Ast, torna la protesta: «Pazienza finita»

Terni, presidio e volantinaggio in occasione dello sciopero di due ore indetto dai sindacati. «Pronti ad andare oltre»

Condividi questo articolo su

La tensione torna a crescere in viale Brin e così i lavoratori dell’Ast di Terni e delle ditte terze sono tornati in strada, mercoledì mattina, in occasione dello sciopero di due ore indetto da segreterie dei metalmeccanici e rsu per rilanciare le proprie preoccupazioni di fronte ad un piano industriale e ad una proposta di contrattazione di secondo livello, presentati dall’azienda, definiti rispettivamente «inaccettabile» e «irricevibile».

Le lamentele

Sindacalisti e delegati di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb, insieme ai dipendenti, si sono ritrovati davanti al Tubificio di vocabolo Sabbione per un presidio che si è concretizzato con un volantinaggio e un rallentamento del traffico. Alla protesta hanno preso parte anche alcuni lavoratori dell’Ilserv, che oltre ad aderire allo sciopero di mercoledì incroceranno le braccia anche giovedì e venerdì, di fronte all’incertezza del proprio futuro. «La pazienza è finita: con 98 milioni di utile conseguiti è assurdo che non ci sia la volontà di redistribuire utili – si legge nel volantino distribuito durante la manifestazione -, è una vergogna che quando tocca a chi lavora non c’è mai disponibilità economica, è una vergogna che questa azienda, per ciò che gli interessa, non bada a spese soprattutto se finalizzate alla cura dell’immagine».

Nuove iniziative?

Quanto al piano industriale, secondo i sindacati «al di là delle belle parole dette, è un piano di riduzione ed indebolimento», sotto il piano della produzione, della forza lavoro e degli investimenti. Una scelta d’altronde non casuale, quella di svolgere il presidio davanti al Tubificio, dove la situazione è più critica. La certezza è che quella di mercoledì è stata solo una prima mobilitazione se da parte dell’azienda non saranno fatti passi in avanti nelle prossime ore rispetto alle relazioni industriali e se non dovesse arrivare presto una convocazione di un tavolo al Mise. L’appello, oltre che all’azienda, è rivolto anche a politica e istituzioni.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli