Ast, novembre senza cassa integrazione

Impianti saturi ma a fine anno si prevede una lunga fermata. Preoccupa il continuo arrivo di bramme. Giovedì 4 ore di sciopero: scontro tra sindacati

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Niente cassa integrazione per il mese di novembre, saturo dal punto di vista degli ordini, se ne riparlerà a dicembre all’Ast di Terni: lo ha comunicato mercoledì mattina l’amministratore delegato dell’acciaieria, Massimiliano Burelli, ai segretari territoriali dei metalmeccanici in un incontro convocato per fare chiarezza sull’andamento dei volumi. Volumi che nel mese che si appresta ad iniziare saranno in linea con le previsioni, cioè circa 80 mila tonnellate di acciaio fuso prodotto, grazie anche agli ‘anticipi’ della produzione del mese successivo.

L’andamento produttivo

Le difficoltà di mercato non sono comunque superate e per dicembre si prevede una fermata di diversi giorni, in merito alla quale si discuterà più precisamente in un’apposita riunione che si terrà nelle prossime settimane (l’8 novembre le parti si incontreranno invece per parlare degli investimenti). Probabile comunque che la cassa integrazione dicembrina venga accorpata alla fermata natalizia, intanto a preoccupare i sindacalisti è anche il continuo arrivo nello stabilimento di bramme in conto lavorazione. Lavorazioni richieste specificatamente da alcuni clienti – ha spiegato Burelli – che altrimenti si rivolgerebbero ad altri concorrenti e che non penalizzano la produzione interna.

La mobilitazione

Proprio la questione bramme e lo scarico produttivo che coinvolge non solo il reparto a caldo ma anche i freddi sono due delle questioni che hanno spinto le rsu di Fim, Fiom e Uilm non solo ad aderire ma anche ad estendere da 2 a 4 ore (a fine turno) lo sciopero generale dei metalmeccanici indetto per giovedì dalle segreterie nazionali in tutta Italia. In una nota la triplice condanna «l’atteggiamento unilaterale e non disponibile della direzione aziendale a non discutere tutto quello che concerne l’organizzazione del lavoro e delle professionalità che da tempo devono essere riconosciute ai lavoratori» e contestano «il progetto di polivalenza presentato dall’azienda che, a loro parere, mette a rischio la sicurezza dei lavoratori».

Questione sicurezza

Quattro ore di sciopero, sempre giovedì, sono state proclamate anche dalla segreteria nazionale dell’Ugl metalmeccanici per «sensibilizzare governo e controparti datoriali sul gravissimo problema della sicurezza sui luoghi di lavoro». «Non è più accettabile che ogni anno aumenti il numero di infortuni e di morti sul lavoro – scrive l’Ugl -. Inoltre il persistere della crisi economica ha di fatto aumentato il numero delle vertenze aperte presso il ministero dello sviluppo economico per le quali non si intravedono soluzioni. Riteniamo altresì doveroso che si intervenga sui salari attraverso i rinnovi contrattuali e la riduzione del cuneo fiscale».

L’attacco della Fismic alla triplice

Ma lo sciopero indetto dalle rsu di Fim, Fiom e Uilm ha avuto l’effetto di provocare una spaccatura nel fronte sindacale, vista la dura la reazione del coordinatore della Fismic, Marco Bruni, che definisce «estremamente grave la scelta delle tre sigle di legare una mobilitazione nata a livello nazionale, tra l’altro di dubbia utilità, con problematiche interne alla fabbrica che tutti i sindacati hanno sempre condiviso e che ancora attendono di essere risolte». «È scandaloso – continua Bruni – che Fim, Fiom e Uilm, di fronte alla decisione dell’Ugl di proclamare 4 ore di sciopero, abbiano deciso improvvisamente di cavalcare la protesta e di rilanciare a loro volta, estendendo la mobilitazione in Ast e strumentalizzandola. Un salto in avanti che penalizza solo i lavoratori, facendo loro perdere denaro in busta paga». A livello nazionale la Fismic ha spiegato di ritenere che occorre «ben altro che un inutile sciopero della categoria maggiormente colpita» e ha ‘sfidato’ «le grandi centrali sindacali a mettere in piedi una mobilitazione generale che coinvolga finalmente il governo ad intraprendere misure per lo sviluppo e l’occupazione».

Controlli e malcontento

Infine, stanno suscitando malumori tra alcuni lavoratori i controlli svolti sul personale operaio dell’acciaieria da parte della vigilanza: i lavoratori, dopo essere usciti dai tornelli, verrebbero invitati ad aprire lo zaino senza avvalersi, come previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, del dispositivo di imparzialità, un dispositivo elettronico che scatta casualmente tramite sequenza numerica imparziale bloccando l’uscita.

 

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