Ast: «Non telecamere ma fare nuovi studi»

Terni, Calderini in audizione in Comune: «72 milioni di investimenti per l’ambiente, lavoriamo a controlli più sofisticati». Monitoraggio meteorologico al via

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di F.L.

«Il 79% delle emissioni convogliate è sotto monitoraggio continuo da parte dell’azienda, un controllo adottato ben prima della sua obbligatorietà. E i valori medi registrati si sono sempre attestati sotto i limiti». Parole dell’ingegner Massimo Calderini, direttore di stabilimento dell’Ast, ricevuto in audizione, lunedì mattina, dalla seconda commissione consiliare del Comune di Terni nell’ambito del dibattito sulle emissioni di fumi in viale Brin e sulla proposta di un sistema di videosorveglianza dei camini della fabbrica. Presente anche l’assessore all’ambiente, Benedetta Salvati, intervenuta anche lei nel corso della seduta.

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Numeri e contenuti

Affiancato dall’ingegner Fernando Camponi, responsabile dell’Eas, l’ente aziendale che si occupa di ecologia, ambiente e sicurezza, Calderini ha sottolineato che l’azienda si è resa disponibile all’audizione «perché questa rappresenta un momento chiarificatore del nostro percorso, intrapreso per perseguire il miglioramento delle condizioni ambientali». Il numero uno dello stabilimento ha spiegato lo stato dell’arte in tema di emissioni e gli investimenti che l’azienda intende programmare per ridurle – per un totale di 72 milioni di euro, compreso il progetto scorie -, annunciando anche l’avvio di un’attività di ricerca con le università di Perugia e Firenze. L’obiettivo è quello di «sviluppare una rete di monitoraggio meteorologico per valutare la dispersione degli inquinanti e procedere ad interventi mirati».

Ast bussa al mondo accademico

«L’idea dello studio – ha precisato Calderini – è nata circa tre anni fa per capire come l’Ast impatti nel contenuto dei metalli, in particolare nella zona di Le Grazie, dunque indagare sull’origine e la dispersione degli inquinanti. Non abbiamo trovato risposte nella documentazione esistente, per questo abbiamo chiesto al professor Lucarelli dell’Università di Firenze di studiarne la ricaduta. Ma lo stesso ateneo ci ha chiesto di conoscere in maggiore dettaglio la meteorologia, dunque ci siamo rivolti al professor Cappelletti dell’Università di Perugia. L’attività di ricerca durerà tre anni e a partire dai dati ci darà il modello di ricaduta degli inquinanti sul territorio ternano».

No alla videosorveglianza

Calderini ha ovviamente parlato anche degli «accadimenti eccezionali» avvenuti tra dicembre e febbraio. «Quello del 3 febbraio – ha detto – è stato conseguenza di un black out elettrico che ha provocato nel sistema di controllo una situazione non prevista. Stiamo facendo una modifica per evitare che succeda di nuovo. Il 9 dicembre c’è stato un problema nel trasporto di una siviera fuori da un capannone, il 16 gennaio un incendio per un’attività di manutenzione condotta male» . Quanto all’eventualità dell’installazione di un sistema di videosorveglianza sui camini, il direttore di stabilimento è stato chiaro, ribadendo le perplessità già espresse in commissione da Arpa e Regione. «L’Ast – ha evidenziato – non ne vede la necessità. Questi sistemi hanno la stessa qualità e risoluzione della visione umana, non esistono sistemi in grado di capire la qualità delle emissioni e la loro origine. Se dunque la videocamera viene installata solo per garantire una registrazione continua a noi non serve, siamo già 24 ore su 24 in azienda. Semmai è invece auspicabile l’implementazione di sistemi automatici da remoto, anche preventivi, per anticipare anomalie nelle emissioni». Su questo punto Calderini non ha escluso un’ulteriore collaborazione con il mondo universitario «per sviluppare sistemi evoluti di controllo delle emissioni».

