‘Liberi e Uguali’ Terni afferma che «l’evasività della società e la mancanza di comunicazioni ufficiali preoccupano e rafforzano i dubbi su una volontà, percepita dalle parti sociali, di un progressivo disinvestimento sul sito ternano. Si registrano infatti segnali in questa direzione che riguardano ad esempio le criticità del settore commerciale e i ritardi sull’affidamento dell’appalto sul riutilizzo delle scorie. L’azienda dovrebbe al contrario mostrare con questo progetto, fermo da troppo tempo, la volontà di investimento nel sito ternano, nella tutela ambientale e nello sviluppo di forme di economia circolare. Temiamo che la società possa prendere decisioni senza un’adeguata interlocuzione territoriale e senza tenere in alcuna considerazione gli interessi del territorio ternano».

Damiano (Pd) «La siderurgia deve essere inserita tra i settori strategici del nostro paese»: a dirlo è Cesare Damiano, candidato al collegio uninominale della Camera per il Pd, intervenendo oggi in merito alla situazione dell’Ast. «Quello dell’acciaio – ha sostenuto Damiano – è un comparto fondamentale, non solo per Terni ma per tutta Italia. E solo inserendolo nei settori strategici potrà essere tutelato al meglio, per evitare rischi di perdita dei livelli occupazionali in primis e di abbandono del territorio da parte delle grandi imprese. Anche perché dobbiamo tenere sempre alta l’attenzione sull’operato delle multinazionali: non possono licenziare, come sta succedendo in queste ore con il caso Embraco, per il timore di perdere punti in Borsa. Dobbiamo riscrivere le regole della globalizzazione».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli