Ast, piano biennale. «Sì» all’integrativo

Terni, confronto sindacati-azienda: sarà prorogato l’accordo del 2014. Discussione anche sul contratto di secondo livello

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Proroga del piano industriale in scadenza il prossimo 4 dicembre per altri due anni, per «proseguire nel processo di trasformazione» e «migliorare efficienza e produttività». E contestualmente il piano integrativo. Anche se l’Ast di Terni non è più strategica per ThyssenKrupp – ma non è al momento in vendita, ha ribadito il vertice di viale Brin -, è arrivato il momento di ridiscutere sugli obiettivi a medio termine dell’acciaieria ternana. Il primo incontro per farlo è andato in scena martedì mattina in un hotel di via Veneto a Roma, dove si sono incontrate le segreterie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici, quelli territoriali e il management dell’azienda, in primis l’ad Massimiliano Burelli.

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Altri due anni

Un incontro che è stata anche l’occasione per il manager di illustrare i cambiamenti in essere a livello societario di ThyssenKrupp, con l’annunciata divisione in due società distinte (Ast sarà in Tk Materials, un elemento per il quale Burelli non si è detto preoccupato) e l’attuale collocazione della fabbrica, per la quale è stato riconfermato quanto detto nell’incontro svolto al ministero lo scorso 18 settembre. L’Ast non è in vendita né qualcuno si è fatto ufficialmente avanti ( «Le parole di Marcegaglia? Non voleva essere da meno rispetto alle voci su Arvedi» avrebbe detto Burelli), ma è dal 2011 che la multinazionale tedesca ha reso noto che l’acciaieria non è più strategica. La stessa azienda – visto lo stato che comunque rimane di transitorietà – ha quindi evidenziato la volontà di procedere alla proroga del piano industriale contenuto nell’accordo firmato al Mise nel dicembre 2014 per 24 mesi, piuttosto che alla proposizione di un nuovo piano quadriennale.

Priorità integrativo

Da parte delle organizzazioni sindacali è stato ribadito che «la situazione della non strategicità dello stabilimento ternano, preoccupa in merito ai futuri impegni e strategie industriali». Quanto alla proroga unitariamente le sigle sindacali hanno dichiarato «auspicabile che contenga non soltanto elementi di consolidamento dello stato attuale ma anche prospettive di sviluppo in merito a volumi, investimenti, occupazione missione delle ex società controllate e aspetti ambientali». Dovranno quindi seguire un’analisi approfondita e la relativa discussione del piano industriale, in un incontro già fissato per il 29 ottobre, appuntamento al quale saranno presenti anche le Rsu. Un punto, nel confronto, per i sindacati sarà fondamentale: «Il piano industriale futuro dovrà prevedere una discussione sull’integrativo come le parti avevano concordato con la sottoscrizione dell’accordo di maggio 2018». Su questo l’azienda si è dichiarata disponibile ad aprire la discussione.

I nodi: dazi ed energia

L’Ast ha chiuso (domenica 30 settembre) anche l’anno fiscale 2017-2018 in attivo – di quanto si saprà ufficialmente a novembre, ma dovrebbe essere migliorato il dato di 87 milioni dello scorso anno -, nel frattempo gli investimenti nel quadriennio 2014-2018 hanno raggiunto i 191 milioni di euro, 21 in più rispetto a quanto sottoscritto nell’accordo del Mise. Buone notizie che però non placano le preoccupazioni né della stessa azienda, né dei sindacati, visto il contesto internazionale dovuto alla politica dei dazi sulle esportazioni imposte da Trump, una situazione di incertezza rispetto alla quale – sottolinea il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, anche lui presente all’incontro – si aggiunge, per quanto riguarda l’Italia, «un costo dell’energia ancora troppo elevato rispetto ai paesi concorrenti». «È necessario quindi, su questo fronte – commenta Bentivogli – che il governo mantenga e anzi rafforzi con ulteriori risorse il piano di strategia energetica nazionale, messo in campo dal precedente governo. Il rischio è che se dovesse venir meno questo sostegno si renderebbe difficile il mantenimento degli attuali livelli occupazionali dell’Ast».

Altre preoccupazioni

Anche per Mirco Rota, coordinatore Fiom per la siderurgia, l’incontro non cancella le preoccupazioni «ma, al contrario – dice -, la proposta dell’azienda di andare al rinnovo del piano industriale per soli 2 anni alimenta i nostri timori, legati alla conferma della non-strategicità per ThyssenKrupp dello stabilimento ternano. Una situazione – continua – che non può e non deve penalizzare il rinnovo dell’integrativo aziendale alla luce dei miglioramenti economici registrati». Anche per la Fiom nazionale, nell’incontro del 29 ottobre, che sarà solo sul piano industriale, verranno verificate «le reali intenzioni del gruppo riguardo il tenore degli investimenti che – conclude -, per quanto ci riguarda, non dovranno riguardare solo il consolidamento dello stato attuale ma anche prospettive di sviluppo».

Il gruppo Marcegaglia

Intanto, a proposito del già citato gruppo Marcegaglia e delle voci di possibili manifestazioni d’interesse, come riporta il portale Siderweb l’azienda mantovana ha ottenuto un finanziamento a sei anni di 550 milioni di euro, superiore alla richiesta iniziale di 450 milioni di euro, da un pool di dieci istituti di credito. «Il nuovo finanziamento messo a disposizione dalle banche – spiega la stessa Marcegaglia in una nota – supporta il gruppo industriale mantovano, leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio, favorendo i suoi programmi di sviluppo nel settore metalsiderurgico anche attraverso nuove possibili acquisizioni e alleanze». Un riferimento, quest’ultimo, che rimanda alle parole di Antonio Marcegaglia, che dieci giorni fa aveva espresso l’interessamento del gruppo, anche in partnership, all’acquisizione di Ast, il cui valore stimato potrebbe essere aggirarsi proprio sui 500 milioni di euro.

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