L’abbattimento delle polveri

Nel merito delle cifre che l’acciaieria di viale Brin prevede di investire nel settore ambientale, Calderini ha specificato che 60 milioni di euro sono relativi al progetto scorie – che entrerà in funzione da settembre 2020 -, «in parte destinati all’acquisto di macchinari atti al trattamento delle scorie e in parte al sistema di abbattimento della polverosità, che da sempre rappresenta un problema soprattutto nella zona di Prisciano». Gli altri 12 milioni saranno invece convogliati in progetti di riduzione delle emissioni fuggitive e di miglioramento dei sistemi di captazione. «La qualità e quantità di investimenti – ha concluso il direttore di stabilimento di viale Brin – testimonia la volontà dell’azienda di dare risposta ad alcune problematiche. Questi investimenti non sono relativi ad obblighi di legge, ma rientrano in una sfera di virtuosismo alla quale azienda intende dare seguito».

La nota di Ast sull’audizione

Circa l’audizione in Comune, Ast ha poi diffuso un comunicato stampa, martedì mattina, che riportiamo integralmente: «L’avvio – si legge – di un’attività di ricerca con l’università che punta a sviluppare soluzioni innovative per lo studio della dispersione degli inquinanti in atmosfera nella conca Ternana, l’impegno ad analizzare i dati ottenuti per ridurre l’impatto dell’Acciaieria e l’investimento di 72 milioni di euro da parte dell’azienda in progetti interamente dedicati all’ambiente. È quanto annunciato ieri mattina da Ast alla seconda commissione consiliare del Comune di Terni presieduta da Orlando Masselli nell’ambito del dibattito sulle emissioni di fumi in viale Brin e sulla proposta di un sistema di videosorveglianza dei camini della fabbrica. ‘Ast non intravede nessun miglioramento derivante dall’installazione di una videosorveglianza – ha spiegato l’ingegner Massimo Calderini, direttore di stabilimento Ast presente in rappresentanza dell’Azienda insieme all’ingegner Fernando Camponi, responsabile dell’ente ecologia, ambiente e sicurezza – piuttosto è utile avviare un’attività di monitoraggio finalizzata alla prevenzione’. Questa si ottiene, hanno aggiunto i rappresentanti  di Ast, attraverso attività di ricerca, come quella già avviata con le università di Firenze e di Perugia, e dal progressivo miglioramento della formazione di tutti gli operatori. Per quanto riguarda il primo punto l’azienda ha già sottoscritto un accordo con le università di Firenze e di Perugia per mappare meteorologicamente la conca ternana. L’attività di ricerca si articolerà in un progetto di tre anni. I primi mesi serviranno per l’acquisto e l’installazione della strumentazione meteo, al fine di sviluppare una rete di monitoraggio su tutta la città e creare una vera e propria mappatura meteorologica della zona, ad oggi inesistente, così come richiesto da una attività di futura modellazione. Una volta dislocate le diverse stazioni, sarà possibile raccogliere i dati che serviranno al secondo gruppo di ricerca, formato da un team di esperti internazionali, per capire la ricaduta delle polveri nell’aria e definire gli interventi per ridurle. Gli studi dell’Arpa già attestano che il pm10 nella conca ternana è prevalentemente riconducibile all’impatto di fonti urbane (traffico e riscaldamento) e dalla meteorologia locale. Questo è dimostrato dai rilievi della concentrazione di polveri sottili, maggiori ad esempio  nella centralina di monitoraggio di Borgo Rivo piuttosto che a Prisciano, considerato il sito di massima ricaduta delle emissioni Ast, e dal fatto che durante le fermate del sito produttivo i valori non diminuiscano ma restino immutati.
L’azienda ha spiegato che, oltre ai 60 milioni investiti per il progetto di recupero delle scorie, 12 milioni saranno investiti per altre attività legate all’ambiente, come la riprogettazione dei sistemi di aspirazione dell’area acciaieria con l’inserimento di elementi aggiuntivi. Un segnale chiaro della volontà di Ast di dedicare parte dei suoi utili al miglioramento dell’Azienda e alla riduzione del suo impatto sul territorio che la ospita. I membri della commissione consiliare presenti hanno manifestato la loro soddisfazione per la disponibilità mostrata da Ast ad un confronto aperto e costruttivo, sottolineando come l’incontro di oggi possa considerarsi l’avvio di una politica di collaborazione tra Comune e azienda che potrà portare benefici a tutte le parti coinvolte, prima tra tutte la cittadinanza di Terni».

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